2012-02-29 13:45:47

Lavoro e valori religiosi: il punto con il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni


Il contributo del mondo ebraico ad una riflessione sul lavoro: al centro dell’intervista realizzata oggi a partire dalla pubblicazione dedicata dall’agenzia Onu al contributo che le diverse religioni possono offrire in tema di lavoro, intitolata Convergenze: lavoro dignitoso, giustizia sociale e tradizioni religiose. Fausta Speranza ha intervistato Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma:RealAudioMP3

R. – Nella Bibbia vi sono normative molto precise e dettagliate, a cominciare dal rispetto del sabato come giorno in cui non si deve lavorare. Poi vi sono norme specifiche che riguardano il compenso ai salariati. Queste norme bibliche sono discusse ampiamente nei testi della tradizione rabbinica ed esistono interi trattati del Talmud che si occupano di diritto del lavoro.

D. – Che valore ha precisamente il sabato nella tradizione giudaica?

R. – Il sabato riguarda sia la cessazione delle attività che la reclinazione dello spirito in senso religioso e spirituale. Quindi è il giorno in cui è proibito non soltanto lavorare, ma è proibito agire sulla realtà circostante, modificandola con azioni che possono anche essere insignificanti - accendere un fiammifero o accendere la luce - ma che mostrano in qualche modo la capacità che ha l’intelligenza umana di trasformare il mondo circostante. Ci si chiede in questo giorno di astenersi da queste azioni, perché bisogna entrare nel ruolo di chi ha avuto il permesso di trasformare il Creato e in quel giorno deve contemplare. Quindi c’è chiaramente il riposo lavorativo ma c’è la crescita spirituale.

D. – Quali sono i valori profondi che il mondo giudaico può aver trasmesso all’Organizzazione internazionale del lavoro, che ha voluto – diciamo così- consultare le religioni?

R. – Sono valori antichissimi, per certi aspetti sempre rivoluzionari: quello della dignità del lavoro, della dignità del compenso, della libertà, del fatto che l’uomo si nobiliti con il lavoro ma non debba essere schiavo del lavoro e che nessuno debba essere sfruttato o sfruttatore degli altri. Sono elementi cardinali di una concezione umana che ha valore perenne.

D. – Nel recente passato con tante battaglie sindacali e sociali sembrava che fossero stati acquisiti almeno dalle società occidentali dei principi di base del rispetto del lavoro che invece ora vediamo in qualche caso si rischia di perdere. La stessa società occidentale oggi presenta forme di schiavismo nell’ambito del lavoro, che sono nuove…

R. – Era stato raggiunto molto faticosamente un certo tipo di equilibrio e regolamentazione dei rapporti di lavoro, anche se non un equilibrio ideale: c’erano sempre zone oscure, con privilegi dall’una e dall’altra parte. Comunque, la situazione era abbastanza matura. Ma oggi soprattutto nel quadro delle nuove immigrazioni e della precarietà del lavoro si cerca di scivolare molto indietro nella storia! Ci sono sempre persone che rincorrono il guadagno e il profitto senza morale. Il guadagno non è assolutamente un valore negativo: nemmeno nella nostra tradizione la ricerca di un onesto compenso, di un onesto guadagno, è considerata negativamente. Il problema è inserire questa ricerca di guadagno in una sfera morale: nulla deve essere fatto, calpestando i diritti altrui e sfruttando gli altri, offendendo la dignità. Il guadagno è lecito, ma bisogna rispettare le persone coinvolte.

D. – Che effetto le ha fatto leggere che alcuni elementi, fondamenti della tradizione giudaica, insieme con quelli della tradizione cristiana o musulmana, comparivano in un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro?

R. – Io spero che non sia soltanto un’immagine scenografica, ma che ci si lavori. In ogni caso alcuni concetti base sono condivisi, ma poi c’è tutta una dottrina molto dettagliata che, non conoscendole, non so se dica le stesse cose delle altre. (ap)







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