2012-03-05 13:47:58

Somalia, ucciso un altro giornalista


A una settimana dalla conferenza politico-militare sulla Somalia che si svolgerà in Etiopia, le milizie al Shabaab sono state costrette a ritirarsi dalla città di Baidoa, già sede del governo somalo di transizione, prima dell’offensiva di al Qaeda nel 2007. Le Nazioni Unite intanto hanno approvato un rafforzamento del contingente militare dell’Unione Africana entro l’anno. In questo contesto così difficile, dove la popolazione civile paga un prezzo di sangue altissimo, continua la strage dei giornalisti locali. Oggi, l’ennesima esecuzione. Stefano Leszczynski ha intervistato Mimmo Candito, presidente di Reporter senza frontiere – Italia:RealAudioMP3

R. – Per un Paese come la Somalia, dove l’ordine è un’aspirazione impossibile, la lotta fra fazioni fa sì che anche i giornalisti siano coinvolti all’interno di questa logica di confronto militare.

D. – C’è dunque il rischio di un giornalismo che può essere coinvolto anche in questo tipo di lotte fra fazioni?

R. – In Paesi in conflitto, nei quali la legalità è un’affermazione astratta e dipende sostanzialmente dalla volontà del potere più forte, ecco che tutto diventa impraticabile. Quindi, o si cede alle sollecitazioni, alle pressioni, alle repressioni che arrivano dai poteri più forti, o altrimenti viene messo a tacere. Quindi, anche quando sia possibile l’esercizio del giornalismo come noi l’intendiamo, in forma spesso astratta, anche nei nostri Paesi occidentali, ecco che questo non si può realizzare, perché c’è l’intervento repressivo, violento, omicida del potere, che viene disturbato dall’esercizio di un racconto della realtà.

D. – Si sente sempre parlare del pericolo terrorismo, del problema della pirateria, pochissimo di quello che soffre la popolazione civile. Questo che segnale ci dà?

R. – Ci dà il segnale della difficoltà di rappresentare la realtà, quando si è travolti da un conflitto senza apparente via d’uscita. Tutto diventa barbarie e non si riesce a percepire esattamente, completamente, cosa significhi questa lotta nel vissuto quotidiano: lo sfascio delle vite individuali, lo sfascio della vita sociale, la distruzione di qualsiasi speranza di vita. Purtroppo questa è la guerra. (ap)







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