Siria. Un anno di scontri. A Damasco chiuse diverse ambasciate
Ad un anno esatto dall’inizio delle contestazioni in Siria non si ferma la violenta
repressione del regime. Secondo dati Onu sono oltre 8mila i morti. La Turchia prevede,
per gli scontri, un flusso di oltre 50 mila profughi. Ieri diverse ambasciate, tra
cui quelle di Arabia Saudita e Olanda sono state chiuse a Damasco, sospesa l’attività
di quella italiana. Russia e Cina frenano su Assad e fanno sapere di essere schierati
in favore del principio di giustizia internazionale. Marina Calculli:
Mentre
le diplomazia internazionale cerca di sciogliere il nodo siriano, sul tavolo delle
Nazioni Unite c’è la proposta del presidente Assad al tentativo di mediazione di Kofi
Annan inviato Onu e Lega Araba per la crisi. Su questo documento Massimiliano Menichetti
ha raccolto il commento di Claudio Lo Jacono presidente dell’Istituto per
l’Oriente:
R. – Sono
piuttosto pessimista sul documento presentato da Assad, che mi sembra più un tentativo
di uscire da un accerchiamento, nel quale progressivamente si è chiuso il regime siriano,
che un iniziativa ispirata alla buona volontà. Il presidente siriano ha avuto mille
occasioni per arrivare ad un accordo, già nelle discussioni nell’ambito della Lega
degli Stati arabi. Il fatto che ora esca con questo documento può essere sicuramente
ispirato ad una certa sincerità, ma vorrebbe dire che le cose sono messe molto male
per lui; altrimenti è una delle tante mosse per guadagnare tempo e per allontanare
da sé le accuse dell’opinione pubblica internazionale.
D. – Il presidente Assad
ha anche annunciato nuove elezioni legislative per il 7 maggio prossimo...
R.
– Una mossa che non ha alcun senso logico. Queste elezioni, la mancanza di libertà,
di movimento, di espressione sono inconciliabili. Le elezioni ancora una volta sono
una mossa propagandistica per chetare in qualche modo l’opinione pubblica, che ormai
ha di fronte a sé cifre da capogiro, confermate dalle stesse fonti arabe: da un minimo
di ottomila morti, fino a diecimila morti, molti di più di quanti ne abbia avuti negli
scontri con Israele negli ultimi tempi. Sono totalmente d’accordo con il commento
fatto negli Stati Uniti, cioè che questo tentativo di indire delle elezioni, in un
clima di guerra civile, ormai aperta, conclamata, non ha senso. Non si tratta più
di terroristi, ma si tratta ormai chiaramente di un’insurrezione di una parte della
popolazione sunnita contro un regime fortemente ispirato, anche ideologicamente, religiosamente,
al gruppo alawita che è al potere da tanti decenni in Siria.
D. – Russia e
Cina in queste ore, in sostanza, si sono dette d’accordo sul fatto che sia il popolo
a dover decidere il futuro del Paese. Un cambiamento di rotta rispetto alle posizioni
caute di qualche tempo fa...
R. – E’ un segno effettivamente di cambiamento.
Si stanno rendendo conto che possono guadagnare in simpatia e solidarietà solo presso
Assad. Tutto il mondo arabo, come la Lega araba e il mondo islamico, sta andando contro
il regime al potere e mi sembra che sia un atto di real politik prendere atto di questo
e cercare di cambiar rotta rispetto alle posizioni filo regime finora espresse. (ap)