Crisi economica: Grecia salvata dallo "swap". Ora via libera agli aiuti europei
"L'adesione allo swap ha superato l'85%". A comunicarlo il ministero delle finanze
di Atene. Una volta ratificato l'accordo le istituzioni internazionali potranno dare
il via libera alla seconda tranche di aiuti da 130 miliardi senza i quali il Paese
sarebbe entrato in default. Ma cosa è uno swap? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
all’economista Gianfranco Viesti, dell’Università di Bari:
R. – E’ uno
scambio. I creditori danno indietro i loro titoli e non li incassano più, in cambio
ne ricevono altri che però hanno un valore più basso, una scadenza più lunga e interessi
più contenuti. Quindi, ci perdono i creditori ma è l’unico modo per salvare la vita
al debitore, altrimenti gli rimarrebbe in mano solo carta straccia.
D. – Questa
è una modalità che fa emergere quello che era realmente il rischio di default
del Paese …
R. – Certo: così il Paese non fallisce, perché sono formalmente
i creditori che accettano questo scambio. Se si fosse arrivati al fallimento con un
“non ti pago e basta”, tutto ciò avrebbe avuto conseguenze a catena. Così invece viene
fatta una specie di transazione.
D. – Chi è che viene effettivamente a perderci?
R.
– Soprattutto chi ha guadagnato tantissimi interessi comprando quei titoli greci,
sapendo che erano a rischio. Quindi, prevalentemente il sistema bancario, soprattutto
quello francese e tedesco rispetto a quello degli altri Paesi, e i grandi investitori
che avevano questi titoli.
D. - A questo punto la Grecia può dirsi salva?
R.
– Abbiamo fatto metà dell’opera, ora dobbiamo fare l’altra metà. La metà fatta è quella
di mettere un po’ in sicurezza il bilancio e quindi far sì che le autorità greche
abbiano i soldi per pagare gli stipendi e per tenere in vita il Paese. Non si va però
da nessuna parte se non c’è crescita economica, in Grecia come nel resto d’Europa.
Con la mano destra quindi abbiamo frenato i pericoli, ora con la mano sinistra dobbiamo
agire per rilanciare le attività.
D. – Salvare la Grecia, quanto garantisce
una sicurezza maggiore per l’intera Europa?
R. – Questo risultato, che non
era scontato, è buono perché la circostanza più preoccupante di tutta questa crisi
è appunto il contagio, cioè il fatto che passi da un Paese all’altro senza necessariamente
che questo sia nazionale. E’ come quando tutti si spaventano e cominciano a correre
all’impazzata. Abbiamo messo un punto ma non siamo ancora salvi. Guardandoci indietro
è un buon risultato, ma siamo ancora a metà dell’opera.
D. – Più fonti dicono
che il picco della crisi economica è superato. E’ veramente così o c’è un pericolo
che si arrivi ad un nuovo allarme?
R. – Ahimé, nel picco ci siamo! Soprattutto
in Italia abbiamo una forte recessione, ora avremo anche gli effetti dei tagli ancora
del governo Berlusconi e dell’aumento delle tasse del governo Monti. Questo 2012 è
duro, molto duro. Certamente, quello che conta in economia è guardare avanti alle
prospettive che ci sono. In Europa, ma anche in Italia, circola un po’ di ottimismo
sul fatto che a fine d’anno le cose possano migliorare, però la strada è molto lunga.
Bisogna tenere ben salda la situazione nel corso di tutto quest’anno. (cp)