Sugli schermi italiani il film francese "Quasi amici"
E’ arrivato anche sugli schermi italiani “Quasi amici – Intouchables”, film della
coppia di giovani registi francesi Eric Toledano e Olivier Nakache, diventato uno
dei successi più inaspettati e clamorosi del cinema d’oltralpe: 20 milioni di spettatori
a oggi e 170 milioni di euro d'incasso. Un caso sul quale sono intervenuti critici
e sociologi, per la forza dirompente e comica con la quale nella pellicola, tratta
da una storia vera, è affrontato il tema dell’handicap e dell’emarginazione. Il servizio
di Luca Pellegrini:
E’ stato un
caso in Francia e in parte se ne capisce il perché. Più che per uno scandalo annunciato,
"Quasi amici – Intouchables" ha fatto parlare di sè per l’originale e spericolato
tentativo di affrontare l’handicap costruendo una commedia che effettivamente ha molte
risorse narrative e spunti di divertimento. I due personaggi protagonisti, diversamente
emarginati, per la disabilità fisica e per la condizione sociale, si sono conosciuti
e hanno tentato, pur rimanendo intoccabili come le loro vite e i loro caratteri, di
aiutarsi. Esistono veramente: l'uno è Philippe Pozzo di Borgo, che per una caduta
in parapendio rimane immobilizzato a vita dal collo in giù e scrive le sue memorie
dal titolo esplicito, "Il diavolo custode"; l'altro è Abdel, magrebino che a Parigi
cerca lavoro tentando di fuggire dal ghetto della banlieue e inaspettatamente lo trova
come improbabile badante del malato milionario. Senza falsi pudori, ma anche senza
derisione e con spiazzante canzonatura, questa commedia supera tutti i cliché parlando
di malattia e di speranza: l'improvvisato badante sconquassa le regole della psicologia
e della medicina, il ricco handicappato scopre in lui qualcuno che, come confessa,
finalmente gli stia vicino non per pietà, perché non gli serve e non sarebbe sincera,
ma per insufflare in quel suo corpo immobile una nuova gioia di vivere. La reazione
dei portatori di handicap in Francia - confida uno dei registi – è stata calorosa
e forte. Hanno detto unanimemente: "Erano tanti anni che aspettavamo un film che permettesse
al pubblico di ridere di noi". Certo la storia non fa leva sulla compassione né sulla
carità, ma sull’innaturale solidarietà tra i due, che ha sortito effetti positivi
nella realtà: Philippe ha accantonato l'idea della morte e oggi vive in Marocco, mentre
Abdel ha accettato una vita onesta e integrata nella società. Accusato ingiustamente
di razzismo, il film viene difeso dal bravo attore di colore Omar Sy nel ruolo dello
scatenato badante: "Le persone che accusano Intouchables di razzismo e derisione
si rifiutano di guardare al di là. Ma per tutti c'è una speranza, la capacità di essere
solidali, di andare oltre un nero pessimismo". E con il loro film così provocatorio,
i due scatenati registi francesi sembrano esserci riusciti.