2012-03-07 15:22:59

Silvestro II, il Papa dell’Anno Mille nel nuovo saggio di Luca Montecchio


Un uomo di umili origini e dall’intelligenza eccezionale che gli spalancò le porte della vita ecclesiastica: monaco cluniacense, scolastico, arcivescovo e infine Papa. Silvestro II, al secolo Gerberto d’Aurillac, incarna la figura del grande studioso che sapeva anche essere un uomo pratico, il Pontefice che traghettò la Chiesa oltre l’Anno Mille, in un periodo in cui l’Europa stava profondamente cambiando, come racconta il nuovo saggio di Luca Montecchio, edizioni Graphe.it, presentato nei giorni scorsi alla Pontificia Università Gregoriana. Il servizio di Roberta Barbi:RealAudioMP3

Per comprendere appieno una figura così lontana da noi nel tempo è necessario conoscere il contesto storico in cui visse. È questo il metodo che utilizza il medievalista Luca Montecchio nel tratteggiare la figura di Silvestro II, vissuto in un’epoca in cui il Papa non era ancora considerato il vicario di Cristo il quale era, invece, l’imperatore al quale la Chiesa era sottomessa. Da Pontefice, vedeva l’impero come unico caposaldo della cristianità sulla Terra, tutelata da un sovrano del quale egli stesso era stato il precettore, come lo presenta nell’opera l’autore:

“Silvestro II è il Papa dell’Anno Mille, che ebbe un’avventura, quella della sua vita, particolarmente intensa: riuscì, in relativamente poco tempo, a studiare innanzitutto e poi a farsi apprezzare come studioso inizialmente nelle Gallie e poi in Italia, cioè nell’Impero. Venne chiamato a corte dagli Ottoni per istruire il figlio di Ottone I”.

Ebbe anche il merito di introdurre le scienze e lo studio delle stelle in Europa, come ricordò Benedetto XVI all’inaugurazione dell’Anno dell’Astronomia celebrato nel 2009, ma all’epoca questi interessi gli valsero la maldicenza della gente, tanto che per secoli venne etichettato come il “Papa Mago”. Il perché lo spiega, ancora, l’autore del saggio:

“Perché un cardinale dell’XI secolo volle porlo in cattiva luce non solo nei confronti dei fedeli, ma soprattutto nei confronti della gerarchia ecclesiastica, che all’epoca aveva appena attraversato il periodo della lotta per le investiture, aveva visto il secondo Pontefice nominato dall’imperatore di Germania. Questo cardinale volle quindi mettere in cattiva luce quel periodo, non tanto la persona. Silvestro II era una persona eccezionale per l’epoca e si occupava di cultura a 360 gradi. Tant’è vero che si occupava anche di astronomia: da una specola del Laterano, guardava le stelle”.

Silvestro II si pose contemporaneamente come un uomo di fede e un uomo di scienza, come Pontefice e astronomo, dimostrando la possibilità di Fede e Ragione di camminare di pari passo verso Dio, come spiega il gesuita padre Ottavio De Bertolis, docente di Filosofia del diritto alla Pontificia Università Gregoriana:

“Ogni uomo di Chiesa non può non pensare che la fede e la ragione vengono comunque dal Creatore. Il problema, quindi, è concordare. Naturalmente, però, si tratta di due strade diverse che vengono da Dio e portano a Dio”.

In un periodo in cui si moltiplicavano le superstizioni da fine del mondo, Silvestro II aveva chiaro l’obiettivo di fare del Papa la stella polare del cristianesimo: un obiettivo che si concretizzò nella cristianizzazione delle terre d’Oriente, come spiega ancora padre De Bertolis:

“Non dobbiamo dimenticare che intorno all’Anno Mille l’Europa era, in grandissima parte, ancora pagana. Il suo sforzo, quindi, fu quello di portare l’evangelizzazione, anche attraverso un impulso missionario, in tutta quella che chiameremo l’Europa centrale”.

Cosa può insegnare, dunque, questo Papa medievale, all’uomo di oggi? Ci risponde ancora una volta padre De Bertolis:

“In genere, quello che insegna il Medioevo è che, nonostante i luoghi comuni, fu un periodo estremamente plurale. Ebbe una pluralità di protagonisti ed una pluralità di culture che sapevano convivere nel rispetto reciproco”.







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