Vietnam: i cattolici schierati in difesa della vita
Abortire in cambio di denaro e di assistenza sanitaria gratuita: questi gli estremi
di una tremenda Campagna di pianificazione familiare avviata a Ho Chi Minh City, in
Vietnam, che spinge le donne indigenti a rinunciare al proprio figlio in cambio di
50 dollari e di una tessera sanitaria gratuita di due anni. La Campagna, lanciata
dal Comitato del popolo locale, rientra nella politica familiare delle autorità, che
attraverso un programma quinquennale mirano al controllo della popolazione. Secondo
i dati riferiti dall'agenzia AsiaNews, a fronte di 100 nati, oltre 75 bimbi non hanno
avuto la possibilità di venire al mondo perché “non voluti”. Ma la questione è più
ampia e riguarda un’intera società in cui vige la supremazia degli uomini e la conseguente
discriminazione delle donne, spesso vittime di violenza anche in casa. La realtà vietnamita,
inoltre, è permeata dalla cultura socialista che ha comportato un crollo della morale
e dei valori tradizionali a vantaggio di un materialismo imperante: una recente ricerca
mostra che il 51% dei giovani vietnamiti è favorevole all’interruzione volontaria
di gravidanza e ritiene “normale” la convivenza prematrimoniale. Anche l’aborto delle
minorenni è considerato un fatto lecito: ogni anno su un milione e 400mila casi di
aborto, 500mila coinvolgono ragazze minorenni. Così la comunità cattolica vietnamita
ha deciso di utilizzare la ricorrenza dell’8 marzo appena trascorsa per promuovere
il valore, non negoziabile, della difesa della vita umana dal suo concepimento fino
alla morte, per fornire un’informazione corretta sull’aborto, spiegando che è “un
omicidio e uno scempio”, e sull’uguaglianza tra i sessi. “Dio ha creato l’essere umano
uomo e donna, entrambi hanno pari dignità e si completano a vicenda”, è stata la testimonianza
di una catechista di Ho Chi Minh City. (R.B.)