Silvestro II, il Papa dell’Anno Mille nel nuovo saggio di Luca Montecchio
Un uomo di umili origini e dall’intelligenza eccezionale che gli spalancò le porte
della vita ecclesiastica: monaco cluniacense, scolastico, arcivescovo e infine Papa.
Silvestro II, al secolo Gerberto d’Aurillac, incarna la figura del grande studioso
che sapeva anche essere un uomo pratico, il Pontefice che traghettò la Chiesa oltre
l’Anno Mille, in un periodo in cui l’Europa stava profondamente cambiando, come racconta
il nuovo saggio di Luca Montecchio, edizioni Graphe.it, presentato nei giorni scorsi
alla Pontificia Università Gregoriana. Il servizio di Roberta Barbi:
Per comprendere
appieno una figura così lontana da noi nel tempo è necessario conoscere il contesto
storico in cui visse. È questo il metodo che utilizza il medievalista Luca Montecchio
nel tratteggiare la figura di Silvestro II, vissuto in un’epoca in cui il Papa non
era ancora considerato il vicario di Cristo il quale era, invece, l’imperatore al
quale la Chiesa era sottomessa. Da Pontefice, vedeva l’impero come unico caposaldo
della cristianità sulla Terra, tutelata da un sovrano del quale egli stesso era stato
il precettore, come lo presenta nell’opera l’autore:
“Silvestro II è il
Papa dell’Anno Mille, che ebbe un’avventura, quella della sua vita, particolarmente
intensa: riuscì, in relativamente poco tempo, a studiare innanzitutto e poi a farsi
apprezzare come studioso inizialmente nelle Gallie e poi in Italia, cioè nell’Impero.
Venne chiamato a corte dagli Ottoni per istruire il figlio di Ottone I”.
Ebbe
anche il merito di introdurre le scienze e lo studio delle stelle in Europa, come
ricordò Benedetto XVI all’inaugurazione dell’Anno dell’Astronomia celebrato nel 2009,
ma all’epoca questi interessi gli valsero la maldicenza della gente, tanto che per
secoli venne etichettato come il “Papa Mago”. Il perché lo spiega, ancora, l’autore
del saggio:
“Perché un cardinale dell’XI secolo volle porlo in cattiva luce
non solo nei confronti dei fedeli, ma soprattutto nei confronti della gerarchia ecclesiastica,
che all’epoca aveva appena attraversato il periodo della lotta per le investiture,
aveva visto il secondo Pontefice nominato dall’imperatore di Germania. Questo cardinale
volle quindi mettere in cattiva luce quel periodo, non tanto la persona. Silvestro
II era una persona eccezionale per l’epoca e si occupava di cultura a 360 gradi. Tant’è
vero che si occupava anche di astronomia: da una specola del Laterano, guardava le
stelle”.
Silvestro II si pose contemporaneamente come un uomo di fede e
un uomo di scienza, come Pontefice e astronomo, dimostrando la possibilità di Fede
e Ragione di camminare di pari passo verso Dio, come spiega il gesuita padre Ottavio
De Bertolis, docente di Filosofia del diritto alla Pontificia Università Gregoriana:
“Ogni
uomo di Chiesa non può non pensare che la fede e la ragione vengono comunque dal Creatore.
Il problema, quindi, è concordare. Naturalmente, però, si tratta di due strade diverse
che vengono da Dio e portano a Dio”.
In un periodo in cui si moltiplicavano
le superstizioni da fine del mondo, Silvestro II aveva chiaro l’obiettivo di fare
del Papa la stella polare del cristianesimo: un obiettivo che si concretizzò nella
cristianizzazione delle terre d’Oriente, come spiega ancora padre De Bertolis:
“Non
dobbiamo dimenticare che intorno all’Anno Mille l’Europa era, in grandissima parte,
ancora pagana. Il suo sforzo, quindi, fu quello di portare l’evangelizzazione, anche
attraverso un impulso missionario, in tutta quella che chiameremo l’Europa centrale”.
Cosa
può insegnare, dunque, questo Papa medievale, all’uomo di oggi? Ci risponde ancora
una volta padre De Bertolis:
“In genere, quello che insegna il Medioevo
è che, nonostante i luoghi comuni, fu un periodo estremamente plurale. Ebbe una pluralità
di protagonisti ed una pluralità di culture che sapevano convivere nel rispetto reciproco”.