Giornata della donna. La testimonianza di un'imprenditrice italiana
“Impegnarsi di più per l'uguaglianza e il rafforzamento delle prerogative delle donne
come diritto umano fondamentale da cui tutti possono trarre beneficio”. E’ l'appello
lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel messaggio per
la Giornata internazionale della donna. Nel mondo, cresce l’influenza femminile nella
politica e negli affari, ma tanto resta da fare, dice, specie nei contesti rurali,
nei quali bisogna investire per lo sviluppo delle nazioni. Tra le tante testimonianze
da noi raccolte sull’impegno e la vita delle donne nel mondo, proponiamo una figura
femminile di imprenditrice del sud Italia, Irene Giordano, che a Enna gestisce
uno studio di consulenza per il lavoro e che ha scelto insieme con altre 200 attività
italiane di aderire al progetto Economia di comunione del Movimento dei focolari.
In che modo, dunque, una donna legge la crisi economica attuale e quali le risposte
possibili? L’intervista è di Gabriella Ceraso:
R. – A mio avviso,
si tratta particolarmente di una crisi di rapporti, di capacità reciproca di relazione,
che è poi quella che crea dinamiche positive dentro ai gruppi di lavoro, nelle aziende,
e quindi anche nel più ampio contesto sociale. Penso che questa crisi sia sicuramente
un’occasione per rivalutare e rivedere le contrapposizioni tra le parti sociali, le
dinamiche tra imprenditori e lavoratori. E in questo l’Economia di comunione ha anche
una parola da spendere.
D. – L’economia di comunione a cui lei aderisce come
imprenditrice prevede la suddivisione degli utili tra azienda, formazione e anche
fondo di solidarietà. Si riesce a far fronte alla crisi con questa logica, che non
è quella del profitto?
R. – Restando ai dati, sono aumentate le aziende che
aderiscono al progetto ed è aumentata la quantità di utili che sono stati condivisi
nello scorso anno. Certo, le difficoltà ci sono, però probabilmente la disponibilità
a essere più essenziali nelle attese di ritorno del lavoro che si fa – a condividere
di più, a innovare e a coinvolgere tutte le potenzialità, quindi anche giovani e persone
in disagio – in questo momento premia.
D. – Che effetto le fa sentire che al
Sud lavora solo una donna su quattro, nonostante il 19 per cento, secondo gli ultimi
dati, sia laureato contro il 12 per cento degli uomini? Come far fronte a questo che
sembra un potenziale di crescita sprecato?
R. – Sicuramente, ci vuole più coraggio.
Innegabilmente, al Sud ci sono anche meno strutture, meno supporti per la donna che
lavora e un po’ sta venendo meno anche quell’apporto fornito dalle relazioni familiari
e sociali. Per una donna, conciliare il lavoro con i tempi della famiglia sinceramente
è ancora difficile. Tuttavia, questa situazione si può correggere e vedo anche segni
di crescita e di cambiamento.
D. – Come donna imprenditrice, quali priorità
indicherebbe per una sana crescita oggi?
R. – Ci vuole più capacità di donarsi
e meno attese, meno pretese. Le priorità, sicuramente sono la condivisione e poi dare
tanto spazio alla formazione, cioè crescere nel senso culturale, prepararsi e cercare
di guidare il cambiamento verso mete positive.
D. – In questo il ruolo positivo
delle donne qual è?
R. – La capacità di rilevare i bisogni e di avere quella
attenzione in più nel suggerire modalità di risposta. Sicuramente, in questo tempo
ci può giovare una sensibilità più alta. (bf)