Alta tensione tra Roma e Londra dopo il blitz in Nigeria. L'Italia chiede spiegazioni
Le diplomazie di Italia e Gran Bretagna ai ferri corti all’indomani del blitz deciso
da Londra in cui hanno perso la vita i due ostaggi, l'italiano, Franco Lamolinara
e l’inglese Chris McManus. “Roma non è stata informata dell’azione”, l’ accusa del
presidente Napolitano, l’Italia è stata avvisata ''mentre veniva presa la decisione
di agire'', la replica britannica che chiarisce: “la priorità era rispondere alla
situazione sul terreno”. In giornata l’ incontro tra i capi delle diplomazie dei
due Paesi. Il servizio di Adriana Masotti
Ho
fatto presente ''con fermezza il grande sconcerto in tutto il Paese per quello che
è avvenuto e l'enorme dolore causato a una famiglia italiana''. Il ministro degli
Esteri, Giulio Terzi, riferisce così del suo colloquio a Copenaghen con il collega
britannico, William Hague, sul blitz delle forze nigeriane e inglesi a Sokoto. Il
ministro dice anche di aver ''insistito affinché le informazioni richieste vengano
fornite all’Italia già nelle prossime ore. Nel frattempo, emergono nuovi dettagli
sul blitz, a cui hanno preso parte un centinaio di militari. Il primo ministro britannico
DavidCameron ha autorizzato il raid nel timore che le forze speciali fossero scoperte
e che i due uomini nelle loro mani fossero in ''imminente e crescente pericolo'',
riporta il Times. Secondo la stampa inglese non appena iniziato lo scontro a fuoco,
i terroristi hanno freddato gli ostaggi con due colpi alla testa. Intanto la procura
di Roma ha affidato ai carabinieri del Ros il compito di recuperare e riportare in
Italia la salma di Franco Lamolinara, trasferita oggi ad Abuja, capitale della Nigeria.
Secondo quanto trapelato dai servizi segreti locali, il corpo dell’italiano sarebbe
stato colpito da numerosi colpi di arma da fuoco. E ciò escluderebbe la sua uccisione
da parte dei rapitori con un unico colpo alla testa. In serata la smentita da parte
del gruppo islamista Boko Haram di essere in qualche modo coinvolto nel rapimento
e nell'uccisione dei due ostaggi.
Da parte britannica si sostiene, dunque,
che la diplomazia italiana fosse al corrente di una possibile operazione per la liberazione
dei due ostaggi. Ma le diplomazie vengono sempre informate di decisioni di questo
tipo quando ad essere coinvolti sono i propri cittadini? Emanuela Campanile
lo ha chiesto a Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle Relazioni
internazionali all’Università Marconi di Roma
R. - E’ vero
che c’è informazione, ma una cosa è informare un Paese amico di una possibile opzione
armata per liberare degli ostaggi e ben altra cosa è informarlo che quell’annunciata
opzione è ormai in corso, anzi, è conclusa. Il tutto senza aver condiviso, con il
Paese amico - seppure in via riservatissima - modalità e tempi dell’operazione, e
quindi agendo autonomamente, come mi sembra abbia fatto la Gran Bretagna.
D.
- Nell’operazione di Sokoto si è scelto di operare di giorno invece che di notte,
come di solito avviene…
R. - Nelle dichiarazioni che sono state diffuse, gli
inglesi hanno affermato che esistevano gravi motivi per ritenere che, da un momento
all’altro, gli ostaggi potessero essere uccisi dai terroristi. E’ quindi del tutto
possibile che sia mancata la pianificazione. E’ un bizzarro contrappasso essere intervenuti
in anticipo in un’operazione che, non essendo pianificata, a quell’ora e forse in
quella data, non ha affatto ridotto il rischio di perdite umane. (vv)