La crisi economica internazionale. L’agenzia di valutazione Moody's ha tagliato l’affidabilità
della Grecia portando il rating da “Ca” fino a “C” ovvero “spazzatura”. In settimana,
la firma a Bruxelles del patto di bilancio Ue, ma permangono le difficoltà di Spagna
e Olanda, che non ottengono deroghe per deficit eccessivo. Massimiliano Menichetti
ha intervistato Roberto Artoni, professore ordinario di Scienza delle finanze
alla Bocconi di Milano:
R. – Probabilmente
abbiamo superato la punta più virulenta della crisi finanziaria, però tutti i problemi
sostanziali e reali rimangono aperti. L’indicazione della Spagna, a prescindere dalla
situazione greca, è molto evidente: in queste condizioni, diventa difficile perseguire
quegli obiettivi di pareggio del bilancio che sono stati posti. Questo per quanto
riguarda la Spagna, che sembrava avesse una situazione ormai abbastanza tranquilla.
Per quanto riguarda la Grecia, invece, la situazione credo sia semplicemente drammatica,
e Moody’s ha preso atto della situazione che c’è.
D. – Secondo alcuni, gli
aiuti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europa alla Grecia
porteranno soltanto un’apparente boccata di ossigeno ad un Paese che non è in grado
di organizzare uno sviluppo interno. Secondo lei è così?
R. – E’ capitata -
diciamo così - fra i detenuti della prigione per debiti: il debitore non era certamente
in grado di pagare i debiti, quando veniva messo in prigione. Analogamente la Grecia,
se non può sviluppare la domanda interna e la sua attività interna, non riuscirà mai
a riequilibrare la situazione. Oltretutto, hanno affermato che non c’è default in
Grecia quando, invece, hanno ridotto la consistenza del debito privato del 75 per
cento. Per cui, la situazione greca è sostanzialmente insolubile in questi termini.
Si potrebbe porre rimedio alla situazione solo sviluppando, di nuovo, l’economia greca.
Ma questi provvedimenti di taglio indiscriminato della spesa pubblica, della domanda
privata e dei salari, sono assolutamente contraddittori con le ipotesi di riequilibrio.
D. – Il 30 ed il 31 marzo prossimi si ridiscuterà del fondo “salva-Stati”.
Perché, su questo punto, non si riesce a trovare un accordo?
R. – E’ un fondo
con cui si interviene per stabilizzare i corsi dei titoli di Stato. Servirebbe di
certo a stabilizzare le aspettative e non a risolvere i problemi reali, però non si
riesce a concretizzarlo perché i tedeschi sono dell’idea che i Paesi “mediterranei”
sono stati “peccatori”. Devono seguire una politica di deflazione interna che ripristini,
in qualche modo, una sorta di equilibrio, solo che i soldi pubblici dipendono dall’andamento
economico, per cui la situazione peggiora sempre più. C’è però un interesse generale
nel creare una struttura di questo tipo: i tedeschi, con un’economia europea in dissesto,
vanno in dissesto anche loro, perché non possono sperare di vivere esportando chissà
dove. C’è una sorta di inter-dipendenza tra le diverse aree dell’Europa che consiglierebbe
di seguire politiche molto più vicine ad un’idea di un’unione politica che non di
una semplice unione monetaria, come quella attuale.
D. – L’Europa, quindi,
non sta seguendo proprio delle linee giuste nel risolvere la crisi?
R. – No.
C’è un problema di ri-creazione dei livelli di domanda adeguati, che sostenga i livelli
di attività e riassorba la disoccupazione. Ora, questo concetto di responsabilità
pubblica per i livelli di attività non fa ancora parte dei discorsi e degli atteggiamenti,
soprattutto dei tedeschi.
D. – In sostanza, mi sta dicendo che mancherebbe
quindi un piano di crescita a lungo periodo...
R. – Se devo essere sincero,
manca un piano di crescita anche nel breve periodo. (vv)