2012-03-13 15:21:26

Il nunzio a Damasco: la Passione di Cristo continua in Siria


La Siria continua ad essere terreno di scontro. All'inviato di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, che li ha incontrati a Istanbul, i rappresentanti dell'opposizione siriana hanno assicurato cooperazione politica. Sulla situazione nel Paese, Salvatore Sabatino ha intervistato mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco:RealAudioMP3

R. – Qualche giorno fa, mi ha colpito una preghiera di un giovane che diceva: “Allah, solo tu puoi aiutarci”. Mi ha colpito vedendo in questi giorni l’esodo delle migliaia di persone, vedendo le immagini di quel terribile massacro di un paio di giorni fa a Homs – massacro di cui ciascuna parte in conflitto getta la responsabilità sull’altra parte. Mi ha colpito constatando quello che ci dicono i media e le testimonianze per quanto riguarda la difficoltà di soccorrere i feriti, di curarli. Constatando – anche sentendo le testimonianze – il rischio che la gente corre addirittura per raccogliere e seppellire i morti che in alcuni casi vengono ammassati – queste decine e decine di morti – nelle moschee, perché è difficile seppellirli, si rischia la vita. In alcuni casi, come qualche testimonianza credibile mi ha detto, ad Homs addirittura per pulire la strada dai cadaveri che rimangono lì per diversi giorni, qualcuno li mette intanto, provvisoriamente, nei cassonetti… Di fronte a queste immagini, a me viene spontaneo – in questo tempo di Quaresima e avvicinandosi la Settimana Santa – il richiamo a l’espressione del Signore in Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non vorrei fare alcun commento per non far svanire la profondità di questo mistero. Come è stato ben detto di quella celebre espressione, “Gesù è in agonia fino alla fine del mondo”. Ecco, il Signore suda ancora sangue e sta a noi rimanere svegli: a noi tutti, uomini, credenti di qualsiasi fede, rimanere svegli di fronte a questo mistero della passione di Cristo che ancora ha luogo sulle strade del mondo e, direi, in maniera particolare qui, in questi giorni, in Siria. Come conclusione, vorrei fare un unico commento a tutto questo: vorrei citare quanto alcune ore fa Kofi Annan, l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, ha detto: “L’uccisione del civili deve cessare immediatamente. Il mondo deve inviare un messaggio chiaro che questa situazione è semplicemente inaccettabile”. E vorrei ancora augurare che le Nazioni Unite, che stanno cercando di trovare un accordo su come risolvere questa crisi, possano finalmente trovarsi unite. A volte si ha l’impressione – beninteso, la situazione è molto complicata, non è semplice – ma alle volte vien da pensare che questo termine “Nazioni Unite” non sia adeguato, ma piuttosto talvolta – talvolta – verrebbe da dire “Nazioni Disunite”. Speriamo che la comunità internazionale riesca finalmente a parlare ad una sola voce e ad agire concordemente.

D. – Mons. Zenari, lei faceva riferimento al ritrovamento dei 47 corpi di donne e bambini a Homs: una strage che ha sconvolto il mondo. Vedere quelle immagini è stato veramente duro per tutti noi. Come è stata percepita in Siria, questa strage?

R. – Devo dire che le due parti in conflitto si gettano responsabilità le une sulle altre. Io mi auguro che le istituzioni internazionali preposte possano trovare un giorno anche i responsabili di questi terribili massacri, e auguriamoci che sia l’ultimo massacro di questo genere. Un massacro orribile… Preghiamo perché non si debbano più vedere queste immagini. Purtroppo non sono le uniche: qua e là ce ne sono di questi atti di atrocità, atti di violenza. Direi che è questo clima infernale, questa spirale di violenza che porta a galla questi fatti.

D. – Mons. Zenari, vuole lanciare un appello? Cosa si può fare concretamente per far tacere le armi?

R. – Io credo che tutta la gente in Siria voglia arrivare alla pace. Io farei un richiamo affinché si raddoppino gli sforzi concreti a tutti i livelli, che ciascuno si senta impegnato a rompere questa spirale di violenza. Un appello anche alla comunità internazionale, perché nei debiti modi possa aiutare la Siria ad uscire da questa spirale di violenza e ritrovare il cammino della riconciliazione e della pace. (gf)







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