2012-02-27 14:08:40

Timor Est: cattolici pregano per le strade di Dili alla vigilia delle elezioni


Pregare e operare per un futuro di giustizia e di pace a Timor Est: con questo spirito i fedeli cattolici di Timor Est sono scesi in strada – riferisce l’agenzia Fides - per lanciare un messaggio a tutto il Paese, alla vigilia delle elezioni presidenziali previste il 17 marzo prossimo. L’atmosfera della vigilia è tesa, dopo che alcune bombe sono state ritrovate davanti agli uffici della Commissione per le elezioni. Nel giugno prossimo si terranno anche le elezioni del Parlamento e si temono violenti disordini come durante le elezioni del 2006. Per scongiurare questo rischio si è tenuta il 21 febbraio scorso la manifestazione “Cambiare il cuore, cambiare il mondo”, organizzata dalla “Conferenza dei Superiori religiosi di Timor Est” in collaborazione con la Commissione “Giustizia e Pace” della Diocesi di Dili, coinvolgendo sacerdoti, religiosi, suore, laici, studenti delle sette parrocchie di Dili. Un corteo pacifico e silenzioso, che ha ritmato il suo cammino con la preghiera, guidato dal vescovo di Dili, mons. Alberto Ricardo da Silva, attraversando la città per dare una testimonianza di fede, di pace, di speranza. Il vescovo, invocando la pace per Timor Est, ha chiesto a tutti i fedeli di “pregare e di collaborare per il buon esito delle elezioni. Per fare questo, cioè per cambiare la realtà esterna e la società - ha rimarcato il presule - è necessaria la conversione interna, quella del cuore”. I partecipanti, a conclusione della manifestazione, hanno recitato la “Preghiera per le elezioni generali 2012”, che sarà letta nelle tre diocesi di Timor Est fino al 12 giugno, giorno delle elezioni parlamentari. Secondo gli osservatori dell“International Crisis Group” (Icg), le prossime elezioni presidenziali e parlamentari a Timor Est saranno “un passo importante nel consolidamento della stabilità interna” e “un’opportunità per lasciarsi alle spalle un passato violento”. Il rischio maggiore per il Paese, nota l’Icg “è la quasi completa impunità per la violenza politica”. I candidati, si afferma “devono dire chiaramente che tali crimini non saranno più tollerati”. (R.G.)







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