"Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani": 9 volumi per descrivere la fisionomia
di una terra di confine
Un progetto iniziato una decina di anni fa e arrivato alla conclusione con la recente
pubblicazione degli ultimi quattro volumi dedicati all’Età contemporanea: stiamo parlando
del “Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani”, curato da Cesare Scalon con
la collaborazione di circa 250 studiosi. L’opera completa comprende altri cinque volumi
che prendono in esame il Medioevo e l’Età veneta e si ispirata al celebre "Notizie
delle vite e delle opere scritte da' letterati del Friuli" di Gian Giuseppe Liruti,
vissuto tra il 1689 e il 1780. Il Nuovo Liruti raccoglie le biografie di personaggi
noti e meno noti che hanno contribuito nel tempo a definire la fisionomia culturale
del Friuli e che hanno dato lustro a questa terra. 1300 quelli documentati per quanto
riguarda i due secoli più vicini a noi. Adriana Masotti ha chiesto al prof.
Cesare Scalon, già direttore del Dipartimento di Scienze storiche e documentarie
e pro-rettore dell’Università di Udine, se all’inizio di questo percorso poteva immaginare
la ricchezza che sarebbe emersa dalle sue ricerche.
R. - E’ stato
un progetto complesso e non immaginavo la ricchezza che sarebbe emersa da tutto questo
lavoro e devo anche dire che non immaginavo le difficoltà che avremmo dovuto incontrare.
Io ho diretto dal punto di vista scientifico il progetto, ma in questo lavoro sono
stati coinvolti circa 250 studiosi, non solo italiani ma anche stranieri. Un progetto
che ha richiesto anche un impegno finanziario - direi - notevole.
D. - Qual
è l’importanza per una comunità, per un popolo, un’opera come quella del Dizionario,
cioè la memoria scritta di chi ha vissuto in un certo territorio e ne ha fatto la
storia?
R. - Lo scopo del Dizionario era quella di raccogliere le biografie
dei personaggi, grandi e piccoli, che hanno costruito la fisionomia culturale del
Friuli nel corso del tempo. Attraverso le biografie del Dizionario viene fuori la
natura particolare di questa regione, che è stata terra di confine e luogo di incontro
tra popoli diversi: latino, tedesco, slavo. Quindi il Dizionario è come una chiave
di accesso a questo mondo e non rappresenta solo un’apertura verso il passato, ma
probabilmente anche uno spunto di grande riflessione, rivolta all’Europa moderna:
si vede che, al di là dei nazionalismi dell’Ottocento, alle radici di questa regione
- che è il Friuli - sta una realtà come il Patriarcato di Aquileia, in cui sono convissuti
popoli diversi. Quindi il Patriarcato - questa realtà religiosa - è, in qualche modo,
alle radici dell’identità del Friuli e al tempo stesso è stata una realtà di grande
apertura, dove popoli diversi, per secoli, sono convissuti. Adesso si può guardare
con grande interesse a questa storia e vedere, in qualche modo, l’anticipazione -
come dicevo - dell’Europa moderna, per tanti versi.
D. - E’ possibile cioè
attingere ancora a quell’ esperienza del passato per l’oggi e per il futuro?
R.
- Se si crede che la storia possa avere ancora un interesse, e io sono profondamente
convinto di questo, che la storia sia ancora molto utile per chi voglia guardare il
futuro…. Diciamo che la prospettiva generale del lavoro è stata non tanto quella di
definire o di raccogliere le biografie dei personaggi che sono nati qui, quindi un
discorso di carattere etnico, ma un discorso che riguarda anche i personaggi che qui
sono arrivati e che sono passati, anche per breve tempo, ma che hanno dato una fisionomia
a questa regione.
D. - Quindi una regione aperta alle varie esperienze storiche,
culturali…
R. - Una regione che ha conosciuto momenti di chiusura e secoli
di grande apertura; luogo d’incontro e luogo di scontro, qui si è combattuta, ad esempio,
la I Guerra Mondiale; questa terra è stata teatro di avvenimenti tragici della II
Guerra Mondiale; al tempo stesso è stata una regione dove si sono sperimentate forme
di convivenza, perché - come dicevo prima - tornando all’esperienza del Patriarcato
che sta alle radici del Friuli, questo Patriarcato comprendeva tranquillamente popoli
diversi che facevano parte, tutti, di questa realtà religiosa, ma anche politica.
D.
- Oltre 1.300 i personaggi del Friuli documentati negli ultimi 4 volumi dedicati all’età
contemporanea: tra questi ci può fare qualche esempio?
R. - Per esempio, Pietro
Savorgnan di Brazzà: la capitale del Congo Brazzaville è l’unica capitale che ha conservato
il nome dell’esploratore occidentale che l’ha fondata. Pensi al linguista Graziadio
Isaia Ascoli; mi viene in mente anche Pio Paschini, già magnifico rettore dell’Università
Lateranense, il cui nome è ritornato spesso in quest’ultimo periodo nelle cronache
culturali per la sua “Vita di Galileo”, che è stato un grande storico della Chiesa
e, al tempo stesso, uno storico del Friuli. Non famoso, ma grandissimo studioso, morto
qualche anno fa, Vittorio Peri, che è stato scriptor Graecus alla Biblioteca Apostolica
Vaticana.
D. - Cito due altri personaggi diversissimi: uno, ancora uomo di
Chiesa, il cardinale Celso Costantini e l’alpinista Ardito Desio…
R. - Vogliamo
fare anche un altro nome? Il nome di Pasolini, dal punto di vista letterario un grande
personaggio. Il nome dei fratelli Basaldella: la copertina dell’ultima parte del quarto
volume degli ultimi tomi del Dizionario Biografico si apre con una fotografia della
Cancellata delle Fosse Ardeatine, fatte proprio da Basaldella.
D. - A chi
è diretta questa grande mole di lavoro? A chi vorrebbe che arrivasse?
R. -
Noi abbiamo pensato di fare un lavoro che potesse essere letto e consultato da persone
di media cultura e quindi un Dizionario anche facile da leggere e che dà la possibilità
poi allo studioso, che voglia approfondire il discorso, di approfondirlo, perché c’è
sempre una bibliografia aggiornatissima. Le biografie nel complesso sono molto agili,
proprio per facilitare la lettura e la consultazione a un pubblico normale. Sono moltissime
poi le immagini che sono soprattutto, laddove questo è stato possibile, i ritratti
dei personaggi di cui si danno le biografie. (mg)