Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella terza Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù,
avvicinandosi la Pasqua dei Giudei, scaccia i mercanti del Tempio. Allora i Giudei
presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose
loro Gesù:
«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano
Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Giovanni nel
Vangelo narra tre pasque di Gesù, i Sinottici una sola, l’ultima. E questa prima Pasqua,
secondo Giovanni, è caratterizzata da questa scena violenta nel recinto del Tempio.
Gesù picchia qua e là con una frusta, butta all’aria i tavoli dei cambiavalute e rimprovera
con audacia: è preso da furia per una profanazione così massiccia della casa di preghiera.
La reazione dei capi è di stizza e di sfida: come si permette di fare cose simili?
Ma una parte della gente resta affascinata e vorrebbe mettersi al suo seguito. Gesù
però diffida dell’entusiasmo improvvisato, e non da peso alla loro simpatia. Diverse
le cose per i discepoli: è come se inseguissero il significato vero di quei gesti.
Capiranno dopo la risurrezione, alla luce delle Scritture, che si trattava di zelo
vero per la causa di Dio. E quella frase sul tempio da distruggere e ricostruire faceva
riferimento piuttosto alla sua persona, tempio nuovo del vero culto. Siamo chiamati
ad essere un tempio di pietre vive: non profaniamo la nostra identità mescolando profumo
di incenso e tintinnare di soldi, affari equivoci e riti pii.