No Tav, mons. Nosiglia: isolare gli estremisti, ma ascoltare la gente
Il dialogo sulla realizzazione della Tav è possibile solo se cessano le violenze.
E’ quanto afferma in una nota il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri al termine
di un vertice al Viminale, convocato dopo gli scontri della notte scorsa in val di
susa che hanno provocato decine di feriti. Ma la protesta dei militanti anti Tav continua.
Servizio di Giampiero Guadagni
Il Governo nazionale
e le istituzioni locali confermano il loro impegno per la realizzazione della tav
Torino-Lione in Val di Susa. Un investimento, sottolinea il Viminale, di valore nazionale
ed europeo per lo sviluppo e il lavoro e che l'Unione Europea ha inserito tra le dieci
priorità infrastrutturali strategiche. Alle comunità locali viene chiesto di superare
ogni forma di contrapposizione pregiudiziale. Il dialogo sulla realizzazione è possibile
sole quando cesseranno le violenze. Come quelle che si sono registrate la notte scorsa
a Chianocco, presso lo svincolo autostradale dell'A32 Torino-Bardonecchia. Numerosi
feriti tra le forze dell’ordine e tra i manifestanti. Tra questi anche il leader storico
del movimento Alberto Perino. Cinque i fermi, uno dei quali tramutato in arresto.
E nel primo pomeriggio a Roma un gruppo di manifestanti ha occupato per un paio d'ore
la sede nazionale del Partito Democratico. Il segretario Bersani ha fatto sapere di
essere disponibile al confronto, ma ha ricordato che c’è gente che quando annusa il
disagio e la protesta ci infila la violenza e l'eversione.
Sulla drammatica
situazione nella valle piemontese, Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo
di Torino, Cesare Nosiglia:
R. – Innanzitutto
desidero esprimere la mia vicinanza a Luca Abbà che in questo momento è in gravi condizioni
all’ospedale. Mi auguro che possa guarire presto e per questo prego Dio, per lui,
per i suoi famigliari, che gli sono accanto, e per quanti condividono la sua sofferenza.
Poi, credo che quanto sta accadendo in tutta Italia, da parte di gruppi che contestano
la Tav, vada oltre il puro, complesso e spinoso problema che interessa la Val di Susa,
il Piemonte, e segnali un disagio sociale più vasto, che sta crescendo in seguito
anche alle difficoltà che derivano dalla crisi economica che stiamo attraversando.
Credo che proprio dentro questo contesto più ampio si inseriscono frange che fanno
della violenza e della lotta contro lo Stato il loro obiettivo, strumentalizzando
la questione vissuta in Val di Susa. Mi permetto di rivolgere un forte invito ai cristiani
e a tutti gli uomini di buona volontà che abitano in Val di Susa affinché operino
per abbassare la tensione che genera contrapposizioni, scontri violenti, isolando
gli estremisti e riaffermando le proprie ragioni ma attraverso quelle vie legali,
pubbliche, che la nostra democrazia offre.
D. – La sensazione è che emerga
proprio l’assenza della mediazione della politica…
R. – Credo che per un po’
di tempo, certamente, c’è stata questa mancanza, questo pendolarismo ondeggiante della
politica tra il sì e il no, almeno in certe forze politiche. Ma mi pare che da un
certo tempo in avanti, in questi ultimi anni, la politica ha cercato la mediazione
e pur di fronte a valutazioni differenti circa la positività o meno dell’opera, sia
per lo più contraria a ogni forma di comportamenti violenti e illegali che poi si
ritorcono di fatto contro quanti manifestano pacificamente e legittimamente. La cosa
più negativa sarebbe che la politica e le istituzioni non manifestassero posizioni
chiare e concordi contro ogni forma palese o larvata di legittimazione della violenza.
La cosa più positiva da parte della politica resta l’impegno di sostenere un serio
e continuo dialogo con la popolazione locale che è quella più interessata e coinvolta
nell’opera, nel tentativo, certamente difficile, ma non impossibile, di mediare di
fronte a una situazione complessa.
D. – In questa situazione quale, invece,
può essere il ruolo della Chiesa piemontese?
R. – Riconosco, e va riconosciuto
da tutti, alla Chiesa locale di Susa, al suo vescovo, come agli organismi regionali,
che hanno assunto una posizione di grande equilibrio. Credo che sia compito della
Chiesa proprio quello di richiamare tutti a trovare vie di soluzioni a problemi complessi,
nell’attenzione alle varie posizioni in causa ma favorendo sempre il rispetto della
legalità, il dialogo non teorico sui principi ma su fatti, su problemi, su esigenze
concrete della gente, con uno spirito aperto al confronto basato sul reciproco ascolto
e sulla collaborazione libera da posizioni di puro stampo ideologico, ovviamente.
D.
– Questa vicenda pone un’altra riflessione e cioè la difficoltà tra un potere nazionale
ed un potere europeo e un sentire locale che non coincidono per niente, non è l’unico
caso...
R. – Ha ragione, non è ’unico caso, perché succede ed è successo in
tante parti che i programmi nazionali e sovranazionali a volte confliggono con quelli
locali. Allora in questo caso è necessario che si attivino tutte quelle vie democratiche
perché si giunga a soluzioni che non passino sulla testa della gente senza averla
ascoltata e per quanto possibile ne accolgano le osservazioni, le indicazioni. Mi
pare che in Val di Susa è da oltre 20 anni che ci si trova di fronte a questo problema
per raggiungere un punto di incontro che salvaguardasse l’habitat e la salute dei
cittadini e desse risposte appropriate alle varie obiezioni sollevate dalla popolazione.
A questo punto, però, esiste una decisione che gli organi preposti dello Stato hanno
preso e credo che alla fine bisognava che qualcuno dovesse decidere per non trascinare
in avanti all’infinito un problema del genere. Questa decisione può essere certamente
in modo legittimo contestata ma con metodi democratici e civili, privi di ogni forma
di violenza, sia verso i lavoratori che operano nel cantiere, sia verso le forze dell’ordine,
che devono far rispettare la legge a tutti nel territorio. Tuttavia resta sempre decisivo
che l’opera, se si farà, dovrà corrispondere a tutte quelle garanzie che le popolazioni
locali hanno più volte espresse e documentate nelle diverse sedi istituzionali. (bf)