La passione del popolo siriano. Intervista al nunzio a Damasco
Ancora massacri in Siria. Affinché si fermino le violenze, l’Unione Europea ha varato
nuove sanzioni nei confronti del regime di Damasco, mentre ampio consenso, quasi il
90%, ha fatto registrare il referendum sulla nuova Costituzione proposta dal presidente
Al Assad. Sull’emergenza umanitaria che sta vivendo il popolo siriano, Stefano
Leszczynski ha intervistato mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco.
R. – Tutte le
varie denominazioni cristiane in questi giorni, chi un po’ prima, chi qualche giorno
dopo, sono entrate nel tempo liturgico della Quaresima. Io riflettevo in questi giorni
che qui in Siria è iniziata una quaresima più di 11 mesi fa, presto saranno 12 mesi,
e addirittura a ben considerare tutto il popolo siriano è entrato in queste ultime
settimane nel tempo di passione. Basta leggere le notizie, vedere le immagini… In
questa Quaresima ci stanno dentro tutti, dai bambini di alcuni mesi a persone di tutte
le età, i giovani, gli anziani… Direi che questa Quaresima, questi giorni di passione,
è qualcosa che fa impressione… Ho avuto - se posso dire - una brevissima pausa di
questa Quaresima due giorni fa quando sono stato a Tartus, una città sul Mediterraneo,
per l’insediamento di un vescovo, che è durato poco, e ho percepito tutto il clima
di insicurezza… Le autorità mi hanno dato il permesso di poter andare in questa città
che finora è stata risparmiata dalla violenza, però mi hanno detto che potevo solo
con l’aereo perché viaggiando per strada poteva essere pericoloso. Proprio ieri, lunedì,
mi ha contattato un sacerdote di Homs, col quale spesso siamo in contatto, per dirmi
che non poteva scendere per strada, ci sono cadaveri di militari, di civili, ci sono
feriti, è rischiosissimo scendere per strada e sottrarre queste persone ferite, questi
cadaveri… Quando ieri pomeriggio sono rientrato a Damasco, all’esterno dell’aeroporto,
c’erano gruppi di donne, vestite di nero, e il sacerdote siriano che mi accompagnava
subito mi ha detto che si trattava di una circostanza di lutto, abbiamo salutato queste
persone, scambiato qualche parola. Si trattava di familiari di soldati le cui salme
stavano per arrivare: 12 militari uccisi in conflitto. Tutti, di qualsiasi estrazione
sociale, di qualsiasi età, viviamo questo tempo di Quaresima, questo tempo di passione.
Fa impressione che anche bambini di pochi mesi siano coinvolti in questo clima di
passione.
D. - L'Unicef ha denunciato anche l'uccisione di molti bambini...
R.
- Mi ha impressionato vedere i bambini vittime di questo conflitto. L’Unicef parla
ormai di 500 bambini morti. Qualche giorno fa leggevo una notizia di un piccolo bebè,
di solo 10 mesi, che era stato anche lui preso con tutta la sua famiglia, se non erro
di 17 persone, in una città vicino a Homs: tutta la famiglia è stata messa al muro
e mitragliata, compreso questo bebè di 10 mesi. Qualche giorno prima avevo letto un’altra
storia, ancora molto triste: una bambina che partecipava al funerale di un’altra bambina
falciata da colpi di arma da fuoco. Quante di queste tristi circostanze si vengono
a conoscere e si vedono le immagini… La situazione umanitaria, soprattutto in certi
luoghi, questo tempo di passione è soprattutto visibile in alcuni luoghi, in alcune
città, in questo momento particolare a Homs dove c’è una grave crisi umanitaria: scarseggiano
i viveri di prima necessità, scarseggiano le medicine, è difficile soccorrere e curare
i feriti, seppellire i morti… Inoltre ci sono le sofferenze di tutta la popolazione
in questo Paese. Si parla ormai di migliaia e migliaia di sfollati, di gente che vive
naturalmente con grave difficoltà per scarsità di generi di prima necessità. Manca
spesso anche la luce e altre cose necessarie, però direi che in questo clima così
triste, così doloroso, se vogliamo vedere anche un po’ l’altra parte della medaglia,
fa bene anche vedere la solidarietà internazionale un po’ a tutti i livelli, alle
volte con grosse difficoltà, con iniziative non riuscite… Però la comunità internazionale
cerca di darsi da fare, in particolare vorrei menzionare le istituzioni umanitarie,
le più importanti la Croce Rossa, la Mezzaluna, ma poi un’infinità di altre istituzioni
assistenziali, caritative che si danno da fare per alleviare le sofferenze di tutta
questa gente.
D. - Questo dà un po’ di speranza alla popolazione?
R.
- Direi di sì. Dà speranza un po’ a tutti noi sapere che in questa Quaresima abbiamo
la solidarietà di tutti i cristiani e soprattutto del Santo Padre, che prega, pensa
alle sofferenze e attraverso i suoi collaboratori, cerca di vedere come alleviare
queste ultime, come far arrivare la pace e la riconciliazione in Siria. C’è la solidarietà
di tutti i cristiani del mondo, che in questo tempo di Quaresima pensano a queste
zone di conflitto, di sofferenza di dolore e ancora -aggiungerei- a largo raggio,
sento e credo nella solidarietà di tante persone, uomini e donne, che chiamano e si
danno da fare per la pace.
D. - Una situazione in cui è molto difficile poter
immaginare una possibilità di dialogo..
R. - Purtroppo queste possibilità di
dialogo, con quello che sta succedendo, sembrano allontanarsi sempre di più. Però
anche qui la comunità internazionale non deve lasciar cadere le braccia. Bisogna continuamente
cercare, tentare di trovare delle occasioni, delle vie, e mantenere vivo a tutti i
costi, questo interesse per arrivare alla cessazione delle ostilità, dello spargimento
di sangue e tentare una via di uscita. La cosa più urgente sarebbe di riuscire ad
arrivare ad una cessazione del conflitto in alcune zone - come ad esempio ad Homs
- per poter concedere e permettere alle istituzioni umanitarie di portare soccorso.
D.
Come è stato vissuto in Siria il referendum costituzionale appena svoltosi?
R.
- Domenica si è tenuto il referendum sulla nuova costituzione: non è mio compito entrare
nei dettagli. Potrei fare un’osservazione a riguardo: come si sa, il testo della nuova
Costituzione è stato consegnato al presidente della Repubblica durante i primi giorni
di febbraio dal comitato incaricato di redigerlo. Dopo tre settimane la gente è stata
chiamata ad esprimere il proprio parere con il voto; quindi il tempo non era – direi
- sufficiente per poter discutere e prendere in esame questa nuova costituzione. Naturalmente,
come è stato anche da tutti rilevato, anche le circostanze, non hanno aiutato in questo
senso. Per quanto riguarda la situazione dei cristiani si è conservato quello che
già c’era nella precedente costituzione: le varie e differenti comunità religiose,
si regolano in base al codice di statuto personale. In particolare, come accadeva
in passato, si regolano circa le questioni familiari, separazioni, eredità. Tutto
ciò, è regolato secondo le leggi canoniche ecclesiastiche. Poi ci sono altri punti,
ad esempio, bisognerebbe chiarire meglio dove si dice che la legge islamica costituisce
una referenza principale per la legislazione. Bisogna vedere poi se anche in pratica
questo porta a una qualche restrizione in più rispetto alla costituzione precedente,
oppure se più o meno è conservata la stessa legislazione. Poi insieme agli esperti
bisognerà analizzare le conseguenze di altri aspetti. Non c’è stato tempo sufficiente
per poter discutere il testo e per poter fare delle considerazioni. In genere, per
quanto riguarda i cristiani, quello che ho visto, i loro pastori gli hanno consigliato
per il bene della nazione, per la pace, per la cessazione del conflitto di andare
a esprimere il loro parere. Naturalmente poi ciascuno cristiano si è regolato secondo
la sua coscienza. (bi)