Algeria: la Chiesa fa memoria dei 50 anni d'indipendenza del Paese
“Per la nostra Chiesa d’Algeria, e la nostra diocesi, fare memoria con il popolo algerino
significa accogliere le grazie che hanno delineato questa storia e renderne grazie;
è anche ricevere oggi grazie di luce per fare verità su questa storia, è accogliere
grazie di perdono, per la guarigione delle ferite provocate da questa storia”: è quanto
scrive il vescovo di Costantina-Ippona, mons. Paul Desfarges, a proposito del 50.mo
anniversario dell’indipendenza dell’Algeria che si celebra quest’anno. Nell’editoriale
del periodico “L’Écho du diocèse de Constantine et d’Hippone” il presule ricorda che
dal momento in cui l’Algeria ha raggiunto l’indipendenza la Chiesa ha vissuto un momento
cruciale della sua storia, poiché con la partenza – nel dolore e nello sconforto –
di gran parte degli europei che vivevano nel Paese, le chiese si sono svuotate dei
loro fedeli e che le piaghe nel cuore di molti di loro non sono ancora del tutto cicatrizzate.
“So che molti – prosegue mons. Desfarges – attraverso la preghiera per e con la nostra
Chiesa, attraverso i legami conservati con il Paese, continuano il lavoro di guarigione
del cuore e della memoria”. Il presule descrive inoltre il percorso della Chiesa in
Algeria durante la guerra di liberazione, le parole coraggiose dell’allora arcivescovo
di Algeri, il cardinale Etienne Duval, contro la tortura, la vicinanza fraterna e
rischiosa dei cristiani al fianco degli algerini nella loro lotta per l’indipendenza
che ha rafforzato i legami di sempre della Chiesa con il suo popolo. “La Chiesa –
spiega il vescovo di Costantina-Ippona – nel momento dell’indipendenza ha detto ancora
si alla sua vocazione di essere Chiesa per tutto il suo popolo d’Algeria”. Per celebrare
l’indipendenza del Paese e fare memoria della storia, la diocesi di Costantina-Ippona
propone un percorso di riflessione attraverso al rilettura delle testimonianze di
alcune personalità degli anni sessanta, e ciò anche per evidenziare il cammino della
Chiesa in Algeria, un cammino di fraternità nel quale resta anche il ricordo di martiri,
non solo cristiani, ma anche musulmani, e ancora donne, giornalisti, intellettuali.
Oggi, per i cristiani d’Algeria e le nuove generazioni, sottolinea mons. Desfarges,
rievocare il passato non significa volgersi in maniera nostalgica ad un passato glorioso
o doloroso, ma significa “prendere parte a questa Storia Santa che si sta scrivendo”.
(T.C.)