In primo piano in Italia la riforma del Parlamento e dell'esecutivo
Più poteri al presidente del Consiglio, sì alla sfiducia costruttiva e semplificazione
delle procedure parlamentari. Queste le novità di una prima bozza di riforma costituzionale
che sarebbe stata messa a punto da esponenti di Pdl, Pd e Terzo Polo. Il testo, anticipato
dall’agenzia Ansa, avrebbe ottenuto un primo via libera bipartisan e se venisse adottato
ufficialmente dai leader, potrebbe poi essere presentato sotto forma di disegno di
legge costituzionale. Tra i vari punti, anche il taglio dei parlamentari di circa
il 20 per cento. Un passo importante? Debora Donnini lo ha chiesto al prof.
Paolo Savarese, docente di filosofia del diritto all’Università di Teramo:
R. - Se questo
è un primo passo per rivedere l’architettura dello Stato e i meccanismi della rappresentanza,
ben venga. L’importante è che si rivedano i meccanismi di legislazione, che vengano
distinti da quelli di governo e non si dia a quest’ultimo mano libera di scrivere
le leggi senza controllo. Il governo non può chiedere al Parlamento di essere il notaio
delle sue decisioni. La riduzione del numero dei parlamentari dovrebbe essere il primo
passo per riequilibrare i poteri dello Stato. L’importante è che rimanga la centralità
del Parlamento.
D. – In queste proposte c’è anche l’ipotesi di un rafforzamento
del Parlamento con il superamento del bicameralismo paritario e l’introduzione di
elementi di federalismo istituzionale, ma anche di un processo legislativo semplificato.
Questo potrebbe essere utile come semplificazione della possibilità di fare le leggi?
R.
- Questo sembra un meccanismo di semplificazione. L’importante è che si garantisca
la trasparenza del meccanismo legislativo e di decisione. Il Paese deve essere informato
di chi sta decidendo e su che cosa; naturalmente sul presupposto della fiducia che
si accorda ai rappresentanti, i parlamentari.
D. - In questa bozza si parlerebbe
anche di un rafforzamento del premier, che potrebbe proporre al presidente della Repubblica
la nomina e la revoca dei ministri, potrebbe ottenere la fiducia a maggioranza semplice
e la sfiducia, solo costruttiva, dovrebbe essere data a maggioranza assoluta. In Italia,
si parla da tanto tempo di un rafforzamento della figura del presidente del Consiglio
per semplificare, per dare più solidità ad una legislazione...
R. - La trasformazione
del presidente del Consiglio in un vero premier, la vedo positivamente, nella misura
in cui consente al premier di governare, assumendosi le sue responsabilità di fronte
al Parlamento e al Paese, superando quindi una serie di blocchi di vario genere che
impediscono un’azione di governo trasparente ed efficace. Questo però non deve essere
un escamotage per dare al premier il potere di "scrivere" le leggi.
D. - Complessivamente,
secondo Lei, queste novità potrebbero portare a meno “ribaltoni”, quindi consentire
di fare delle azioni di governo più durature, più incisive?
R. - Lo strumento
tecnico va in quella direzione; però dobbiamo aver chiaro che la governabilità di
un Paese non dipende soltanto dagli strumenti e da come sono descritti, ma dal rapporto
di fiducia tra governanti e governati. Questa è la grande sfida. (bi)