Don Zerai: 3 mila eritrei scomparsi dal 2009 nel Sinai, ostaggi dei predoni
Da tempo si conosce la drammatica realtà dei profughi, soprattutto eritrei, sequestrati
dai predoni del Sinai, a fini di ricatto e traffico di organi. L’Alto Commissariato
dell’Onu dichiara di esserne a conoscenza dal 2010. Ed ora si aggiunge la testimonianza
di un ragazzo eritreo sfuggito ai suoi rapitori, che hanno messo una taglia sulla
sua testa. Roberta Gisotti ha intervistato don Mussie Zerai, il sacerdote
eritreo, presidente dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, che ha
parlato con questo ragazzo:
D. - Cosa fare
per salvare la vita di questo giovane e quella degli altri sequestrati?
R.
- Cosa fare? Con l’aiuto di altre organizzazioni presenti sul territorio egiziano
ci stiamo muovendo per aiutare in particolare questo ragazzo. Stiamo cercando di trovare
un modo per tirarlo fuori dal territorio che è sotto controllo di queste bande trafficanti.
Per gli altri, se non ci sarà un intervento delle autorità egiziane o comunque su
pressione anche della comunità internazionale, o un intervento militare, sarà difficile
uscire fuori da questa situazione. Finché il governo egiziano non collaborerà sarà
difficile trovare una soluzione per tutti coloro che sono ancora nelle mani dei trafficanti.
D.
- Si può chiedere un intervento delle Nazioni unite più incisivo?
R. – Sì.
Si deve chiedere perché è passato più di un anno dalle prime denunce. Personalmente,
sto denunciando questi fatti, e fino ad ora nessuno si è mosso. Sappiamo che a due
passi da dove sono, c’è una presenza di caschi blu che potrebbero intervenire, qualora
ci fosse l’autorizzazione da parte dei due Paesi Israele ed Egitto, per risolvere
una volta per sempre tutti questi problemi di sequestro di persona, del traffico di
organi e di tutti gli altri traffici che vanno avanti nella zona ormai da anni.
D.
- Lei si è fatto un’idea sul perché non si sia fatto ancora nulla per risolvere questa
drammatica realtà?
R. - L’Egitto è diventato un territorio fuori controllo
perché queste bande, circa 600 mila persone che sono i beduini, sono quasi tutte armate
e sono spesso in contrasto con il governo centrale. Quindi la situazione è diventata
difficile da gestire: tra autonomisti e gli altri trafficanti, l’Egitto non riesce
ad intervenire. Israele, non riesco a comprendere perché non faccia pressioni sufficienti,
affinché ai suoi confini non ci siano questi tipi di traffici. Se ci fosse la pressione
di Israele, si potrebbe anche arrivare una soluzione con un intervento anche militare
della comunità internazionale. Però questo non avviene, non riesco a capire quali
siano veramente le ragioni. Se Israele lo vede come deterrente alle immigrazione irregolare,
e se fosse così, sarebbe terrificante perché in gioco c’è la vita di centinaia di
persone che sono morte; parliamo di più di tremila persone che sono sparite nel nulla
dal 2009 al 2011. Un numero consistente, con un giro di traffici di organi che testimoniato
da questo ragazzo, che è un testimone oculare anche di questi tipi di traffici. Lui
stesso, ha detto di aver visto con i suoi occhi sacchetti pieni di organi di persone,
quindi non è possibile tollerare un traffico del genere nel 2012!
D. - La stampa
ha denunciato abbastanza?
R. - Dire abbastanza è un po’ troppo, perché bisognerebbe
fare una denuncia martellante. È vero che Cnn, Bcc, L’Avvenire ed altri giornali,
la Radio vaticana si sono occupati spesso di questo, però non abbastanza. Tranne la
Repubblica on line, gli altri quotidiani italiani hanno dato poco spazio alla vicenda.
E così negli altri Paesi. Non è abbastanza, bisognerebbe fare di più. (bi)