India: la Chiesa in Kerala è “per i diritti dei pescatori”, non “contro i marò”
“La Chiesa in Kerala è accanto ai poveri pescatori. Non ha manifestato contro nessuno,
né contro lo Stato, né contro i soldati italiani. Ha espresso vicinanza e solidarietà
verso le famiglie di tutti i pescatori che lottano per la sopravvivenza”: è quanto
puntualizza mons. Maria Callist Soosa Pakiam, arcivescovo Latino di Trivandrum, raccontando
all’agenzia Fides la manifestazione che ieri lo ha visto sfilare pacificamente a Trivandrum,
dopo l’ennesimo episodio in cui 5 pescatori locali sono morti (fra loro tre cristiani),
in seguito a un incidente con una nave commerciale indiana. “E’ stata una manifestazione
pacifica – afferma – organizzata dai sindacati e associazioni dei pescatori. Come
Pastore della diocesi, ho voluto esprimere il mio appoggio a queste famiglie che chiedono
sicurezza e protezione. Altre vite sono state perse e questo è molto triste. Abbiamo
invocato una legislazione giusta, che tuteli questa gente”. L’arcivescovo spiega a
Fides: “La maggior parte dei fedeli della diocesi è fatta da pescatori. Nelle ultime
settimane la loro vita, sempre ai limiti della sopravivenza, è balzata alla ribalta
internazionale. Spesso muoiono per incidenti in mare, le loro barche vengono distrutte
nell’indifferenza totale e le famiglie sprofondano in miseria. La Chiesa vuole dire
loro che non li abbandona. Abbiamo molti programmi pastorali e sociali per il loro
sostegno e sviluppo”. Sull’incidente che vede coinvolti due marines italiani e la
petroliera “Enrica Lexie”, in cui sono morti due pescatori indiani, l’arcivescovo
afferma: “Speriamo in una soluzione pacifica, nel rispetto della legalità, delle leggi
nazionali e del diritto internazionale”. Anche padre Charles Irudayam, segretario
della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale rimarca: “La vicenda
è ora in mano alla magistratura e attendiamo fiduciosi che faccia il suo corso, secondo
un criterio di giustizia. Intanto auspichiamo un rapido risarcimento economico per
le famiglie delle vittime”. (R.P.)