Nord Nigeria: dopo l’attentato alla chiesa l’arcivescovo di Jos chiede di fermare
le rappresaglie
S’infiamma lo scontro tra musulmani e cristiani nel Nord della Nigeria. Sconfortato
mons. Ignatius Ayau Kaigama, dichiara: “siamo stati troppo ottimisti” e “dopo un periodo
di pace e calma, le bombe sono tornate ad esplodere a Jos”. L’ultima ieri mattina
in una Chiesa protestante: un’attacco suicida con un’auto bomba. Tre fedeli morti,
più uno dei due attentatori, il secondo sbalzato dal veicolo è stato linciato da alcuni
giovani cristiani, che poi per rappresaglia hanno ucciso altri 3 autisti di moto taxi
ed incendiato diversi negozi, poco lontano dal luogo dell’attentato. Attentato rivendicato
dalla setta Boko Haram, affiliata ad al Qaeda per il Maghreb islamico (Aqmi), che
ha già firmato una serie di attacchi specie nel nord della Nigeria, ma che hanno toccato
anche Abuja, capitale del più popoloso Paese africano, diviso tra Nord povero a maggioranza
musulmana e Sud più ricco, con i cristiani maggioritari. In difficoltà il presidente
cristiano Goodluck Jonathan: non sono servite le misure di sicurezza adottate dopo
le stragi di matrice islamica. Ed ora la Chiesa nigeriana teme “per il clima di paura,
di tensione e di rabbia”, che potrebbe indurre i cristiani a farsi giustizia da soli,
o rinfocolare rivalità interne. 8 cristiani sono stati arrestati perché sospettati
di voler attaccare una chiesa evangelica. Per questo il vescovo di Jos lancia un appello:
“non provocate nessuno e non cedete alla provocazione, compiendo rappresaglie”. Questo
è l’insegnamento della Chiesa, “occorre invece permettere alla Legge - sottolinea
- di fare il suo corso per bloccare e punire chi commette questi crimini”. Intanto
da Strasburgo si levano le voci di Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo,
e di Mauro, presidente dei deputati italiani, perché la comunità internazionale ponga
fine al massacro dei cristiani in Nigeria. (A cura di Roberta Gisotti)