Laos: nuove persecuzioni contro la comunità cristiana
Imprigionamenti, ricatti, diritti negati e minacce volte a far rinnegare la fede cristiana.
È quanto ancora avviene in Laos da parte della autorità comuniste che hanno rafforzato
la loro campagna di persecuzione a seguito delle molte conversioni registrate nel
recente passato. Particolarmente colpita è la comunità protestante fra la quale nelle
ultime due settimane si sono registrati due diversi casi, contro un neo-convertito
in un villaggio della provincia di Luang Namtha e ai danni di 10 famiglie a Luang
Prabang. Secondo quanto riferisce l'agenzia AsiaNews, la prima vicenda riguarda un
uomo di nome Khamla, il solo cristiano di un villaggio nel distretto di Viengphuka,
provincia di Luang Namtha. Egli si è convertito di recente, dopo essere guarito da
una lunga malattia per le fervide preghiere recitate ogni giorno da un amico in un
vicino distretto. Le autorità lo hanno più volte convocato intimandogli di abbandonare
la fede cristiana. Al rifiuto opposto, il 2 marzo scorso gli agenti lo hanno posto
di fronte a un'alternativa: abbandonare la propria casa e il villaggio, oppure rinunciare
alla fede. Questo perché, raccontano alcuni testimoni, “le autorità vogliono tenere
il cristianesimo lontano da Viengphuka”. Al momento non vi sono notizie certe sulla
sua sorte, per la rigida censura imposta sulla vicenda. Risale invece alla seconda
metà di febbraio l'ordine di espulsione emanato dai funzionari del villaggio di Hueyong,
nel distretto di Pakoo, provincia di Luang Prabang, nei confronti di 10 famiglie cristiane
per un totale di 65 fedeli. Otto di 10 famiglie si sono convertite solo tre mesi fa,
ma senza il "permesso" dell'ufficiale degli Affari religiosi della zona che, per questo,
ha lanciato una dura campagna di persecuzione. In Laos, nazione guidata da un regime
comunista, la maggioranza della popolazione (il 67%) è buddista; su un totale di sei
milioni di abitanti, i cristiani sono il 2% circa della popolazione, di cui lo 0,7%
cattolici. (M.G.)