Incontro dei vescovi del Sud-Est Europa. Mons. Giordano: i cristiani siano protagonisti
della costruzione europea
I presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa sono da oggi a Strasburgo
per il loro 12.mo incontro, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa
e dalla Missione Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. L’evento
prevede, tra l’altro, la celebrazione della Messa per l’Europa mercoledì 7 marzo alle
ore 18.30 nella Cattedrale di Strasburgo. Sugli obiettivi di questo incontro Sergio
Centofanti ha intervistato mons. Aldo Giordano, osservatore permanente
della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:
R. - Noi ci
rendiamo conto che è importante che i cristiani siano là dove si prendono delle decisioni
a livello europeo. E quindi l’obiettivo è di conoscere meglio le istituzioni europee,
di mostrare loro il nostro interesse e la nostra presenza e acquistare una nuova competenza
da poter poi trasmettere ai popoli e alle comunità, affinché i laici diventino protagonisti
di questa costruzione europea.
D. - Questo incontro si svolge in un momento
di grave crisi per l’Europa: la Chiesa come può aiutare ad uscire da questa situazione?
R.
- Noi notiamo certamente una crisi dell’identità stessa dell’Europa. Credo che il
contributo della Chiesa su questo punto sia determinante, perché noi vediamo come
l’Europa abbia un’identità non solo economica, ma politica e soprattutto culturale.
In questa identità culturale, la dimensione del cristianesimo è determinante. Noi
non possiamo concepire nulla dei duemila anni dell’Europa senza fare riferimento al
cristianesimo. Nel cuore del cristianesimo, un altro aspetto è certamente quello della
solidarietà, questa dimensione di solidarietà, di rispetto dell’altro, di amore dell’altro…
Un altro contributo del cristianesimo è il fatto che introduca la novità della carità
nella società. La carità naturalmente non esiste senza giustizia, ma la carità va
anche oltre la giustizia: introduce una dimensione di gratuità, introduce anche una
dimensione di perdono e di dono che in questo momento storico sono aspetti di enorme
originalità.
D. - La famiglia sta diventando una realtà sempre più fragile:
cosa dire?
R. - Penso che un compito fondamentale sia, innanzitutto, ridefinire
che cos’è la famiglia, ridare un contenuto alla parola “famiglia”. Noi purtroppo assistiamo
addirittura alla difficoltà di dire cos’è “famiglia”. Noi vediamo la famiglia nella
realtà, nella natura, vista da Dio nel rapporto uomo-donna, un rapporto aperto alla
vita. Invece all’interno di questa parola vengono messi oggi dei concetti che sono
contrari a questo. Anche alcuni termini come “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”
o addirittura “uomo”, “donna”, trovano delle difficoltà: sono delle parole che quasi
perdono il loro contenuto, tendono a sparire per andare verso il generico. Dire genitore
A, genitore B, o dire coniuge A, coniuge B, o ancora “non siamo uomo e donna, ma siamo
gender”…c’è questa specie di allontanamento dalla realtà che tocca molti aspetti della
cultura europea attuale. Quindi il nostro sforzo è di tornare alla realtà, per noi
credenti la realtà voluta da Dio sul tema della famiglia.
D. - Al centro dell’incontro
anche il tema della libertà religiosa, in pericolo anche in Occidente. Vediamo ad
esempio la questione dell’obiezione di coscienza negli Stati Uniti…
R. - Da
una parte, riguardo alla religione in genere, vedo che c’è un nuovo interesse. Le
istituzioni internazionali sono ben coscienti che la religione è determinante per
i popoli, per le culture, è quindi un riferimento essenziale; dall’altra, abbiamo
molti passi da fare. Innanzi tutto ottenere - da una parte - una libertà di culto,
una libertà di organizzazione interna, una libertà di poter professare, poter insegnare
la propria fede, ma dall’altra parte il fatto di essere presenti nello spazio pubblico,
quello che il Papa sottolinea spesso: “Dio ha diritto di essere nello spazio pubblico”.
Se togliamo Dio, abbiamo veramente tolto la base della convivenza per la pace, per
la solidarietà. In questo ambito abbiamo molte questioni: pensiamo alla presenza dei
simboli religiosi nello spazio pubblico e anche la questione - da lei citata - dell’obiezione
di coscienza; il rispetto che le organizzazioni delle realtà religiose possano essere
fedeli alla loro etica, alla loro morale, ai loro principi, ai loro valori, e non
siano costrette, in qualche maniera dal potere, ad andare contro i propri valori.
Conosciamo il fatto delle discriminazioni per motivi religiosi fino a forme di persecuzione.
I Paesi del Sud-Est Europa che saranno rappresentati qui dai vescovi sono Paesi che
incontrano difficoltà. La Chiesa cattolica è in minoranza numerica e quindi anche
le domande che sono proprie delle minoranze: dal riconoscimento delle Chiese alla
reale libertà di espressione, ad una reale possibilità di essere presenti nello spazio
pubblico. Vedo che un altro grande dibattito in Europa è il rapporto tra la libertà
di espressione dei media, che oggi è molto sottolineata, e, dall’altra, il rispetto
per i valori delle religioni. Fin dove può andare la libertà di espressione? Fin dove
vai a violare o ad incitare alla violenza e all’odio contro le religioni o i valori
religiosi?
D. – Ma c’è il pericolo che la fede cristiana venga sempre più emarginata
e privatizzata in Europa?
R. – Sì, che ci sia da una parte questo tentativo
è evidente; che ci siano forze che lavorano in questo senso è chiaro. Dall’altra parte,
però, io noto una nuova coscienza, anche nei credenti, del fatto cristiano e c’è anche
– direi – una nuova paura, una nuova interrogazione che circola per l’Europa. Siamo
un po’ meno arroganti, perché siamo meno sicuri, abbiamo più paure. E questo ci mette
di nuovo in un atteggiamento di ricerca, di attenzione a quali siano i valori fondanti
della vita, qual è il senso delle cose, il senso dell'esistere; e quindi credo che
il cristianesimo in questo senso ha una grandissima chance.
D. – Anche il tema
della bioetica è molto caldo...
R. – Recentemente l’Assemblea parlamentare
ha detto di no all’eutanasia, ha detto che l’eutanasia va sempre rifiutata, e questo
è positivo. Qualche tempo fa, in una risoluzione, si sono pronunciati a favore dell’obiezione
di coscienza del personale medico. C’è stata una sentenza della Corte, che ha detto
che l’Austria ha diritto di rifiutare la fecondazione in vitro eterologa, cioè la
fecondazione in vitro con un seme che viene dall’esterno della coppia. C’è stata una
sentenza che riguardava l’Irlanda, dove se non altro la Corte ha detto che non esiste
un diritto all’aborto, però i temi legati all’origine della vita, i temi legati alla
nascita, legati alla crescita, legati al mondo medico, legati alla fine della vita
sono veramente di un’attualità enorme. Anche qui credo che la questione di fondo tocchi
la visione dell’uomo stessa: qui si gioca il futuro della persona umana stessa.
D.
– Tra le sfide di questi Paesi del Sud-est Europa c’è anche il dialogo ecumenico...
R.
– Da una parte queste Chiese hanno delle difficoltà, ma vivono anche dei laboratori
di dialogo ecumenico, di incontro tra le religioni, che diventa molto utile per tutta
l’Europa. Quindi, spero che questo incontro sia occasione perché la voce di queste
Chiese sia più ascoltata anche dalle altre Chiese, da tutta l’Europa. Visitando questi
Paesi ho visto che c’è spesso una vivacità di vita cristiana, che mi sembra esemplare,
visto il difficile contesto in cui si trovano.
D. – Mercoledì ci sarà la Messa
per l’Europa...
R. – Sì, è una proposta che vogliamo fare nella splendida Cattedrale
di Strasburgo, dove parteciperanno questi vescovi della regione del Sud-Est Europa.
Abbiamo invitato i rappresentanti del Consiglio d’Europa ed anche comunità o amici
che sappiamo si interessano in particolare dell’Europa, nella coscienza, come dice
il Papa nella Caritas in veritate, che la vita pacifica, la vita solidale, la vita
giusta tra i popoli in fondo sia un dono che noi dobbiamo ricevere e che dobbiamo
invocare. Quindi diamo un segno di preghiera per dire che l’Europa deve aprire le
proprie braccia per accogliere un dono che Dio vuole fare all’Europa. Dio non ha mai
abbandonato l’Europa: se siamo noi ad avere abbandonato Dio, il problema è nostro.
Dio, però, ha dato la vita per questa Europa e questa Messa vuole essere un prendere
coscienza e vivere un evento di invocazione a Dio.