Gli Etruschi in mostra ad Asti, la presentazione ai Musei Vaticani
Una mostra per far luce sul rapporto storico culturale tra il mediterraneo orientale
e il mondo etrusco. Si tratta di “Etruschi. L’ideale eroico e il vino lucente”, un’esposizione
presentata oggi ai Musei Vaticani e allestita dal 17 marzo al 15 luglio 2012 a Palazzo
Mazzetti ad Asti. 300 gli oggetti offerti al pubblico, provenienti dai Musei Vaticani
e dalle principali raccolte archeologiche italiane. Tra questi spicca l’elmo crestato
villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra la civiltà etrusca e la comunità
della valle del Tanaro, ritrovato a fine Ottocento nelle acque del fiume che bagna
Asti. Al microfono di Paolo Ondarza uno dei curatori della mostra Alessandro
Mandolesi:
R. - In qualche
misura, si può parlare di Etruschi anche in Piemonte. Noi sappiamo che nella fase
più antica dei primi Etruschi, tra il IX e l’VIII secolo Avanti Cristo, in quella
che noi chiamiamo la fase “Villanoviana”, c’è una grande espansione, legata ad un
interesse soprattutto di tipo commerciale. Si volevano aprire nuovi sbocchi soprattutto
verso l’Europa. In qualche misura, gli Etruschi costituiscono una sorta di cerniera
culturale fra il Mediterraneo orientale e l’Europa celtica di quel periodo. L’idea
di fare una mostra ad Asti, si lega ad un ritrovamento importante: un elmo del periodo
villanoviano in bronzo, un oggetto di prestigio, un dono, un omaggio fatto da un principe
villanoviano a un capo indigeno locale. In quell’epoca, il Piemonte e la Liguria erano
occupate dall’antica popolazione dei liguri, una sorta di Celti. Questo elmo è stato
donato probabilmente in cambio di favori commerciali, di aperture di nuovi mercati
verso la Pianura Padana.
D. - L’elmo, insieme alla ricomposizione di un’importante
tomba rappresentano gli elementi più prestigiosi della mostra…
R. - La tomba
della Scrofa nera è un sepolcro del V secolo a.C., che per motivi conservativi fu
strappato dalle pareti originali e rimontato su alcuni telai. Un pezzo che purtroppo
finora è rimasto nei depositi dei musei di Tarquinia, e che abbiamo l’onore di portare
ad Asti e ricomporre. Quindi il visitatore avrà l’occasione di entrare in un sepolcro
etrusco pur trovandosi lontano chilometri dall’Etruria e soprattutto osservare la
suggestiva immagine del banchetto, una delle iconografie più famose della pittura
etrusca.
D. - Tra i 300 oggetti, la maggior parte dei quali prestati dai
Musei Vaticani, ve ne sono alcuni che non sono mai stati proposti al grande pubblico…
R.
- Esatto. Dobbiamo veramente ringraziare i Musei Vaticani, perché abbiamo avuto modo
di esporre degli oggetti sconosciuti ai più, ma di altissimo valore.
D. - Titolo
dell’esposizione è “L’ideale eroico e il vino lucente”…
R. – Stiamo parlando
di una delle fasi più antiche della civiltà etrusca. E’ l’epoca in cui si diffondono
i poemi omerici: le aristocrazie bramose di ostentare il proprio potere, ma anche
la propria ricchezza, si rifanno a quello che ci narra Omero, quindi si circondano
di oggetti tipici del mondo omerico. Penso agli elmi, alle spade, agli armamenti in
generale. “L’ideale eroico” si lega a questo aspetto. Anche “il vino lucente” come
definizione è omerica, e si rifà al vino con il quale si spegneva sostanzialmente
il rogo funebre. Pensiamo al rogo di Patroclo, al rogo di Ettore.
D. - Attraverso
oggetti di varia natura viene indagata la vita quotidiana degli Etruschi, di una civiltà
lontana, che però si presenta come molto vicina a noi, alle nostre abitudini. Pensiamo
alla cura della persona, all’attività sportiva, aspetti tutti indagati dalla mostra…
R.
- Assolutamente. Queste pratiche, questi costumi etruschi, li ritroviamo ancora oggi:
la cura del corpo così come la bellezza femminile… In mostra avremo una serie di unguenti,
elementi legati alla cosmesi, ricreati. La gente potrà toccare e provare queste tradizioni
e avvicinarsi ai canoni estetici dell’antichità. Quindi c’è spazio per l’aspetto della
cura del corpo, per l’aspetto dell’atletismo, della cura del fisico, che deriva sicuramente
dall’idea delle palestre greche. In mostra anche le armi più avanzate del periodo
etrusco, così come aspetti legati alle cerimonie, ai rituali, ai banchetti. (bi)