Chiara Lubich: a 4 anni dalla morte tante le iniziative per ricordarla
14 marzo: è il 4° anniversario della dipartita di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento
dei Focolari, o Opera di Maria, tra le personalità più rilevanti della Chiesa del
XX secolo. Molti gli appuntamenti promossi in tutto il mondo per ricordarla e per
approfondire la dottrina scaturita dal suo carisma centrato sulla preghiera di Gesù:
“Che tutti siano uno”. A Roma, presso la Facoltà di Teologia Teresianum, la presentazione
di un libro curato da Fabio Ciardi: “Il castello esteriore, il ‘nuovo’ nella spiritualità
di Chiara Lubich”, costituito dalla raccolta di scritti del padre carmelitano, Jesus
Castellano Cervera. Studioso appassionato della storia della spiritualità cristiana,
p. Castellano aveva riconosciuto nel cammino spirituale proposto dalla Lubich, “ uno
dei vertici e una delle sintesi della spiritualità cristiana di tutti i tempi” e una
forma adeguata alle esigenze e alle domande proprie del cristiano di oggi. Ma quale
aspetto l’aveva colpito di più? Adriana Masotti lo ha chiesto al padre Santino
Bisignano, tra i relatori di questo pomeriggio.
R. – Credo
che per comprendere il rapporto di Jesùs Castellano con la spiritualità dell’Opera,
con Chiara in particolare, sia necessario guardare un momento alla sua vita, ancor
prima del loro incontro. Lui era colpito dalla preghiera di Gesù: “Che tutti siano
uno” e come San Giovanni della Croce l’aveva imparata a memoria e la ripeteva continuamente.
Anche nel giorno della sua ordinazione sacerdotale lui ha ripetuto quella preghiera.
Plasmato in questo modo dalla Parola di Dio, pensò che l’incontro successivo con il
Movimento non fosse altro che una risposta a queste esigenze profonde che il Signore
gli aveva posto nel cuore. Quindi, ciò che l’ha colpito di più è stato esattamente
l’unità, è stata la certezza che lo Spirito Santo, attraverso i vari carismi, concorre
a rendere più bella - come diceva lui - la Chiesa. Ed è questo che in fondo gli ha
aperto l’animo: ha sentito che la spiritualità dell’Opera nutriva la sua spiritualità
di carmelitano e gli offriva nuovi spunti, nuove idee, nuove ispirazioni per poter
servire la Chiesa.
D. – A proposito di cose nuove: lui era cresciuto nella
spiritualità di santa Teresa d’Avila, quindi aveva ben presente il cammino spirituale
proposto dalla questa santa, “il castello interiore”. La novità trovata in questo
incontro con Chiara è invece quella di un “castello esteriore”….
R. – Forse
possiamo ascoltare direttamente padre Jesùs nel suo scritto, dove dice che Chiara
non ha elaborato una teoria sul castello esteriore, ma ha offerto una vita, un’intuizione
che ha concorso ad arricchire e a farci comprendere di più la stessa Chiesa. E si
rifà a due testi della Parola di Dio. L’evangelista Luca: “Il Regno di Dio è dentro
di voi”; quello che ha illuminato santa Teresa nel sentire questa presenza di Dio
nella vita della persona e questo cammino verso la santità con le diverse tappe della
vita spirituale. L’altro testo: “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in
mezzo a loro” - Matteo 18,20. Questo gli ha fatto sentire che oltre al cammino personale,
c’è un cammino che facciamo come Chiesa, come corpo di Cristo, che genera una spiritualità
di comunione, una spiritualità a corpo. E’ la presenza del Signore che costituisce
la realtà di questo castello esteriore: la presenza del Signore che illumina e che
guida. Per cui - come lui stesso sottolineerà - come santa Teresa ha mostrato le tappe
del cammino spirituale, così vivendo insieme una santità collettiva, ci sono delle
tappe nella vita spirituale, che poi Chiara descriverà. Il castello esteriore, scrive
padre Castellano, è un’espressione del tutto nuova nella storia della spiritualità
cristiana: certamente è un riferimento al castello interiore di Santa Teresa, ma porta
con sé una novità che nasce dall’esperienza collettiva della spiritualità dell’unità
vissuta prima di tutto da Chiara e da tutta l’Opera di Maria. Ma poi tutta la Chiesa
è questo: la Chiesa nella sua organizzazione, nella sua struttura, nella sua vita.
Per cui, quando Giovanni Paolo II, ha parlato della spiritualità di comunione, tutto
questo ha avuto una forte risonanza in padre Jesùs Castellano e in Chiara Lubich.
D. – Possiamo dire, in conclusione, che padre Castellano ha dato molto al
Movimento, ma ha dato molto anche alla Chiesa nell’aiutarla ad aprirsi ai nuovi movimenti
e a capire che tra nuove realtà ecclesiali e antichi carismi ci può essere un rapporto
e un reciproco arricchimento...
R. – Sì, certamente, lui era convinto di questo.
Aveva una grande sensibilità verso l’azione molteplice dello Spirito: la Chiesa una
e la Chiesa nella sua diversità, dove non sono le contrapposizioni, ma sono le diversità
in comunione che arricchiscono. E lui si è posto al servizio dei vari movimenti. Basta
vedere gli attestati al momento della sua morte, che sono venuti dalla Comunità di
Bose, che sono venuti dai Neocatecumenali e da molti altri movimenti, che l’hanno
sentito come un grande amico, che li ha aiutati a respirare, con una grande apertura
ecclesiale, in comunione con tutti. (ap)