2012-03-17 15:25:17

Ordigni a Damasco fanno 27 morti. Lo scrittore Hamadi racconta il dramma dei siriani


Ancora una giornata di violenza in Siria. Sono almeno 27 le persone rimaste uccise da due autobombe, esplose a Damasco nei pressi del quartier generale dei servizi di intelligence dell'aeronautica e vicino a una piazza del centro. Sconosciuta al momento la matrice del duplice attacco. Ma quelli della capitale non sono gli unici fatti di sangue avvenuti oggi: altre quattro persone sono state uccise in mattinata a Raqqa, nel nord del Paese. Le forze fedeli al presidente, Bashar al Assad, hanno sparato contro un corteo funebre. Sulla situazione in Siria, Salvatore Sabatino ha raccolto la tragica testimonianza del giovane scrittore italo-siriano Shady Hamadi, che racconta il dramma che la popolazione di quel Paese sta vivendo. Ascoltiamo:RealAudioMP3

R. – Ho sentito alcune persone per telefono, tramite Skype – che abitavano nel quartiere di Bab Amro, nella città di Homs – e hanno raccontato che durante l’assedio dell’esercito siriano in questa zona, sono stati usati molti tipi di armi differenti. Una persona, attraverso Skype, mi ha fatto vedere una ferita in cui aveva quasi tutta una parte dell'addome gravemente compromesso, e raccontava che hanno usato proiettili che esplodono all’interno della parte colpita. Oltre a questo, ci sono testimonianze di altre persone che ho sentito e che raccontano dell’uso di gas – ancora non hanno capito quale tipo di gas sia stato usato – che quasi narcotizzava le persone e irritava specialmente gli occhi e le vie respiratorie.

D. – Tra l’altro la violenza, abbiamo visto, non guarda in faccia a nessuno. Sono moltissimi i bambini morti durante queste settimane…

R. – A me piace sempre ripeterlo: questa rivoluzione è partita dai bambini, quelli di Dera: non è assolutamente una rivoluzione islamica, né capeggiata da islamisti di qualsiasi tipo. E’ una rivoluzione popolare fatta dai bambini e l’esercito siriano sta colpendo proprio quei simboli, che per la famiglia siriana implicano una fragilità specifica: bambini e donne. Abbiamo testimonianze di come le donne vengano portate fuori dai villaggi e stuprate dagli “squadroni della morte”, stupri volti a far ricadere la colpa verso le minoranze. Stanno istigando in tutti i modi un conflitto settario nel Paese.

D. – Un conflitto settario, però, che non esiste, anche perché la popolazione siriana nonostante tutto è rimasta compatta ..

R. – Basta studiare la storia del Paese, quella recente. Il ministro dell’Interno più amato nella storia siriana è stato un cristiano. Nella Siria del passato, la convivialità e la fratellanza, tra le minoranze religiose, è qualcosa di assodato. Padre Paolo dall’Oglio – che è credente in Gesù, ma è innamorato dell’Islam – ci ha raccontato nel suo bellissimo libro, di come questa convivialità tra le fedi sia un fatto non nuovo – come vuole raccontare il regime, cioè derivante dall’arrivo del Baath nel Paese nel 1963 – ma è frutto di migliaia di anni.

D. – Qualche settimana fa hai scritto una lettera al Santo Padre, che è stata pubblicata anche da Famiglia Cristiana. Vogliamo riassumerla brevemente?

R. – Io questa lettera l’ho scritta nella disperazione più totale di quello che sta accadendo nel Paese, per chiedere di creare un dialogo o rendersi mediatore per fermare questa lunga scia di sangue, che sta costando molto al popolo siriano. Ho voluto precisare che non bisogna aver paura del futuro: non bisogna pensare in questo momento alla paura dell’ignoto, che può esserci nel futuro, ma pensare alla necessità di preservare l’essere umano ed i rapporti tra gli umani.

D. – Secondo te, quale può essere la chiave di volta per interrompere questa spirale di violenza?

R. – Io credo, a questo punto – vista l’empasse del diritto internazionale, che non si riesce a sbloccare – bisogna aprire un canale di dialogo credibile con chi veramente rappresenta i siriani in patria. Adesso, abbiamo visto che il Cns, il Consiglio nazionale siriano, sta sfaldandosi a causa dell’uscita di alcuni membri dal Consiglio, che denunciavano mancanza di trasparenza e democrazia. Credo che bisognerebbe cercare i veri leader che stanno sul territorio, a ianco della propria gente. Ma credo, oltretutto, che serva una mobilitazione di massa – soprattutto in Italia ed in Europa – per sapere cosa sta accadendo in Siria. Questo può salvare il mio popolo dal martirio. (cp)







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