2012-03-07 13:29:27

Giornata della Donna. "Giustizia e Pace": distanza enorme tra diritti riconosciuti e diritti applicati


Diverse iniziative ricordano in tutto il mondo la Giornata internazionale della Donna. E proprio al riconoscimento del contributo femminile alla società è dedicata l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese di marzo. Sulle sfide odierne, in particolare per la donna cristiana, Alessandro Gisotti ha intervistato Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”:RealAudioMP3

R. - Penso che quello che potremmo fare è chiedere allo Spirito, che fa muovere tutte le cose, di indicarci nuove vie perché l’apporto della donna nel sociale sia riconosciuto. La rivendicazione dei diritti, la richiesta del riconoscimento del ruolo che la donna ricopre quotidianamente nella società, sono tutte cose giuste e doverose. Ma è risaputo che rimane enorme la distanza tra quanto dicono le carte costituzionali e l’effettiva applicazione delle leggi.

D. - Cosa può dare la donna cristiana e il suo "genio femminile", per riprendere la celeberrima formula di Karol Wojtyla, alla società occidentale che spesso oggi tende ad apprezzare le donne più per l’immagine che per la propria identità?

R. - Parlando di genio femminile infatti si presuppone che la donna abbia una sua particolare vocazione proprio in quanto donna. Oggi questa vocazione non è data per scontata, anzi apertamente contestata specie dalla teoria del “gender”, oppure rimessa in discussione, anche in ambienti cristiani, specie se sono marcatamente femministi. Io credo che proprio per questo, la donna cristiana abbia un ruolo di primo piano da ricoprire nella soluzione della questione antropologica, che - come ci ricorda il Santo Padre nella Caritas in veritate - è la questione sociale di oggi. Allora io credo che la donna cristiana abbia il compito di coltivare quella ecologia umana - che era un'altra espressione cara a Papa Wojtyla e poi ripresa anche da Benedetto XVI - quella visione corretta della persona umana che è un tutt’uno di corpo, mente e spirito; quindi un giusto equilibrio di questi tre elementi nella persona umana in una visione comprensiva anche del rapporto uomo-donna. In tempo di crisi, la donna ha poi un ruolo particolare nell’umanizzazione dell’economia, in quel senso che ha auspicato Benedetto XVI nella Caritas in veritate, cioè questa dimensione della gratuità e del dono senza la quale - dice il Papa - “neanche il mercato può funzionare.”

D. - Parlando del contributo delle donne pensiamo a quanto la donna sia al servizio della pace, soprattutto nel Sud del mondo. Una sua riflessione anche a riguardo della scorta della sua esperienza, nel suo dicastero...

R. - Il pensiero naturalmente va subito all’assegnazione dei Premi Nobel del 2011 che sono andati a tre donne: due africane ed una yemenita. Mi viene in mente la signora del Burundi, Marguerite Barankitse, denominata “l’angelo del Burundi”, che ha assistito a quell’orrore tremendo del genocidio e non soltanto non ha cercato la vendetta, ma al contrario ha cercato la verità, il dialogo. Ha accolto diecimila bambini orfani di guerra, sia Tutsi che Hutu, nelle sue case. Quello che voglio sottolineare è questa capacità delle donne di accompagnare l’aspirazione alla pace in modo concreto e con opere concrete.

D. - Per l’8 marzo, quale augurio si sente di fare alle donne che ci ascoltano?

R. - Mi auguro che le donne siano contente di essere donne, che questa capacità che hanno di giocare su più fronti contemporaneamente - altra caratteristica femminile, no? - che la prendano come una sfida, come uno stimolo. E alla fine, quando si accetta la sfida e la si vince, dà veramente soddisfazione.

D. - “Donna sii te stessa”, per parafrasare Giovanni Paolo II...

R. - Esatto. E non solo. Sempre in questa occasione, vorrei consigliare non solo alle donne, ma anche agli uomini di riprendere in mano un brevissimo testo - in quest’anno in cui celebreremo i 50 anni dall’inizio del Vaticano II - un brevissimo ma intenso messaggio che Papa Paolo VI dà alle donne alla fine del Concilio. E fra le altre cose, affida loro il compito di riconciliare gli uomini con la vita, attraverso un’espressione che a me sembra molto forte: “Donne, trattenete la mano dell’uomo che in un momento di follia tentasse di distruggere la civiltà umana.” (bi)

“Impegnarsi di più per l'uguaglianza e il rafforzamento delle prerogative delle donne come diritto umano fondamentale da cui tutti possono trarre beneficio”. E’ l'appello lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale della donna. Nel mondo, cresce l’influenza femminile nella politica e negli affari, ma tanto resta da fare, dice, specie nei contesti rurali, nei quali bisogna investire per lo sviluppo delle nazioni. Tra le tante testimonianze da noi raccolte sull’impegno e la vita delle donne nel mondo, proponiamo una figura femminile di imprenditrice del sud Italia, Irene Giordano, che a Enna gestisce uno studio di consulenza per il lavoro e che ha scelto insieme con altre 200 attività italiane di aderire al progetto Economia di comunione del Movimento dei focolari. In che modo, dunque, una donna legge la crisi economica attuale e quali le risposte possibili? L’intervista è di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – A mio avviso, si tratta particolarmente di una crisi di rapporti, di capacità reciproca di relazione, che è poi quella che crea dinamiche positive dentro ai gruppi di lavoro, nelle aziende, e quindi anche nel più ampio contesto sociale. Penso che questa crisi sia sicuramente un’occasione per rivalutare e rivedere le contrapposizioni tra le parti sociali, le dinamiche tra imprenditori e lavoratori. E in questo l’Economia di comunione ha anche una parola da spendere.

D. – L’economia di comunione a cui lei aderisce come imprenditrice prevede la suddivisione degli utili tra azienda, formazione e anche fondo di solidarietà. Si riesce a far fronte alla crisi con questa logica, che non è quella del profitto?

R. – Restando ai dati, sono aumentate le aziende che aderiscono al progetto ed è aumentata la quantità di utili che sono stati condivisi nello scorso anno. Certo, le difficoltà ci sono, però probabilmente la disponibilità a essere più essenziali nelle attese di ritorno del lavoro che si fa – a condividere di più, a innovare e a coinvolgere tutte le potenzialità, quindi anche giovani e persone in disagio – in questo momento premia.

D. – Che effetto le fa sentire che al Sud lavora solo una donna su quattro, nonostante il 19 per cento, secondo gli ultimi dati, sia laureato contro il 12 per cento degli uomini? Come far fronte a questo che sembra un potenziale di crescita sprecato?

R. – Sicuramente, ci vuole più coraggio. Innegabilmente, al Sud ci sono anche meno strutture, meno supporti per la donna che lavora e un po’ sta venendo meno anche quell’apporto fornito dalle relazioni familiari e sociali. Per una donna, conciliare il lavoro con i tempi della famiglia sinceramente è ancora difficile. Tuttavia, questa situazione si può correggere e vedo anche segni di crescita e di cambiamento.

D. – Come donna imprenditrice, quali priorità indicherebbe per una sana crescita oggi?

R. – Ci vuole più capacità di donarsi e meno attese, meno pretese. Le priorità, sicuramente sono la condivisione e poi dare tanto spazio alla formazione, cioè crescere nel senso culturale, prepararsi e cercare di guidare il cambiamento verso mete positive.

D. – In questo il ruolo positivo delle donne qual è?

R. – La capacità di rilevare i bisogni e di avere quella attenzione in più nel suggerire modalità di risposta. Sicuramente, in questo tempo ci può giovare una sensibilità più alta. (bf)

Ultimo aggiornamento: 8\3\2012







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