2012-03-16 13:05:11

Pratiche di conservazione ai Musei Vaticani. Paolucci: tutelare le opere per le generazioni future


Conservazione preventiva e manutenzione ordinaria: sono queste le due regole d’oro, le “best practices” intorno alle quali si organizza la custodia di un grande patrimonio culturale come quello dei Musei Vaticani. Per gestirla al meglio, nel 2008 la direzione ha istituito l’Ufficio del Conservatore, che ha fatto il punto sulle sue attività in uno dei consueti appuntamenti del ciclo “Il Giovedì dei Musei”. C’era per noi Roberta Barbi:RealAudioMP3

Tutelare le opere d’arte per trasmetterle integre alle generazioni future: è questo, in sintesi, il compito “etico” di un grande museo, che non lavora solo per gli uomini e le donne che quotidianamente lo visitano, circa 20mila al giorno nel caso dei Musei Vaticani che nel dicembre scorso hanno infranto il “muro del suono” delle cinque milioni di presenze, ma lavora per gli uomini e le donne che devono ancora nascere. Ne è convinto il direttore, Antonio Paolucci, che proprio per conseguire questo obiettivo, tre anni e mezzo fa ha creato l’Ufficio del Conservatore, del quale ricorda quali sono i compiti fondamentali:

“L’Ufficio del Conservatore è il polso dello stato di salute delle collezioni dei Musei Vaticani. Questo ufficio che ha il compito di monitorare la situazione ambientale, climatica, le condizioni di degrado. Insomma: la salute delle opere d’arte in tutti i loro aspetti”.

Sono molti i rischi che corrono le opere: oltre all’invecchiamento, che è un fenomeno di natura fisiologica, ci sono l’usura e l’accumulo di polvere, ma costituiscono un pericolo per il patrimonio culturale anche l’inadeguatezza climatica e ambientale e la pressione antropica. Per contrastare queste minacce, è importante elaborare una strategia di conservazione finalizzata all’abbassamento dei livelli di rischio, che segua un unico paradigma: la prevenzione, come spiega Vittoria Cimino, responsabile dell’Ufficio del Conservatore dei Musei Vaticani:

“La prevenzione è importante, perché è una strategia a largo raggio con effetti a lungo termine, ma anche con effetti immediati. Questo significa che noi evitiamo di intervenire attivamente sull’oggetto d’arte, quando le sue condizioni sono talmente degradate da richiedere un intervento di restauro. L’intervento di restauro è un intervento completo, che si attua sulla materia dell’opera d’arte ed è un intervento importante, e sotto certi aspetti, anche ‘invasivo’. Cerchiamo di realizzarlo solo quando è strettamente indispensabile. Paradossalmente, costa di più eseguire un intervento di restauro che è comunque rivolto a una sola opera, che stabilire una strategia di conservazione preventiva di un grande ambiente che ne contiene tante”.

Un piano programmato e continuativo, dunque, va sempre affiancato a interventi di restauro mirati, momenti in cui si recupera il messaggio che una singola opera d’arte invia all’uomo. Gli interventi preventivi, invece, riguardano anche gli ambienti e i depositi del museo e rientrano in un piano cosiddetto di “manutenzione ordinaria”. In cosa consiste, lo illustra ancora la dott.ssa Cimino:

“Gli interventi di manutenzione ordinaria sono questa nuova praticabilità che abbiamo voluto sperimentare, sostenere. Significa, in sostanza, ritornare alle vecchie pratiche di manutenzione di una volta che consistono nella concreta, banale, vecchia spolveratura. Abbiamo istituito tre piani di manutenzione: il primo, concerne le opere nel loro ambiente di esposizione; il secondo piano riguarda i magazzini, i depositi, e il terzo piano - a cui tengo moltissimo - è quello di ripristino delle decorazioni negli ambienti, nei percorsi, perché la grande quantità di visitatori, pone necessariamente, dei problemi di usura”.

Un modello d’intervento ormai collaudato e d’eccellenza che potrebbe essere esportato in altri musei del mondo? Ci risponde ancora il direttore, prof. Paolucci:

“Io confido molto sull’esemplarità dei Musei Vaticani. I Musei Vaticani, per il fatto stesso che sono ‘vaticani’, usufruiscono della pubblicità delle istituzioni di cui fanno parte, possono avere un effetto didattico di grande efficacia nel mondo, nei musei del mondo”.







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