Documento della Commissione Teologica Internazionale: teologi aperti al confronto
e fedeli al Magistero
La Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato sul suo sito un nuovo documento,
redatto in inglese, intitolato “Teologia oggi: Prospettive, Principi e Criteri”. Il
testo esamina alcune questioni attuali della teologia e propone, alla luce dei principi
costitutivi della teologia, i criteri metodologici che sono determinanti per la teologia
cattolica rispetto ad altre discipline affini, come le scienze religiose. Il testo
è distribuito in tre capitoli: la teologia presuppone l’ascolto della Parola di Dio
accolta nella fede (capitolo 1); la si esercita nella comunione della Chiesa (capitolo
2); e mira a dare ragione di un modo scientifico di accostarsi alla verità di Dio
in una prospettiva di autentica saggezza (capitolo 3). Ma qual è l’obiettivo di questo
documento? Sergio Centofanti lo ha chiesto a mons. Krzysztof Charamsa,
segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale:
R. – La Commissione
teologica internazionale, formata di per sé da 30 teologi che provengono da diverse
nazioni, che sono di diverse lingue e di diversa formazione teologica, ma distinti
comunque per la scienza teologica, per la loro fedeltà al Magistero della Chiesa,
in realtà proponendo i documenti, che oggi sono già 25 nella Storia quarantennale
della Commissione, ha lo scopo di offrire un aiuto alla Santa Sede, in particolare
alla Congregazione per la Dottrina della Fede, esaminando le questioni teologiche
di particolare importanza e di particolare attualità. I testi, come noto, vengono
di solito approvati in due forme: o a maggioranza assoluta, riguardo all’intero testo
– così è stato approvato anche il testo che oggi viene reso di dominio pubblico: “Teologia
oggi: prospettive, principi e criteri” – oppure solo in forma generica, quando i membri
si esprimono favorevolmente solo riguardo alle idee principali del testo. Il nostro
testo è stato approvato il 29 novembre dell’anno scorso, nella sessione plenaria,
e poi sottoposto al presidente della Commissione, che è sempre il prefetto della Congregazione,
il cardinale William Levada, che ha approvato e autorizzato la pubblicazione del documento.
In realtà, c’è anche un altro scopo: quello di offrire alla comunità teologica intera,
sparsa nel mondo, un testo che in un certo senso vuole dare un denominatore comune,
vuole affrontare una questione a partire dalla prospettiva dell’unità della scienza
teologica, e così suscitare anche una riflessione approfondita e un dibattito costruttivo
nel mondo teologico di oggi. Forse vale la pena ricordare che i documenti della Commissione
non sono testi del Magistero della Chiesa. Si presentano teologicamente autorevoli,
non di meno sono i testi sui quali i teologi sono invitati a dibattere, a confrontarsi
positivamente e costruttivamente. Direi che ogni documento della Commissione è, in
un certo senso, frutto tangibile della collaborazione tra i teologi – tra di loro
– e di collaborazione dei teologi con il Magistero, in un servizio comune, in una
responsabilità che condividono davanti alla verità del deposito della fede.
D.
– Nel testo si esaminano alcune questioni attuali della teologia…
R. – La questione
di fondo è una sola: proprio l’identità della teologia rispetto a scienze affini o
a tutto l’universo delle scienze di oggi, con i rispettivi criteri del metodo di procedere
in questa scienza che a suo tempo San Tommaso chiamava “scienza sacra”, ed è una questione
di primaria importanza per la stessa identità del pensiero teologico. La Commissione
ha trattato questo tema, attenta alla situazione attuale, nei decenni successivi al
Concilio Vaticano II, che ci hanno portato un arricchimento straordinario alla teologia,
con nuove voci, con scuole teologiche diversificate nei nuovi contesti culturali,
continentali, con nuovi temi di riflessione e l’approfondimento di quelli antichi
… ma in realtà, ci ha fatto vedere anche una certa frammentazione della scienza teologica,
la quale – invece – dovrebbe sempre, e in particolare oggi, ritrovarsi davanti alla
sfida di mantenere la propria identità cattolica, di mantenere ciò che è essenziale
nella propria missione. Dunque, la domanda di fondo, la questione di fondo del documento
sarebbe: se c’è qualcosa che in mezzo alla molteplicità di legittimi approcci di varie
scuole teologiche, c’è qualcosa che è indispensabile per tutti i teologi e le teologhe
cattolici; qualcosa che dev’essere conservato da ogni cultore di questa scienza, un
po’ come radice comune, come guida e criterio di ogni riflessione coerente con il
deposito della fede. Questo, direi, è il tema di fondo del testo; di per sé, come
noto, la Commissione ha trattato già varie volte i temi della teologia in sé, del
suo metodo. Basti ricordare tre testi molto importanti: del ’72, dal titolo significativo:
“L’unità della fede e il pluralismo teologico”; quello del ’75, sul rapporto tra Magistero
e teologia; nel ’90 è uscito un testo molto importante sull’interpretazione dei dogmi
… Non di meno, per la prima volta la Commissione affronta il tema della teologia come
tale, nel suo insieme. E il frutto viene offerto proprio oggi alla comunità teologica
sparsa nella Chiesa, a tutti i fedeli che sono interessati delle questioni di conoscenza
di Dio.
D. – Il testo propone i criteri metodologici che sono determinanti
per la teologia cattolica. Quali sono questi criteri?
R. – Questo è il cuore
del documento: i criteri, i principi metodologici della teologia. E direi che sono
offerti – e questo vale la pena di sottolineare – non tanto come una disciplina quasi
imposta dall’esterno, ma piuttosto come tratti familiari di un’opera comune della
comunità teologica, della stessa casa che i teologi abitano con il loro servizio ecclesiale,
corrispondendo alla vocazione ecclesiale del teologo. Dunque, non tanto imposizione
quanto la lettura dell’identità stessa di ciò che la teologia è e che ci impone dei
criteri e dei principi metodologici. Devo dire che proprio a questo punto il testo
mi ha colpito per la sua chiarezza di esposizione, per un modo quasi luminoso e sintetico
nell’esprimere, in un documento tutto sommato lungo, di 100 punti, quei principi indispensabili,
quei criteri che costituiscono l’essere stesso della riflessione teologica. Il primo,
ovviamente, per i cattolici, non può essere altro che il riconoscimento del primato
della Parola di Dio, di quel Dio che ha parlato molte volte, in diversi modi, e definitivamente
ci ha parlato attraverso la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Se la Parola
di Dio deve essere accolta dal teologo nell’obbedienza della fede, come sottolinea
il documento – perché ogni conoscenza di Dio, anche quella scientifica, teologica
appunto, presuppone la fede – allora il teologo in primis deve essere un uomo credente
e così la teologia può essere ciò che è per la sua natura, intelligenza della fede.
Ma una risposta di fede alla Parola di Dio non è mai un atto solo individualistico,
quasi racchiuso nell’orizzonte del singolo, è sempre un atto anche comunitario. Così
nasce il secondo criterio della teologia, che è la sua ecclesialità, il criterio costitutivo
dell’impegno, della riflessione sulla fede, perché la rivelazione è rivolta alla convocazione
del popolo di Dio, di una comunità, è l’oggetto anche della ricerca stessa. I teologi
la ricevono attraverso la Chiesa e non ci potrebbe essere un’altra via. Il che, dunque,
presuppone la fedeltà alla tradizione apostolica, che non è separabile dal magistero
della Chiesa, a cui l’ufficio d’interpretazione autentica è stato affidato rispetto
alla Parola di Dio scritta e trasmessa. Il richiamo, dunque, di un’adesione responsabile
al magistero, nelle sue diverse gradazioni, è un criterio indispensabile alla teologia
cattolica, che serenamente viene riaffermato, a partire dalla natura stessa della
scienza, e che in realtà alla fine è la vera garanzia della libertà della ricerca
teologica. I teologi cattolici, per essere fedeli alla natura della loro vocazione,
devono riconoscere la competenza dottrinale dei vescovi, in particolare nel collegio
dei vescovi con il Papa a capo. In questo carattere ecclesiale della teologia non
va però trascurata anche la dovuta attenzione al “sensus fidelium”, il cui significato
non è stato sempre rettamente compreso. Infatti, c’è il senso soprannaturale della
fede, del popolo di Dio, che però non va confuso con un’opinione di maggioranza, ma
che è un senso soprannaturale della fede nell’obbedienza alla Parola di Dio e sotto
la guida dei pastori, che diventa un luogo di confronto per la riflessione teologica:
la scrittura, la tradizione, il magistero, i primi luoghi dell’alto impegno teologico,
che nel documento vengono riaffermati con particolare incisività e attualità, non
come qualcosa del passato, ma come qualcosa di costitutivo per il momento presente,
come per ogni epoca della teologia.
D. – Il documento parla anche delle prospettive
della teologia oggi. Cosa dice in proposito?
R. – Tra le varie prospettive,
io vorrei sottolinearne una sola, che mi è particolarmente cara ed è un aspetto importante
che viene richiamato dal testo: quando si sottolinea l’importanza della comunità dei
teologi, di coloro che in vari contesti culturali, nazionali, in vari contesti ecclesiali
esercitano la scienza divina e che non sono mai dei liberi battitori, quasi privati,
ma coltivano la loro scienza in modo comunitario e collegiale, in una sorta di solidarietà
con la Chiesa, all’interno della Chiesa, ma anche tra di loro. Uno dei mezzi di questo
confronto vicendevole, di maturazione, anche di correzione fraterna, è la discussione
costruttiva, positiva, un po’ riprendendo la scia della medievale “disputatio”, che
non va mai dimenticata del tutto. Anzi, direi che proprio un rilancio dell’importanza
della “disputatio”, della discussione, per il coerente sviluppo teologico, all’interno
della comunità dei teologi, viene ribadita dal documento, come una sfida che sta davanti
a questa scienza che, non di rado, rischia frammentarietà, come dicevamo. Devo dire
che la Commissione Teologica Internazionale, quel corpo di 30 teologi che si incontrano
regolarmente e collaborano nell’arco di tutto l’anno alla preparazione dei testi,
in realtà, in un certo senso, è proprio esempio di una comunità teologica, con un
libero e rispettoso dibattito, in un clima di grande serenità, ma anche grande responsabilità
dei teologi, delle teologhe davanti alla verità della fede, e che potrebbe essere
anche esempio per il mondo teologico di una collaborazione, di una riflessione comune,
in cui ci incontriamo – coloro che sono chiamati a svolgere un impegno teologico –
proprio come dottori della verità cattolica, come diceva San Tommaso nel prologo alla
prima parte della “Somma Teologica”. Questa alta chiamata dei teologi all’interno
della Chiesa riceve nel documento della Commissione una nuova spinta e una riflessione,
che sicuramente susciterà un dibattito e speriamo anche un approfondimento.
Il
testo viene pubblicato nella pagina internet della Commissione Teologica Internazionale
sul Sito Vaticano (www.vatican.va) aggiornato negli ultimi mesi: i testi in italiano
e spagnolo sono già tutti consultabili, mentre crescono quelli nelle altre lingue.
Il documento appare anche sulla rivista "Origins. CNS Documentary Service" e sul sito
internet della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America. Una traduzione italiana
sarà prossimamente disponibile su La Civiltà Cattolica e successivamente sono previste
anche le traduzioni nelle principali lingue. (gf, ap)