2012-02-28 13:20:10

La passione del popolo siriano. Intervista al nunzio a Damasco


Ancora massacri in Siria. Affinché si fermino le violenze, l’Unione Europea ha varato nuove sanzioni nei confronti del regime di Damasco, mentre ampio consenso, quasi il 90%, ha fatto registrare il referendum sulla nuova Costituzione proposta dal presidente Al Assad. Sull’emergenza umanitaria che sta vivendo il popolo siriano, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco.RealAudioMP3

R. – Tutte le varie denominazioni cristiane in questi giorni, chi un po’ prima, chi qualche giorno dopo, sono entrate nel tempo liturgico della Quaresima. Io riflettevo in questi giorni che qui in Siria è iniziata una quaresima più di 11 mesi fa, presto saranno 12 mesi, e addirittura a ben considerare tutto il popolo siriano è entrato in queste ultime settimane nel tempo di passione. Basta leggere le notizie, vedere le immagini… In questa Quaresima ci stanno dentro tutti, dai bambini di alcuni mesi a persone di tutte le età, i giovani, gli anziani… Direi che questa Quaresima, questi giorni di passione, è qualcosa che fa impressione… Ho avuto - se posso dire - una brevissima pausa di questa Quaresima due giorni fa quando sono stato a Tartus, una città sul Mediterraneo, per l’insediamento di un vescovo, che è durato poco, e ho percepito tutto il clima di insicurezza… Le autorità mi hanno dato il permesso di poter andare in questa città che finora è stata risparmiata dalla violenza, però mi hanno detto che potevo solo con l’aereo perché viaggiando per strada poteva essere pericoloso. Proprio ieri, lunedì, mi ha contattato un sacerdote di Homs, col quale spesso siamo in contatto, per dirmi che non poteva scendere per strada, ci sono cadaveri di militari, di civili, ci sono feriti, è rischiosissimo scendere per strada e sottrarre queste persone ferite, questi cadaveri… Quando ieri pomeriggio sono rientrato a Damasco, all’esterno dell’aeroporto, c’erano gruppi di donne, vestite di nero, e il sacerdote siriano che mi accompagnava subito mi ha detto che si trattava di una circostanza di lutto, abbiamo salutato queste persone, scambiato qualche parola. Si trattava di familiari di soldati le cui salme stavano per arrivare: 12 militari uccisi in conflitto. Tutti, di qualsiasi estrazione sociale, di qualsiasi età, viviamo questo tempo di Quaresima, questo tempo di passione. Fa impressione che anche bambini di pochi mesi siano coinvolti in questo clima di passione.

D. - L'Unicef ha denunciato anche l'uccisione di molti bambini...

R. - Mi ha impressionato vedere i bambini vittime di questo conflitto. L’Unicef parla ormai di 500 bambini morti. Qualche giorno fa leggevo una notizia di un piccolo bebè, di solo 10 mesi, che era stato anche lui preso con tutta la sua famiglia, se non erro di 17 persone, in una città vicino a Homs: tutta la famiglia è stata messa al muro e mitragliata, compreso questo bebè di 10 mesi. Qualche giorno prima avevo letto un’altra storia, ancora molto triste: una bambina che partecipava al funerale di un’altra bambina falciata da colpi di arma da fuoco. Quante di queste tristi circostanze si vengono a conoscere e si vedono le immagini… La situazione umanitaria, soprattutto in certi luoghi, questo tempo di passione è soprattutto visibile in alcuni luoghi, in alcune città, in questo momento particolare a Homs dove c’è una grave crisi umanitaria: scarseggiano i viveri di prima necessità, scarseggiano le medicine, è difficile soccorrere e curare i feriti, seppellire i morti… Inoltre ci sono le sofferenze di tutta la popolazione in questo Paese. Si parla ormai di migliaia e migliaia di sfollati, di gente che vive naturalmente con grave difficoltà per scarsità di generi di prima necessità. Manca spesso anche la luce e altre cose necessarie, però direi che in questo clima così triste, così doloroso, se vogliamo vedere anche un po’ l’altra parte della medaglia, fa bene anche vedere la solidarietà internazionale un po’ a tutti i livelli, alle volte con grosse difficoltà, con iniziative non riuscite… Però la comunità internazionale cerca di darsi da fare, in particolare vorrei menzionare le istituzioni umanitarie, le più importanti la Croce Rossa, la Mezzaluna, ma poi un’infinità di altre istituzioni assistenziali, caritative che si danno da fare per alleviare le sofferenze di tutta questa gente.

D. - Questo dà un po’ di speranza alla popolazione?

R. - Direi di sì. Dà speranza un po’ a tutti noi sapere che in questa Quaresima abbiamo la solidarietà di tutti i cristiani e soprattutto del Santo Padre, che prega, pensa alle sofferenze e attraverso i suoi collaboratori, cerca di vedere come alleviare queste ultime, come far arrivare la pace e la riconciliazione in Siria. C’è la solidarietà di tutti i cristiani del mondo, che in questo tempo di Quaresima pensano a queste zone di conflitto, di sofferenza di dolore e ancora -aggiungerei- a largo raggio, sento e credo nella solidarietà di tante persone, uomini e donne, che chiamano e si danno da fare per la pace.

D. - Una situazione in cui è molto difficile poter immaginare una possibilità di dialogo..

R. - Purtroppo queste possibilità di dialogo, con quello che sta succedendo, sembrano allontanarsi sempre di più. Però anche qui la comunità internazionale non deve lasciar cadere le braccia. Bisogna continuamente cercare, tentare di trovare delle occasioni, delle vie, e mantenere vivo a tutti i costi, questo interesse per arrivare alla cessazione delle ostilità, dello spargimento di sangue e tentare una via di uscita. La cosa più urgente sarebbe di riuscire ad arrivare ad una cessazione del conflitto in alcune zone - come ad esempio ad Homs - per poter concedere e permettere alle istituzioni umanitarie di portare soccorso.

D. Come è stato vissuto in Siria il referendum costituzionale appena svoltosi?

R. - Domenica si è tenuto il referendum sulla nuova costituzione: non è mio compito entrare nei dettagli. Potrei fare un’osservazione a riguardo: come si sa, il testo della nuova Costituzione è stato consegnato al presidente della Repubblica durante i primi giorni di febbraio dal comitato incaricato di redigerlo. Dopo tre settimane la gente è stata chiamata ad esprimere il proprio parere con il voto; quindi il tempo non era – direi - sufficiente per poter discutere e prendere in esame questa nuova costituzione. Naturalmente, come è stato anche da tutti rilevato, anche le circostanze, non hanno aiutato in questo senso. Per quanto riguarda la situazione dei cristiani si è conservato quello che già c’era nella precedente costituzione: le varie e differenti comunità religiose, si regolano in base al codice di statuto personale. In particolare, come accadeva in passato, si regolano circa le questioni familiari, separazioni, eredità. Tutto ciò, è regolato secondo le leggi canoniche ecclesiastiche. Poi ci sono altri punti, ad esempio, bisognerebbe chiarire meglio dove si dice che la legge islamica costituisce una referenza principale per la legislazione. Bisogna vedere poi se anche in pratica questo porta a una qualche restrizione in più rispetto alla costituzione precedente, oppure se più o meno è conservata la stessa legislazione. Poi insieme agli esperti bisognerà analizzare le conseguenze di altri aspetti. Non c’è stato tempo sufficiente per poter discutere il testo e per poter fare delle considerazioni. In genere, per quanto riguarda i cristiani, quello che ho visto, i loro pastori gli hanno consigliato per il bene della nazione, per la pace, per la cessazione del conflitto di andare a esprimere il loro parere. Naturalmente poi ciascuno cristiano si è regolato secondo la sua coscienza. (bi)







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