2012-03-16 15:10:25

Cina, battaglia politica al vertice del Partito comunista tra vecchio e nuovo


In Cina, battaglia politica al vertice: ha fatto scalpore l'espulsione del populista di sinistra Bo Xilai dalla carica di segretario del Partito comunista della metropoli di Chongqing, nel Sud della Cina. Da parte sua, Xi Jinping, attuale vicepresidente della Cina e successore designato del numero uno Hu Jintao, ha fatto appello all'unità all'interno del Partito Comunista Cinese (Pcc). Bo Xilai, molto popolare per misure a favore delle classi più deboli e per la lotta contro la corruzione, rappresentava però un impedimento alla modernità. E’ l’opinione di Francesco Sisci, corrispondente del "Sole 24 Ore" dalla Cina. L’intervista è di Fausta Speranza:RealAudioMP3

R. - È una battaglia politica molto profonda perché quello che c’era sullo sfondo era la scelta tra due modelli di sviluppo economico ma anche politico della Cina. Uno a favore delle imprese di Stato - anche per andare maggiormente incontro ai bisogni e alle necessità delle classi più disagiate - e un altro, invece, più a favore delle imprese private. Alla fine di questo braccio di ferro, al momento, vediamo che ha vinto il secondo, cioè la scelta politica liberale, che in Cina ha un colore speciale anche perché Bo Xilai il campione di sinistra - qui considerata conservatrice - era a favore di un qualche ritorno ai tempi della "rivoluzione culturale" e a una specie di ritorno al neomaoismo.

D. - Ma possiamo parlare di riforma politica che va avanti in Cina o no?

R. - Direi che sulla riforma politica c’è stato, per la prima volta, un impegno significativo da parte del primo ministro. Di recente in un’occasione importante, ha annunciato la necessità essenziale della riforma politica. I contenuti e la direzione in cui si muoverà questa riforma politica non sono ancora noti, però è chiaro - come ha detto il primo ministro Wen Jiabao - che “ogni idea di un possibile ritorno ai tempi alla rivoluzione culturale e quindi ai tempi del maoismo è stato eliminato.” Se anche non ci dicono con chiarezza che cosa farà la Cina nel futuro, questo episodio ci dice con chiarezza che cosa non farà: il passato è stato seppellito per una seconda volta.

D. - In questa circostanza, si è parlato però di epurazioni, si è parlato di modernità, corruzione, populismo: quale di questi termini secondo lei ha più rilievo?

R. - Secondo me, nel modello di Chongqing, i dirigenti hanno fatto uso di populismo, perché le misure effettivamente prese verso le classi disagiate erano di breve anzi brevissimo periodo: distruggevano invece il mercato stesso e il motore della crescita cinese. In questo senso, l’idea di populismo credo sia azzeccata. L’altra cosa è la spinta verso la modernità che è certamente molto forte con questa scelta della leadership cinese di voltare le spalle al passato e affrontare un futuro ancora incerto. Quindi un grande impegno di modernizzazione, direi.

D. - Resta la corruzione...

R. - La corruzione è un problema grave. Secondo Wen Jiabao, la riforma politica può essere la chiave non certo per eliminare, ma per “moderare” la corruzione. Pensano che attraverso un sistema politico più trasparente, un sistema di mercato più limpido, i momenti, le occasioni per la corruzione diventino minori e meno importanti. Questo sembra oggi l’approccio cinese, anche qui diverso da quello del passato. I primi ad essere corrotti erano gli agenti anticorruzione, che poi erano segreti e quindi non si sapeva cosa facevano e cosa non facevano. Non dobbiamo poi aspettarci certamente, e sarebbe ingenuo pensarlo, che la corruzione possa scomparire per un colpo di bacchetta magica. (bi)







All the contents on this site are copyrighted ©.