No dell'associazionismo alla soppressione dell'Agenzia per il Terzo Settore
Dopo l’annuncio nel gennaio scorso, il Consiglio dei Ministri di ieri ha stabilito
la soppressione dell’Agenzia per il Terzo settore, voluta per promuovere e sostenere
le realtà della società civile e le loro attività. Irritazione e contrarietà era stata
espressa sin dall’inizio dal mondo dell’associazionismo per il quale, ora che le competenze
passeranno al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, verrà meno l’importante
caratteristica di terzietà dell’Agenzia. Francesca Sabatinelli ha intervistato
Sergio Marelli, direttore generale di Focsiv-Volontari nel mondo.
R. – Io non
metto in dubbio che ci siano le competenze e le risorse all’interno del Ministero
per poter svolgere alcuni dei ruoli che prima l’Agenzia svolgeva. Quello che viene
meno è proprio la “terzietà”, e cioè il fatto che era un’agenzia, seppur voluta e
promossa dal governo, sostenuta dalle rappresentanze della stessa società civile e
partecipata anche da esponenti che avevano una lunga esperienza di gestione all’interno
della associazioni del terzo settore. Questa “terzietà” era la grande qualità che
in questi anni si è vista nella possibilità di esercitare questo compito in modo terzo,
cioè autonomamente anche dalle azioni di governo e dalle scelte prese.
D. –
Il risparmio che si andrà ad ottenere dalla chiusura dell'Agenzia può definirsi notevole?
R.
– Questo è proprio il punto più dolente, anzi addirittura incomprensibile, perché
ormai l’Agenzia, dopo i successivi tagli che erano stati perpetrati dai governi precedenti,
era arrivata ad un costo veramente minimale, di poco al di sotto del milione di euro.
Quindi, è proprio difficile comprendere che per risparmiare poche centinaia di migliaia
di euro si sia posto fine ad un’esperienza che, appunto, ha dimostrato in questi anni
tutto il suo valore e tutta la sua validità.
D. – La decisione del Consiglio
dei Ministri che situazione crea tra il terzo settore e il governo Monti che, sin
dalla sua nascita, ha dimostrato l’intenzione di adottare una certa sensibilità nei
confronti di questa realtà?
R. – C’erano stati dei segnali molto interessanti,
di grande apertura e attenzione nei nostri confronti. Pensiamo ad esempio all’avere
instaurato di nuovo la consultazione con i rappresentanti del forum del terzo settore,
che sono una delle parti sociali in Italia, in occasione delle manovre finanziarie.
Lo ha stabilito il presidente del Consiglio Mario Monti dopo che il governo Berlusconi
aveva, di fatto, abbandonato questa prassi, questa pratica. Questi segnali molto positivi
dell'inizio poi però – e questo è l’ennesimo caso – si sono affievoliti nelle scelte
concrete che questo governo ha fatto. I tagli sul terzo settore, il non sostegno concretamente,
non avendo messo delle risorse adeguate sufficienti per il welfare, per il volontariato,
per l’associazionismo in Italia, sono delle scelte che lasciano quantomeno perplessi.
Noi abbiamo sempre detto soprattutto che ciò che ci mette più in difficoltà è che
anche nel caso di questa decisione di chiusura dell’Agenzia per il Terzo Settore non
ci sia stata alcuna consultazione con noi. Noi eravamo pronti anche a trovare delle
soluzioni alternative, proprio in materia di risorse, facendoci carico, come sempre
abbiamo fatto, anche della difficile situazione in cui verte il Paese, in cui vertono
le casse dello Stato.
D. – Marelli, è stata anche annunciata la possibilità
di uno stop alle partenze dei volontari del servizio civile nel 2013, sempre a causa
della mancanza di fondi. Ancora una volta, categorie più svantaggiate, i giovani,
vengono colpiti...
R. – Sì, anche questo è l’ennesimo esempio che conferma
che le buone intenzioni manifestate all’inizio, all’insediamento di questo esecutivo,
poi in diversi casi si sono tradotte in scelte apparentemente contraddittorie. Quello
del servizio civile è sicuramente un esempio tra i più eclatanti. E’ una delle poche
buone occasioni che, con poche risorse, potrebbe fare davvero un’operazione molto
interessante, molto educativa e molto proficua per tutti i nostri ragazzi e le nostre
ragazze, ma che viene messa a repentaglio, ancora una volta, in nome del risanamento
dei conti pubblici. Io penso che l’obiettivo di avere in qualche modo i conti pubblici
in ordine sia fuori discussione. Quello che penso sia assolutamente invece sul tavolo
degli imputati sono le scelte che vengono fatte. Non si può, in nome del risparmio
della spesa pubblica, tagliare quei settori che potrebbero rilanciare il nostro Paese.
(ap)