Donne uditrici al Concilio Vaticano II: ciclo di lezioni pubbliche al Marianum
Alla Pontificia Facoltà Teologica del Marianum un ciclo di lezioni pubbliche sulle
uditrici laiche che presero parte al Concilio Vaticano II. Un’occasione per ricordare
l’importanza della presenza femminile nella Chiesa ma anche per ribadire l’aspetto
del pieno riconoscimento dei diritti e della parità uomo-donna, fondamentale per dare
alla comunità cristiana, secondo le parole di Paolo VI, “maggiore pienezza di concordia,
di collaborazione e carità”. Il servizio di Cecilia Seppia:
Rosemary Goldie,
Marie Louise Monnet, Pilar Belosillo e Alda Miceli: sono alcune tra le uditrici laiche
che per volere di Papa Paolo VI presero parte, per la prima volta, alla storica assise
del Concilio Vaticano II. Uditrici sì, ma non mere spettatrici: piuttosto donne di
spessore, battagliere competenti, scelte non per rappresentanza, ma per le loro qualifiche
e il loro ruolo, fonte di inestimabile ricchezza per la Chiesa tutta. Adriana
Valerio, Teologa e storica del Cristianesimo:
“La loro presenza è stata
importante proprio perché ha sollecitato i padri conciliari a porsi dei problemi reali
sulla condizione femminile. Non è stato facile: ci sono state e ci sono ancora tante
resistenze. E invece c’è una forte consapevolezza di voler sottolineare l’importanza
di riconoscere alla donna la dignità. Più volte si sottolinea che dovevano essere
'presenze simboliche': fatto sottolineato dal fatto che dovevano rimanere in silenzio.
In realtà non sono state simboliche, non sono state in silenzio ma hanno partecipato
attivamente alle sottocommissioni, dando un contributo importante. Il ruolo della
donna è fondamentale perché le società si reggono sul lavoro delle donne, specialmente
quelle povere, dove è importante il lavoro manuale, di cura della famiglia, dell’economia...
Quindi potenziare i diritti delle donne, significa potenziare la costruzione di una
società. Penso che le donne possano fare molto, possano dare molto. Mi riferisco in
modo particolare alle teologhe. Il fatto che le donne studino, e che abbiano la possibilità
di interrogare i testi sacri, la tradizione, penso sia un rapporto importante per
la vita della Chiesa anche se, forse, i loro studi ed i loro contributi, non si valorizzano
abbastanza”.
Citate dai padri e dai periti conciliari nei loro diari, le
uditrici laiche e consacrate, 23 in tutto, otre 50 esperte, parteciparono alla stesura
di importanti documenti, prima tra tutti la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo, la “Gaudium ed Spes” e finirono per occupare posizioni di spicco
nelle istituzioni ecclesiali, come Rosemary Goldie, australiana di origini, classe
1916, che divenne segretario permanente del Pontificio Consiglio per i Laici e volle
definirsi “reliquia del Concilio”. Sentiamo Cettina Militello docente alla
facoltà teologica del Marianum:
“È stata una persona che ha dedicato la
sua vita intera alla presenza dei laici nella Chiesa. La presa di coscienza: lei citava
sempre una frase di Pio XII: 'Anche i laici sono Chiesa'. Io ho avuto il privilegio
di essere sua amica e quindi l’ho frequentata a lungo. Di prima mano, ho alcuni ricordi
del Concilio: queste donne velate in tribuna, che potevano solamente ascoltare. Mentre
lei mi raccontava sempre di questa esperienza della sottocommissione che lavorava
a 'Gaudium ed Spes'. Ricordava sempre la qualità di quel confronto, di quello scambio,
così come l’aveva vissuto. Lei sosteneva che è vero che i laici erano solo uditori,
e non locutores, ma di fatto poi, nelle sottocommissioni nei contesti informali,
riuscivano a far passare quello che era il loro punto di vista.”
Un contributo
dunque fondamentale, quello delle donne alla Chiesa, che poggia su valori profondi
radicati nell’essere femminile, una spinta propulsiva di cambiamento e una “presenza
profetica” come le definì Paolo VI, che da allora si rinnova ogni giorno, ma che ancora
deve realizzarsi compiutamente. Ancora Cettina Militello:
“Il problema
culturale del silenzio delle donne, è qualcosa che ha pesato veramente nella Chiesa.
Certo, meglio essere ufficialmente silenti, ma presenze attive, che non esserci affatto.
Però, il modello vero è quello di donne e uomini che insieme gestiscono la Chiesa,
perché come ci ha insegnato il Vaticano II, siamo tutti popolo di Dio; ciascuno rende
un servizio.”(bi)