2012-02-25 14:34:15

Violenze in Siria: oltre 20 morti. Conferenza di Tunisi: tregua umanitaria


E' di oltre 20 morti il bilancio della repressione oggi in diverse zone della Siria. Lo riferiscono attivisti citati dalla tv panaraba Al Arabiya. Condanna unanime delle violenze è stata espressa dagli oltre 50 delegati internazionali riuniti ieri a Tunisi per la Conferenza dei Paesi amici della Siria. Presente come Osservatore della Santa Sede anche mons. Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto. E poi un appello per una tregua umanitaria. Per capire quale peso potrà avere il pronunciamento di Tunisi, Fausta Speranza ha intervistato Arduino Paniccia, docente di studi strategici all’Università di Trieste:RealAudioMP3

R. - Naturalmente può aver peso soltanto se accompagnato da una forte decisione di almeno due interlocutori internazionali - l’Unione Europea e le Nazioni Unite - per cominciare una vera svolta sulla vicenda siriana. Tuttavia, in questo momento - è inutile negarselo - dietro le quinte vi è la posizione della Federazione Russa e anche quella della Cina. Quindi non si è ancora pronti ad affrontare lo scontro diplomatico generale che, peraltro, potrebbe poi preludere anche a qualcosa di più, considerando che in questi giorni la Nato sta seriamente analizzando l’ipotesi di un intervento quanto meno a difesa dei corridoi umanitari.

D. - Va detto che in questo momento tutta l’area è particolarmente sensibile: c’è la questione iraniana e c’è un po’ tutta la questione della cosiddetta “primavera araba” nella zona...

R. - Credo che questo sia il problema principale: è vero, l’Iran ha scelto una strategia nella quale si propone, comunque, come nuovo leader dell’area e al quale possono praticamente far riferimento non solo la Siria, ma anche molti altri Paesi. Entrare nella vicenda su una posizione molto dura di intervento potrebbe comportare che la situazione degeneri. In questo caso verrebbero coinvolte anche regioni vicine alla Siria: il Libano prima di tutto e ci sarebbe poi anche il problema di Israele. Quindi la cautela dell’Europa e anche la cautela delle Nazioni Unite è soprattutto dovuta a questo fatto: dietro la vicenda, prima di tutto, c’è il problema iraniano.

D. - Professor Paniccia, c’è in ballo il referendum sulla Costituzione promosso dal presidente Assad con la promessa di multipartitismo, la fine del partito unico Baath: può essere una misura concreta? Può essere sufficiente in questo momento?

R. - Potrebbe essere l’inizio di una svolta da parte del regime. Non è mai facile pensare al regime che riforma se stesso. Tuttavia le pressioni su Assad sono molto forti e sono forti oggi anche da alcune parti delle forze armate, che sono sostanzialmente quelle che lo sostengono, ma non si sa fin quando potrà durare, perché il movimento dei ribelli sta crescendo e vi sono Paesi che, ormai hanno - bene o male - non voglio dire delle truppe, ma dei commandi di intelligence all’interno della Siria. Quindi Assad sa che questa è una nuova delle poche ultime carte che può giocare.

D. - La domanda è: al movimento potrebbero bastare le riforme costituzionali? Il movimento è nato come una delle tante rivendicazioni da “primavera araba” ma sembra che stia assumendo connotazioni un po’ diverse...

R. - Non credo che questo basti al movimento. L’opposizione a Assad è molto frantumata, appunto, e spalleggiata da molte diverse parti: quindi il referendum per il movimento, per coloro che hanno scelto la linea di combattere, non basterà. Questo può servire ad una opinione pubblica ancora a sostegno di Assad - che c’è ancora, anche se molto più indebolita - e può servire all’opinione internazionale per cogliere il modo di cercare di entrare, invece che con la forza delle armi e dei corridoi, in un altro modo nella vicenda siriana. Ma il movimento di base contro Assad credo che non si fermerebbe, non avrebbe dei forti effetti. Questo lo hanno dimostrato tutte le rivolte arabe. (mg)







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