2012-03-05 14:00:35

Yemen. Attacchi di Al Qaeda nel Sud del Paese, oltre 100 morti


Oltre cento vittime, tra militari e combattenti. Questo il tragico bilancio dell'attacco a sorpresa lanciato domenica da estremisti di al-Qaeda a Zinjibar, capitale della provincia di Abyan, nel sul dello Yemen. Lo riferiscono fonti mediche e militari. Un Paese, questo, da sempre diviso ed estremamente complesso, soprattutto per l’architettura tribale su cui si basa. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – E’ un Paese diviso e tribale, dove il termine “tribale” va inteso nel suo senso più profondo, con una forte presenza saudita, per ovvie ragioni; ed è un Paese in cui al Qaeda ha una sorta di casa madre, anche perché è un fenomeno della Penisola Arabica, che recentemente ha visto al Qaeda rafforzarsi sia sfruttando il disordine del Paese, che ha avuto anche un cambio di regime, sia anche usando metodi tradizionalissimi della Penisola Arabica e cioè i matrimoni e le alleanze locali. L’aspetto paradossale è che nel fenomeno di al Qaeda sono coinvolti i sauditi, sia come partecipazione sia come finanziamento: non la Casa reale saudita, ma una significativa presenza saudita. Tutto questo suscita disordine nell’intera area, nella regione, anche perché tradizionalmente uno Yemen pericoloso attira l’attenzione dell’Egitto, come già avvenuto negli anni Sessanta e questo aggiunge ulteriore instabilità.

D. – Bisogna dire anche che in Yemen non sono mai mancate le armi, anche tra la popolazione. Chi le fornisce?

R. – E’ un Paese in cui tutti i maschi adulti tradizionalmente hanno un fucile o qualcos’altro. Si sa che l’esercito, quello che ha perso le battaglie contro i ribelli in questi giorni, ha armi sovietiche perché già dagli anni Sessanta i sovietici avevano lì una significativa presenza. Quindi probabilmente si tratta di vecchi armi di provenienza russa.

D. – Lo Yemen è un Paese che resta sempre piuttosto defilato, eppure è di una certa importanza per l’assetto geo-politico di quell’area...

R. – Purtroppo sì. Il problema è che lo Yemen è un Paese con tantissimi ragazzi - la popolazione è giovanissima - poverissimi, senza acqua, con un reddito bassissimo e anche molto ignoranti. Tutto questo lo rende una potenziale polveriera per chiunque lo governi, figuriamoci in situazioni del genere.

D. – Però abbiamo visto negli ultimi mesi che c’è stata una presa di coscienza anche nei confronti del presidente Saleh, che è poi uscito di scena. Quindi evidentemente le cose stanno leggermente cambiando...

R. – Sì, anche se solo nelle città. Lo Yemen ha un territorio piuttosto vasto che è fuori dalle città, che è controllato solo dalle tribù e siccome le tribù si muovono sul territorio con un controllo straordinario, se non si controllano quei territori, non si controlla lo Yemen. (mg)







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