"Lo spazio e Dio": a confronto lo scienziato Zichichi e l'astronauta Vittori
Scoprire l’universo, i pianeti , le stelle, come creazione unica di Dio di cui noi
ne siamo parte integrante ed operante. Questo l’obiettivo della serata “Lo Spazio
e Dio”, che si è svolta a Roma presso il Teatro Argentina, e promossa dall’ Ufficio
diocesano per la Pastorale Universitaria in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione
dell'Università e della Ricerca. Ecco la testimonianza dell’astronauta Roberto
Vittori, tra gli ospiti dell’incontro, raccolta da Marina Tomarro:
R. - Lo spazio
è sicuramente scienza e sicuramente tecnologia; lo spazio è anche immaginazione e
arte. C’è un qualcosa che lo spazio ti dice? La risposta per me è sì, per l’esperienza
fatta tre volte nello Spazio, due con i russi e una con l’ultimo volo dello Shuttle.
Sono avventure molto particolari. L’uomo fa cose che umanamente non potrebbe fare:
sale a bordo di un razzo, aspetta il conto alla rovescia, l’accensione dei motori
e arriva nello spazio. Questo è un incredibile privilegio, quello di guardare la terra
dal di fuori. E’ stata, in quel momento, una sensazione fortissima perché effettivamente
la bellezza della vista della terra dalla Stazione Spaziale, questo incredibile “pianeta
blu”, manda un messaggio forte e di speranza.
D. - Dei tre voli, c’è un momento
che lei ricorderà per sempre?
R. - L’avventura spaziale è una serie di attività
estremamente complesse, dall’addestramento fino all’arrivo al giorno del lancio: indossare
lo scafandro, aspettare il conto alla rovescia e andare nello spazio. E’ un percorso
bellissimo ed estremamente emozionante che ti porta al di fuori del mondo. E’ difficile
sceglierne una, ma se dovessi proprio sceglierne una, posso dire che la cosa più bella
è l’atterraggio, il tornare a terra, tornare tra i propri cari e scoprire che uomini
siamo e uomini rimaniamo.
E il colonnello Vittori lo scorso maggio, è stato
tra gli astronauti protagonisti dello storico collegamento tra Benedetto XVI e la
Stazione Spaziale Internazionale. Ascoltiamo il suo ricordo di quei momenti:
“Il
Santo Padre è stato assolutamente capace di superare la barriera dello scienziato
e della tecnologia per entrare all’interno dei nostri cuori. E’ stata certamente una
cosa storica, indubbiamente: è stata la prima volta che si è avuta una opportunità
di questo tipo. Per tutti noi rimarrà per sempre nei nostri ricordi, come uno dei
momenti fondamentali della missione spaziale”.
E alla serata era presente anche
lo scienziato Antonino Zichichi, che ha spiegato ai presenti la nuova teoria
del rapporto spazio-tempo a 43 dimensioni:
“Lo studio dello spazio ci ha portato
a capire qual è la logica che regge il mondo: lo spazio-tempo a 4 dimensioni siamo
sicuri che non basta per descrivere la logica di Colui che ha fatto il mondo. Secondo
quello che noi oggi riusciamo a capire, alla base della nostra esistenza materiale
c’è uno spazio-tempo con 43 dimensioni. Quindi se è vero quello che noi pensiamo,
siamo figli del “super mondo”, che vuol dire una logica rigorosa che nasce, non osservando
lo spazio, non osservando le stelle, ma studiando le pietre che sono state fatte dalla
stessa Persona che ha fatto le stelle”. (mg)