Onu: nuovo programma per ridurre la mortalità materna in quattro nazioni africane
Ancora oggi in Africa molte mamme e molti bambini muoiono perché non hanno la possibilità
di avere servizi sanitari adeguati. Non a caso la riduzione della mortalità materna
e infantile è uno dei grandi Obiettivi del Millennio, stabiliti dalle Nazioni Unite.
In particolare, l’accesso al parto assistito è la prestazione che più di ogni altra
segna drammaticamente la differenza tra i diversi paesi e le diverse classi sociali.
I problemi sono molti, e a volte banali per chi vive in altri contesti: i costi, la
difficoltà dei trasporti, la scarsità e la bassa qualità dei servizi locali. Le mortalità
materne nei Paesi interessati dal programma sono tra le più alte del mondo. In Angola
ne muoiono 14 ogni 1.000, in Etiopia 7 per 1.000, in Uganda 5 per 1.000, in Tanzania
9 per 1.000. Con il nuovo programma "Prima le mamme e i bambini", appena promosso,
l’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, insieme ad altre istituzioni cattoliche,
intende garantire l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato. Il programma
intende aumentare l’accesso ai servizi sanitari, in particolare al parto sicuro. Concretamente
l’intervento si focalizzerà sulla collaborazione con le istituzioni cattoliche del
settore sanitario, che operano in 4 distretti di Angola, Etiopia, Uganda, Tanzania,
che ricevono già un supporto governativo. La popolazione direttamente interessata
è complessivamente di circa 1.300mila abitanti, con 4 ospedali principali e 22 centri
di salute periferici che possono garantire il parto sicuro. L’obiettivo è di raddoppiare
in 5 anni il numero dei parti assistiti, passando dagli attuali 16 mila a oltre 33
mila l’anno, con il coinvolgimento di ospedali e Centri di salute governativi. Nell’arco
dei cinque anni saranno assicurati dal progetto complessivamente oltre 125 mila parti
assistiti, di cui 39 mila negli ospedali e 86 mila nei centri di salute governativi.
Le Istituzioni cattoliche non profit impegnate in questo progetto sono quella della
diocesi di Ondjiva, in Angola, proprietaria dell’ospedale di Chiulo, l’unico del Municipio
di Ombadja, con una popolazione di 300 mila abitanti; quella della Conferenza episcopale
etiope, in Etiopia, proprietaria dell’ospedale San Luca di Wolisso, l’unico della
South West Shoa Zone, di oltre un milione di abitanti; quella della diocesi di Apach,
in Uganda, proprietaria dell’ospedale di Aber, il solo del sotto distretto di Oyam,
di circa 343.600 abitanti; e quella della diocesi di Iringa, in Tanzania, proprietaria
dell’ospedale di Tosamaganga, il solo del Distretto di “Iringa Rural” di circa 262
mila abitanti. (R.P.)