Rwanda: l’impegno della Chiesa nella lotta alle violenze contro le donne
La Chiesa in Rwanda e la Polizia di Stato ruandese hanno siglato un importante accordo
di collaborazione per intensificare la lotta alle violenze contro le donne. L’accordo
– riferisce l’agenzia cattolica africana Cisa - giunge a due anni dal lancio di un
programma triennale promosso dalla Chiesa locale e finanziato dall’Unione Europea
e dalla Caritas Internationalis per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno
e garantire assistenza sanitaria e legale alle vittime, in linea con quanto richiesto
dalla risoluzione 1325 dell’Onu nella parte che riguarda la protezione delle donne
e delle ragazze contro la violenza di genere durante e dopo i conflitti armati. Il
programma ha già dato risultati significativi, anche se resta ancora molto da fare,
come ha sottolineato il coordinatore del programma mons. Servilien Nzakamwita, vescovo
di Byumba, a un incontro con le autorità di polizia rwandesi a Kacyriru: “Ci sono
persone che non sanno neanche che esiste una legge che punisce i responsabili di violenze
di genere, mentre altre non sanno a chi rivolgersi per chiedere aiuto”, ha rilevato
il presule, denunciando che alcune vittime non ricevono l’assistenza necessaria e
diversi colpevoli non vengono assicurati alla giustizia, perché protetti da funzionari
pubblici che li aiutano a fuggire, senza contare i casi di corruzione. “Le violenze
di genere esistono ancora e siamo impegnati a difendere i diritti delle vittime perché
giustizia sia fatta”, ha concluso mons. Nzakamwita. Come evidenziano i dati Onu e
di altre organizzazioni internazionali, uomini e donne sono colpiti in modo diverso
durante i conflitti armati, essendo queste ultime più vulnerabili alla violenza fisica,
alle intimidazioni e alle discriminazioni, mentre gli uomini rischiano piuttosto di
essere arruolati nei gruppi militari o uccisi. La tutela delle donne e delle ragazze
contro la violenza di genere, in particolare contro lo stupro, nelle situazioni di
emergenza è solo uno dei punti affrontati dalla risoluzione 1325 del 2000. L’obiettivo
generale della risoluzione è di promuove la piena partecipazione delle donne nella
prevenzione dei conflitti, nel mantenimento della pace e nella ricostruzione delle
comunità devastate dalla guerra. (L.Z.)