Rapporto Emn: cala la presenza degli immigrati irregolari in Italia, sono 500 mila
Cala la presenza degli immigrati irregolari in Italia, attualemnte circa 500 mila.
Battuta d’arresto anche per le espulsioni e i respingimenti dei migranti che provengono
soprattutto dall’ Africa e dai Paesi del Mediterraneo. In diminuzione persino i visti
rilasciati nel 2010, meno di un milione e mezzo, a causa soprattutto della crisi economica.
E’ quanto emerge dal quarto Rapporto dell’Emn – European migration network - dedicato
appunto allo stato dell’immigrazione nella penisola. Cecilia Seppia ha sentito
Antonio Ricci curatore del Rapporto insieme a Idos-Dossier Statistico Immigrazione:
R. – La crisi
sta colpendo molto. Dobbiamo dire che uno degli elementi più gravi, in termini di
dati statistici che emergono, è che 600 mila persone dal 2009 al 2011 non hanno potuto
rinnovare il permesso di soggiorno. Di queste persone, una parte probabilmente è ritornata
in patria, ma la maggior parte è rimasta in condizioni di irregolarità. In alcuni
settori, come per esempio quello dell’edilizia, la crisi sta colpendo soprattutto
i lavoratori immigrati.
D. – Sulla questione dei visti l’Unione Europea ha
stabilito diverse modalità di rilascio: il visto per motivi familiari, per lo studio,
l’inserimento nel mercato del lavoro: tanti entrano con visti regolari e poi finiscono
nell’universo degli irregolari…
R. – Sì, questa è la dimensione più importante.
Di fatto, uno dei canali di ingresso più facili è probabilmente quello del cosiddetto
overstaying, cioè del rimanere in Italia anche dopo che si è esaurito il termine
di autorizzazione all’ingresso. Da questo punto di vista, le nuove norme introdotte
dal codice di Shengen vanno molto a ridurre i tempi, vanno a semplificare anche gli
aspetti legati a un possibile ricorso di fronte a una negazione. Ma tutto questo viene
contemperato da alcune misure, come la raccolta dei dati biometrici, che, di fatto,
rendono immediatamente riconoscibile il richiedente visto.
D. – Immigrazione
irregolare, un fenomeno che spaventa. Accanto alle politiche di preingresso o di soggiorno
servono ancora misure di controllo e di contrasto…
R. – Servono risposte pratiche.
E una risposta pratica non è l’espulsione: quella è la parte terminale. La risposta
pratica è far venir meno le cause di origine, quindi il lavoro nero, il fatto che
in alcuni casi è molto complesso il rinnovo del permesso di soggiorno e le condizioni
di sfruttamento, di "caporalato". Da questo punto di vista, chiaramente sono altre
le misure da seguire, siamo ancora di fronte alla necessità di ricercare un impianto
che sia più esaustivo e soprattutto che sia integrato con gli altri Paesi dell’Unione
Europea. Questa potrebbe essere la ricetta per il futuro: portare avanti non solo
politiche di ingresso che siano rigorose, che rispecchino le regole, ma portarle avanti
di pari passo assieme alle politiche di accoglienza, di inserimento, di integrazione.
Molto resta da fare però: segnali positivi si vedono e l’importante, per quello che
riguarda le sfide del futuro, è pensare che l’Italia ha oggi una presenza di cinque
milioni di migranti e che questi non siano un esercito di esclusi, ma persone che
non solo dialogano ma partecipano alla vita in Italia. (bf)