Predica di Quaresima. Padre Cantalamessa: entrare con la vita nel mistero della Trinità
La Trinità non è una verità astratta, non è soltanto un dogma, ma qualcosa che fa
vibrare il cuore. Così ha cercato di descriverla Gregorio di Nazianzo, Padre della
Chiesa d’Oriente vissuto nel IV secolo, il secondo maestro di fede presentato ieri
mattina, nella cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, da padre Raniero Cantalamessa.
Nella seconda predica di Quaresima, alla presenza del Papa, il predicatore della Casa
Pontificia ha spiegato il modo in cui il Nazianzeno ha parlato di “Dio … indiviso
in esseri divisi l’uno dall’altro” per giungere poi alla moderna teologia trinitaria
e alla maniera in cui essa deve essere vissuta dal cristiano. Il servizio di Tiziana
Campisi:
Un’unica sostanza
divina e tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa è la Trinità. Per descriverla
Gregorio Nazianzeno afferma che “ognuna della tre persone divine non è meno unita
alle altre due di quanto sia unita a se stessa”. Non è facile comprendere un tale
mistero, ha affermato padre Raniero Cantalamessa, per questo Gregorio rifiutava per
la Trinità similitudini come “sole, raggio, luce”, perché temeva si potesse deviare
nel triteismo. E invece il Nazianzeno ha aperto la strada alle riflessioni di Agostino
che definisce Dio Amore, per questo, spiegherà il vescovo di Ippona, egli è Trinità.
“‘L’amore suppone uno che ama, ciò che è amato e l’amore stesso’. Il Padre è, nella
Trinità, colui che ama, la fonte e il principio di tutto; il Figlio è colui che è
amato; lo Spirito Santo è l'amore con cui si amano”:
“Qui è il fondamento
della fede nella Trinità: non possiamo spiegare come Dio è uno e trino, ma possiamo
almeno intuire perché, essendo amore, Dio deve anche essere trino. Un Dio che fosse
pura Conoscenza o pura Legge, o puro Potere, come è in tante visioni religiose, non
avrebbe certo bisogno di essere trino … Occorre -ha scritto de Lubac- che il mondo
lo sappia: la rivelazione del Dio Amore sconvolge tutto quello che esso aveva concepito
della divinità. Tutto cambia”.
La Trinità, è l’essenza della fede cristiana,
ha ribadito padre Cantalamessa, e non la si può mettere da parte “per facilitare il
dialogo con le altre grandi religioni monoteistiche”, poiché essa “ha talmente improntato
di sé teologia, liturgia, spiritualità e l’intera vita cristiana” che rinunciarvi
“significherebbe iniziare un’altra religione, completamente diversa”. E si deve a
San Gregorio, ha detto il religioso cappuccino, un’apertura col cuore alla Trinità,
l’averla “cantata” con passione ha insegnato ad accostarvisi non con una fredda ragione:
“Quello
che si deve fare piuttosto, come ci insegnano i Padri, è calare questo mistero dai
libri della teologia nella vita, in modo che la Trinità non sia solo un mistero studiato
e ripetuto dai fedeli meccanicamente nel Credo, ma vissuto, adorato, goduto”.
“Noi
non possiamo abbracciare l’oceano, ma possiamo entrare in esso; non possiamo abbracciare
il mistero della Trinità con la nostra mente, ma possiamo entrare in esso” e la porta
per entrarvi “è una sola: Gesù Cristo”, ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia.
“Con la sua morte e risurrezione egli ha inaugurato per noi una via nuova” per entrare
nella Trinità “e ci ha lasciato i mezzi per poterlo seguire in questo cammino di ritorno.
Il primo e più universale è la Chiesa”. E nella Chiesa, ha concluso padre Cantalamessa,
“il mezzo per eccellenza è l’Eucaristia” perché “la Messa è un’azione trinitaria dall’inizio
alla fine”, “essa è l’offerta che Gesù … fa di se al Padre nello Spirito Santo. Attraverso
di essa entriamo davvero nel cuore della Trinità”.