Dialoghi in Cattedrale: secondo appuntamento, sul tema della vita eterna
Ieri sera nella Basilica papale di San Giovanni in Laterano a Roma si è svolto il
secondo appuntamento dei Dialoghi in cattedrale, sul tema “Educare alla vita eterna:
utopia o profezia?”. All’incontro, organizzato dalla diocesi di Roma, hanno partecipato
Remo Bodei docente alla University of California e Joaquin Navarro-Valls presidente
dell’Advisory Board dell’Università Campus Bio Medico di Roma. Sul tema della serata,
ascoltiamo il prof. Bodei al microfono di Marina Tomarro:
R. – Bisogna
intanto capire cosa vuol dire vita eterna, perché noi ci siamo dimenticati del significato
del termine eternità. Eternità non è un tempo lunghissimo, necessariamente
dopo la morte: eternità è pienezza di vita, ed il contrario è l’emorragia di vita,
vita che se ne va, quindi al di là della dimensione religiosa. L’educazione
invece è una vita piena, ha cioè uno sviluppo della personalità di ciascuno ed ha
una crescita “antigravitazionale”, cioè la tendenza di svettare verso l’alto.
D.
- E negli ultimi tempi la vita eterna è tornato ad essere un tema molto discusso.
Ma da dove nasce questo bisogno di parlarne?
R. – Nasce intanto dalla conclusione
tragica di certi regimi - basati tutti sul concetto che questa vita è la cosa più
importante - ma anche un po’ dalla crisi economica che stiamo subendo, e che ci fa
pensare a qualcosa che non è più questa bulimia consumistica. Quindi in periodi di
difficoltà si sente il bisogno di dare senso alla propria vita.
Quindi la vita
eterna non è un concetto astratto e lontano da noi, ma invece qualcosa che ci appartiene
perché noi stessi ne facciamo parte integrante. Ascoltiamo a questo proposito Joaquin
Navarro-Valls:
R. - Dal momento che una persona nasce, ha cominciato una
vita che sarà eterna, che durerà sempre, quindi: non si deve educare per una vita
che verrà, ma si deve educare per questa vita di adesso. Io penso che quando
si vedono le realtà della vita quotidiana di ognuno di noi, da una prospettiva di
vita eterna, succedono due cose: da una parte le cose si relativizzano - quello che
ci sembra una cosa tremenda e spaventosa si relativizza – dall’altra parte ci rendiamo
conto che, ogni singola circostanza di quella vita, è un valore di vita eterna. Quindi
nulla di quello che facciamo oggi si perde nel nulla.
D. - Navarro-Valls
nel 1998, come direttore della Sala stampa vaticana, accompagnò il Beato Giovanni
Paolo II, in uno storico viaggio apostolico a Cuba. A pochi giorni dall’imminente
visita di Benedetto XVI nell’isola caraibica, che cosa è cambiato da allora?
R.
– Io direi che, una delle cose importanti che il Papa è riuscito a fare in quel viaggio
è stato dare uno spazio sociale alla Chiesa in Cuba, che socialmente non era riconosciuto.
Rimane poi un grande tema - che adesso Benedetto XVI ritroverà, arrivando a Cuba -
ovvero la formazione nella fede dei cubani. Quel Paese ha un bisogno disperato di
formazione, per molte ragioni: la mancanza dei sacerdoti – l’isola non è ancora auto-sufficiente
da questo punto di vista; la Chiesa poi non ha ancora il permesso di editare libri
e fare pubblicazioni. Quindi quello che dirà a Cuba questo Papa, che fa “pastorale
dell’intelligenza” in tutto il mondo, contribuirà a risolvere il problema fondamentale
della Chiesa oggi: la formazione della gente. (cp)