L'obiezione di coscienza tra etica e politica in un Convegno a Roma
"L’obiezione di coscienza come diritto umano". Questo l’argomento del convegno promosso
ieri a Roma dal centro studi Tocqueville-Acton, dalla Fondazione Novae Terrae e dalla
Rubbettino editore. Un tema, tra etica e politica, tornato all’attualità delle cronache
dopo la decisione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, di obbligare tutte
le strutture ospedaliere, comprese quelle cattoliche, a fornire gratuitamente contraccettivi
e prodotti abortivi. Il servizio di Michele Raviart:
L’annuncio di
Barack Obama ha imposto al dibattito pubblico statunitense una questione, quella dell’obiezione
di coscienza, che in America è strettamente legata alla libertà religiosa. Obbligare
le assicurazioni sanitarie a garantire gratuitamente l’accesso ai contraccettivi e
all’aborto significa, per un cittadino americano, un’ingerenza indebita del governo
federale su scelte personali e un attacco al primo emendamento della Costituzione.
Ed il parziale passo indietro dell’amministrazione non è stato giudicato sufficiente
da chi si oppone a questo aspetto controverso della riforma sanitaria, primi tra tutti
i vescovi americani, guidati dal cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan.
Ecco la riflessione del prof.Robert Royal, presidente del "Faith and
Reason Institute" di Washington, intervenuto al convegno:
"Tutti i nostri
vescovi sono d’accordo che questa è una minaccia alla libertà religiosa. Anche gli
evangelici, gli ebrei, i musulmani e i laici si trovano d’accordo con loro. Io sono
ottimista, perché negli Stati Uniti in questi giorni c’è stata questa reazione, misurata,
ma allo stesso tempo forte, che dice: 'Dobbiamo risolvere la questione della libertà
prima dei dettagli di questo provvedimento sulla salute'”.
Nel Vecchio
Continente, il diritto all’obiezione di coscienza è stato sancito dal Consiglio d’Europa
nel 2010, come ha ricordato al convegno l’onorevole Luca Volonté, capogruppo del Partito
popolare europeo. Ma se è vero che “nessuna persona può essere costretta ad eseguire
un aborto”, non mancano i rischi di aggirare le normative esistenti. La riflessione
del prof.Francesco D’Agostino dell’Università di Roma "Tor Vergata":
"L’attacco
che oggi viene fatto all’obiezione di coscienza cerca di porre gli obiettori in una
situazione di emarginazione sociale, ad esempio, dicendo ai giovani che vogliono studiare
medicina, 'se siete obiettori all’aborto non potete studiare ginecologia'. Questo
attacco all’obiezione è molto subdolo, perché apparentemente, salva la legislazione
sull’obiezione di coscienza, ma nel concreto, pone tali handicap a coloro che vorrebbero
pubblicamente dichiararsi obiettori da indurli a cambiare strada".
L’obiezione
di coscienza è il risultato di millenni di tensione tra etica e politica. Dall’Antigone
di Sofocle, lacerata tra la legge degli dèi e la legge del re, a San Tommaso d’Aquino
ed Henry Thoreau, la legittima disobbedienza alle leggi giudicate ingiuste è ormai
uno degli indicatori più significativi del rapporto tra cittadini e potere. Ancora
il giurista D’Agostino.
"Uno Stato che accetta di riconoscere l’obiezione
di coscienza, è uno Stato che rinuncia alla propria onnipotenza, e accetta che alcuni
cittadini si possano autoregolamentare in modo diverso. L’obiezione di coscienza va
difesa - oltre che per i valori che gli obiettori portano avanti - perché si trova
pienamente in linea con una logica di limitazione del potere statale contro ogni tentazione
assolutistica che il potere porta inevitabilmente con sé".