2012-03-17 16:06:27

Il martirio di Shahbaz Bhatti ricordato in un libro ad un anno dall'assassinio


Un anno fa il cristiano Shahbaz Bhatti, ministro pakistano per le Minoranze, veniva assassinato da un gruppo di fondamentalisti islamici a Islamabad. Per non dimenticare questo nuovo martire cristiano, è stato presentato ieri, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola a Roma, il volume “Shahbaz Bhatti. Vita e martirio di un cristiano in Pakistan", scritto da Roberto Zuccolini e Roberto Pietrolucci, edito dalle Edizioni Paoline, che ne ripercorre il percorso spirituale e politico. Il servizio di Michele Raviart:RealAudioMP3

Non poteva esserci sede più adeguata della Basilica di San Bartolomeo all’isola Tiberina, dedicata dal Beato Giovanni Paolo II ai “nuovi martiri” cristiani, per presentare il libro su Shahbaz Bhatti, che per la sua fede e il suo impegno civile, lo scorso anno perse la vita. A 17 anni, fondò un movimento politico di ispirazione cristiana e dal 2002 decise di difendere tutte le minoranze religiose del suo Paese, guadagnandosi stima e rispetto, tanto da diventare nel 2008 il primo ministro federale pakistano a occuparsi dei diritti dei non musulmani. Andrea Riccardi, ministro italiano per la Cooperazione e l’Integrazione:

“Shahbaz Bhatti era un uomo che credeva profondamente nell’incontro, che non ha avuto paura e che ha continuato a lottare. Credo sia un vero modello di politico cristiano”.

Un modo di fare politica attraverso il dialogo, esemplare per tutto il mondo, ma anche strettamente legato al Pakistan, Paese in cui Shahbaz Bhatti credeva e che non ha mai voluto abbandonare malgrado le minacce di morte. Roberto Zuccolini, giornalista e coautore del volume:

"Non mi sono fatto l’idea di un eroe solitario, non mi sono fatto l’idea di qualcuno che cercava la morte, ma di qualcuno che non poteva abbandonare il suo popolo. Egli non poteva abbandonare la causa, che era quella della sua vita: lavorare cioè per la giustizia e per la difesa dei più deboli e dei più poveri. Per questo scelse di rimanere in Pakistan, nonostante le minacce di morte. Lui era un uomo di dialogo e di pace”.

Shahbaz Bhatti lascia un’eredità spirituale con la quale ogni cristiano non può non confrontarsi – “non voglio posizioni di potere, ma solo un posto ai piedi di Gesù”, scriveva prima di essere assassinato – e un’eredità politica raccolta da suo fratello, Paul. Dapprima riluttante a continuare la missione di Shahbaz, tanto da voler trasferire la sua famiglia dal Pakistan all’Italia, Paul Bhatti è stato conquistato dall’affetto dei pakistani per suo fratello, ed ora è consigliere per le minoranze religiose del primo ministro pakistano:

“Attualmente, il Pakistan sta vivendo una fase molto difficile della sua storia, dove il terrorismo, il fanatismo e l’estremismo stanno aumentando giorno dopo giorno. Penso che la gente che crede nella tolleranza religiosa si stia però rendendo conto che non si può andare avanti così. Stiamo lavorando assieme ai musulmani e ad altre religioni per combattere questo tipo di odio e questo tipo di discriminazione”.

Una discriminazione che non è solo dovuta alla barbara legge sulla blasfemia, ma che per Paul Bhatti ha radici più profonde, come l’alto tasso di analfabetismo e di disoccupazione in una società multiculturale in cui i cristiani rappresentano il 2% della popolazione. Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso:

“I cristiani, in Pakistan, fanno parte della società, si trovano a casa propria, hanno collaborato e hanno dato il loro sangue per la vita della nazione. Hanno quindi diritto, come tutti gli altri cittadini, anche in una società così cosmopolita come quella pakistana, di vivere insieme perché non si può essere felici gli uni senza gli altri, né tantomeno gli uni contro gli altri”.

Di Shahbaz Bhatti, Tauran ricorda “la forza e la dolcezza dello sguardo” e la sua testimonianza, perché gli “autentici cristiani saranno sempre scomodi”.







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