2012-03-05 13:55:25

Iran al centro del colloquio tra Obama e Netanyahu


La questione nucleare iraniana sarà al centro del colloquio odierno tra Barack Obama e Benjamin Netanyahu. Il presidente americano riceverà il premier israeliano alla Casa Bianca in un momento particolarmente delicato nei rapporti tra Stati Uniti e Israele. A rendere più complicata la situazione è anche la campagna elettorale per le presidenziali Usa di novembre. Lo sottolinea il prof. Riccardo Redaelli, docente di geopolitica Università Cattolica di Milano, intervistato da Emanuela Campanile:RealAudioMP3

R. – Bisogna inquadrare il problema che è davvero complicato. Innanzitutto è un anno elettorale negli Usa e noi sappiamo bene quanto le lobby politiche più vicine ad Israele negli Stati Uniti contino e quindi Obama deve essere molto prudente, anche perché i repubblicani, pur divisi fra loro, cercano in ogni modo di screditare Obama dicendo che non sostiene Israele, che non difende Israele. Nell’amministrazione Obama e all’interno delle forze armate statunitensi, sono in molti a ritenere che un’azione militare, cioè un bombardamento di siti nucleari iraniani, sia una pessima soluzione, non solo per gli Stati Uniti, l’Occidente e per la regione, ma per lo stesso Israele. Sono dubbi che vi sono anche in Israele. Del resto, se non vi fossero più questo tipo di dubbi, l’attacco ci sarebbe già stato. E’ evidente che Israele vuole avere le mani libere, perché non si fida troppo di Obama e, dato che qualcuno in Israele, non tutti per la verità, ritengono questo programma sia una minaccia esistenziale alla sopravvivenza di Israele stesso, allora vogliono a tutti i costi le "mani libere". Tanto negli Stati Uniti quanto in Israele non vi è una piena convergenza: molti analisti militari dell’intelligence israeliana hanno grandi dubbi sull’efficacia di questo attacco preventivo. Più l’Iran continuerà in questa sua politica ambigua, di continuare ad arricchire l’uranio al 20 per cento, e più sarà facile uno scivolamento verso soluzioni estreme.

D. – L’Unione Europea, alle prese con una grande crisi economica, ha un atteggiamento forse abbastanza neutro rispetto a quello che sta succedendo in Medio Oriente...

R. – Come europeo a me piacerebbe che la crisi dell’Unione Europea fosse solo una crisi economica, in realtà è una crisi politica. Noi ci siamo schierati con gli Stati Uniti sulle sanzioni energetiche che pure penalizzano molto anche il nostro Paese, ma è chiaro che vi è una differenza molto forte, una rivalità interna che ci nuoce, e soprattutto in Medio Oriente la nostra voce è terribilmente flebile. L’Europa dovrebbe giocare un ruolo attivo più forte, soprattutto forse scostarsi maggiormente dagli Stati Uniti, per cercare di convincere gli iraniani che un accordo è possibile, credibile e positivo per noi, ma anche per loro. (ap)







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