Sentenza europea sui respingimenti. Mons. Perego: difendere i diritti prima dei confini
L’Italia ha violato l’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo,
perché attuando la politica dei respingimenti verso la Libia ha esposto i rifugiati
respinti al rischio di maltrattamenti in Libia e di rimpatrio in Somalia ed Eritrea,
ed è equivalso ad una espulsione collettiva. Lo ha stabilito la Corte europea dei
diritti umani di Strasburgo che, accogliendo il riscorso di 11 somali e 13 eritrei
respinti nel 2009, ha condannato l’Italia a versare un risarcimento di 15 mila euro
ciascuno ai ricorrenti, più le spese legali. ''Alla luce dell'analisi di questa sentenza
prenderemo decisioni per quanto riguarda il futuro'' è stato il commento del premier
italiano Mario Monti. Strasburgo "ci farà ripensare la nostra politica nei confronti
dell'immigrazione", ha detto il ministro della Cooperazione e Sviluppo, Andrea Riccardi.
Critico l’ex ministro dell’Interno, il leghista Maroni, per il quale si tratta di
una sentenza politica. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons.Giancarlo
Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei:
R. – Già nel
momento in cui – nel 2009 – erano capitati questi ed altri respingimenti, insieme
ad altre organizzazioni avevamo sollecitato questo tipo di intervento, condannando
anche in quell’occasione ciò che stava avvenendo e che poi ha interessato più di mille
persone. Quindi, questa sentenza la salutiamo come effettivamente un’occasione e uno
strumento in più per riaffermare ciò che già affermava la Convenzione europea dei
diritti umani in tema di protezione internazionale.
D. – Mons. Perego, la sentenza
della Corte di Strasburgo è un importante richiamo per la politica italiana e per
l’Unione Europea in generale…
R. – Certamente: va nelle due direzioni. Va anche
nella direzione di costruire effettivamente un Mare Mediterraneo come un mare comune
al cui centro ci sia la tutela dei diritti prima che dei confini, e quindi con quell’attenzione
anche a costruire, in momenti di emergenza che sono ancora di grande attualità, forme
e canali umanitari per tutelare i profughi che provengono non solo dal Nord Africa
ma anche dal Corno d’Africa e dal Centro Africa.
D. – Quindi a suo giudizio,
adesso la politica d’immigrazione italiana dovrà mostrarsi più sensibile?
R.
– Certamente quel criterio di sicurezza dei confini che aveva portato a questi respingimenti,
e che in questa sentenza vengono paragonati a vere e proprie espulsioni, porta con
sé la necessità di riorganizzare ogni servizio, ogni forma di presidio dei confini
con una maggiore attenzione alla tutela dei profughi e con una assoluta attenzione
a non essere complici di mancanza di protezione internazionale tutte le volte che
si rimane in un Paese che non protegge profughi e rifugiati, persone che sono in cammino
o in fuga.
D. – Quindi, Migrantes non può che esprimere la sua soddisfazione?
R.
– Siamo contenti di questa sentenza, soprattutto perché questa sentenza aiuta a costruire
effettivamente un’Europa sociale, un’Europa al cui centro ci sia la tutela dei diritti
umani, soprattutto dei più deboli. E oggi, in questo contesto, la tutela internazionale
in atto, la tutela dei richiedenti asilo e dei rifugiati è certamente un segno molto
importante di rispetto dei diritti umani. Diciamo che è l’occasione anche per ricordare
che questi respingimenti hanno generato centinaia di morti in questi due anni e quindi
è un’occasione in più per ricordare il dramma della morte legata anche ai respingimenti
e alle espulsioni. (gf)