2012-03-18 14:02:13

Il cardinale Scola a Gniezno: inquadrare la crisi economica in una prospettiva etica


È dedicata a come poter essere buoni cristiani nell’attuale periodo di crisi economico-finanziaria, la IX Assemblea di Gniezno, in Polonia, organizzata sui temi della società civile europea e il ruolo che in essa i cristiani possono assumere. A questa convention hanno partecipato, tra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio per i laici, il cardinale Stalislaw Rylko, il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, e il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, che ha offerto all’assemblea la propria analisi dell’epoca moderna, invitando a una presa di coscienza e di responsabilità personali, in vista della costruzione del bene comune anche a costo di sacrifici e rinnovati impegni. Secondo il porporato, non si può accettare una riflessione su temi economici lasciando da parte letture che inquadrino l’economia in una prospettiva etica e antropologica: per questo parlare di crisi è riduttivo, ma si dovrebbe parlare, dunque, di travaglio e transizione. Da questo momento si può uscire solo ristabilendo la fiducia vicendevole: “Ogni uomo è sempre un ‘io-in-relazione’ – ha spiegato il cardinale Scola – da qui si può ricostruire un’idea di famiglia, di vicinato, di città, di Paese, di Europa e di umanità intera”. Se occorre il contributo di tutti, però, avverte il porporato, bisogna allargare la ragione economica e la ragione politica e seguire alcune indicazioni utili che l'arcivescovo di Milano traccia per il cammino dei cristiani nel Terzo Millennio. Innanzitutto rifiutare il concetto secondo il quale lo scambio governi l’intera macchina economica, credenza che riduce l’uomo a un mero homo oeconomicus; in secondo luogo prestare attenzione all’indebolimento delle “voci” che porterebbero all’auspicato allargamento della ragione: in pratica il variegato processo di secolarizzazione in atto che favorisce l’affermazione della mentalità positivistica. Infine, riconoscere che la crisi ha potuto attecchire su un’irresponsabilità diffusa che spinge a spendere ciò che ancora non si è guadagnato, che si compone di cedimenti al consumismo, alla realizzazione immediata dei propri desideri e alla soddisfazione dell’avidità personale. (R.B.)







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