2012-03-08 08:57:15

Usa. I vescovi: dialogo e non l'uso delle armi contro l'Iran


“Esplorare tutte le soluzioni possibili per risolvere il conflitto con l’Iran attraverso la diplomazia, piuttosto che con le armi”. È il pressante appello rivolto dai vescovi americani all’Amministrazione Obama per uscire dall’attuale crisi del nucleare iraniano, sulla quale peraltro in queste ultime ore sembra essersi aperto qualche spiraglio. L’appello è contenuto in una lettera del Presidente della Commissione per la giustizia internazionale e la pace della Conferenza episcopale (Usccb), mons. Richard E. Pates, al Segretario di Stato Hillary Clinton. Nella missiva si esprime “profonda preoccupazione” per le chiusure delle autorità iraniane, ma anche per “l’escalation dei toni e delle tensioni” registrati in questi ultimi giorni con la minaccia di un attacco preventivo contro Teheran. Un attacco – ricorda la missiva - che solleverebbe “serie” questioni morali e sarebbe in contrasto con l’insegnamento della Chiesa secondo la quale nessuna azione militare è giustificabile senza avere prima esperito tutte le possibili vie alternative. Tra queste, “sanzioni efficaci e mirate” in aggiunta a quelle già esistenti e “incentivi” affinché l’Iran intraprenda la via della diplomazia e collabori con gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Secondo mons. Pates un’azione militare sarebbe “poco saggia e potrebbe essere controproducente”, anche perché rafforzerebbe l’attuale regime iraniano isolando quelle forze nel Paese aperte al dialogo. La lettera chiede quindi alle autorità di Teheran di dimostrare con i fatti le loro buone intenzioni, ribadendo le preoccupazioni già espresse dai vescovi sul programma nucleare iraniano che contribuirebbe a minare ulteriormente i già fragili equilibri nella regione e gli sforzi internazionali per la non-proliferazione nucleare. Di qui, in conclusione, l’appello all’Amministrazione Obama a continuare l’impegno per trovare una soluzione che allo stesso tempo “riduca la minaccia della proliferazione nucleare e mantenga la stabilità in Medio Oriente”. Intanto, dopo le sanzioni occidentali e le minacce di ritorsioni dall’Iran, in queste ultime ore sembra essersi aperta una nuova fase distensiva: Teheran consentirà agli ispettori dell’Aiea di accedere al complesso militare di Parchin di recente negato a una sua delegazione, mentre l’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha proposto all’Iran una ripresa del dialogo con il gruppo cinque più uno (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina più la Germania). (A cura di Lisa Zengarini)







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