Yemen. Attacchi di Al Qaeda nel Sud del Paese, oltre 100 morti
Oltre cento vittime, tra militari e combattenti. Questo il tragico bilancio dell'attacco
a sorpresa lanciato domenica da estremisti di al-Qaeda a Zinjibar, capitale della
provincia di Abyan, nel sul dello Yemen. Lo riferiscono fonti mediche e militari.
Un Paese, questo, da sempre diviso ed estremamente complesso, soprattutto per l’architettura
tribale su cui si basa. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maria Grazia
Enardu, docente di Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze:
R. – E’ un
Paese diviso e tribale, dove il termine “tribale” va inteso nel suo senso più profondo,
con una forte presenza saudita, per ovvie ragioni; ed è un Paese in cui al Qaeda ha
una sorta di casa madre, anche perché è un fenomeno della Penisola Arabica, che recentemente
ha visto al Qaeda rafforzarsi sia sfruttando il disordine del Paese, che ha avuto
anche un cambio di regime, sia anche usando metodi tradizionalissimi della Penisola
Arabica e cioè i matrimoni e le alleanze locali. L’aspetto paradossale è che nel fenomeno
di al Qaeda sono coinvolti i sauditi, sia come partecipazione sia come finanziamento:
non la Casa reale saudita, ma una significativa presenza saudita. Tutto questo suscita
disordine nell’intera area, nella regione, anche perché tradizionalmente uno Yemen
pericoloso attira l’attenzione dell’Egitto, come già avvenuto negli anni Sessanta
e questo aggiunge ulteriore instabilità.
D. – Bisogna dire anche che in Yemen
non sono mai mancate le armi, anche tra la popolazione. Chi le fornisce?
R.
– E’ un Paese in cui tutti i maschi adulti tradizionalmente hanno un fucile o qualcos’altro.
Si sa che l’esercito, quello che ha perso le battaglie contro i ribelli in questi
giorni, ha armi sovietiche perché già dagli anni Sessanta i sovietici avevano lì una
significativa presenza. Quindi probabilmente si tratta di vecchi armi di provenienza
russa.
D. – Lo Yemen è un Paese che resta sempre piuttosto defilato, eppure
è di una certa importanza per l’assetto geo-politico di quell’area...
R. –
Purtroppo sì. Il problema è che lo Yemen è un Paese con tantissimi ragazzi - la popolazione
è giovanissima - poverissimi, senza acqua, con un reddito bassissimo e anche molto
ignoranti. Tutto questo lo rende una potenziale polveriera per chiunque lo governi,
figuriamoci in situazioni del genere.
D. – Però abbiamo visto negli ultimi
mesi che c’è stata una presa di coscienza anche nei confronti del presidente Saleh,
che è poi uscito di scena. Quindi evidentemente le cose stanno leggermente cambiando...
R.
– Sì, anche se solo nelle città. Lo Yemen ha un territorio piuttosto vasto che è fuori
dalle città, che è controllato solo dalle tribù e siccome le tribù si muovono sul
territorio con un controllo straordinario, se non si controllano quei territori, non
si controlla lo Yemen. (mg)