Il ministro Balduzzi sulla sanità: non sostenibili nuovi tagli alle risorse
L’emergenza pronto soccorso a Roma. Per il presidente del Consiglio universitario
nazionale Andrea Lenzi “tutti i poliambulatori di tutti gli ospedali dovrebbero essere
aperti dalle 8 del mattino fino minimo alle 20”. Secondo il Segretario del sindacato
Anaao Assomed, Costantino Troise “i medici del Pronto Soccorso del Policlinico Umberto
I sono stati lasciati soli di fronte ai cittadini ed alle inefficienze gestionali”.
Sulle politiche per la sanità e sul caso dell’Umberto I Alessandro Guarasci e
Fabio Colagrande hanno sentito il ministro della Salute Renato Balduzzi:
D. - Ministro,
partendo dal caso dell’Umberto I e del San Camillo, servivano questi casi emblematici
per far capire che i Pronto Soccorso in Italia hanno gravi carenze...
R. –
La consapevolezza sulla situazione, spesso non facile, dei Pronto Soccorso era già
una consapevolezza largamente acquisita. Desidero, però, precisare che quando si dice
“malasanità”, bisogna essere molto attenti: perché qui la relazione dei miei ispettori
ha dimostrato che non c’è stato assolutamente un problema di cattiva pratica sanitaria.
Bisogna evitare di dare agli italiani che il nostro sistema sanitario improvvisamente
sia andato fuori controllo. No, è un buon sistema sanitario; ci sono dei professionisti
– medici, infermieri, personale che segue in altre vesti – assolutamente di livello
eccellente e buono, tanto è vero che il caso in questione è un caso non di “malpractice”
– di cattiva pratica sanitaria – ma un caso di disorganizzazione, di forte disorganizzazione
dei servizi e in particolare dell’assenza di regole operative per gestire i casi in
cui ci sia un afflusso superiore all’ordinario nei Pronto Soccorso.
D. – Ministro,
spesso l’organizzazione o la disorganizzazione va di pari passo con le risorse. Nel
quadro delle politiche di bilancio, non pensa che gli investimenti per la sanità dovrebbero
avere una via privilegiata? Insomma, nel 2013 dovremo raggiungere il pareggio di bilancio
a tutti i costi?
R. – In Sanità siamo in un sistema di risorse che sono già
state limitate. La manovra dello scorso luglio ha dato, in qualche misura, l’ultimo
segno di una limitazione di risorse che valgono per il 2013-2014. Dentro questo sistema
di risorse già limitate - sotto il quale io non credo che si possa andare, perché
altrimenti davvero potrebbero esserci dei problemi per la tenuta del Servizio Sanitario
Nazionale, che è uno degli orgogli del nostro Paese e legittimamente tale - non potremmo,
quindi, andare sotto questo livello. Dentro questo quadro, però, credo che ci sia
spazio per tutte le operazioni di riorganizzazione, di riqualificazione, che significa
anche risparmi e lotta alle inefficienze, agli sprechi, alle duplicazioni… Anche le
vicende di questi giorni dimostrano quante duplicazioni ci siano e soprattutto come
il problema organizzativo sia strettamente collegato col problema budgetario: le Regioni
meglio organizzate, sono anche quelle che hanno meno problemi budgetari e che, quindi,
possono anche fornire prestazioni e servizi migliori. Se queste è la regola aurea,
bisognerebbe ulteriormente andare in questa direzione. Quindi non è un problema né
di aumentare i posti letto né di sperare in chissà quale aumento delle risorse dello
Stato, nella situazione generale del nostro Paese, è molto difficile da ipotizzare.
E’ un problema di fare davvero una buona amministrazione, di mettere ordine in casa
propria e – sotto questo profilo – io sono sicuro che c’è l’impegno non solo del Ministero,
ma anche delle Regioni e in particolare delle Regioni sottoposte a piano di riqualificazione
e riorganizzazione. Si dice “piano di rientro”, ma io insisto in tutte le occasioni
nel dire che sono piani di riorganizzazione e di riqualificazione, che poi determineranno
anche il piano budgetario.
D. – Ministro, di fronte alla contrazione delle
risorse economiche, ai tagli di posti letto, l’Associazione Italiana Ospitalità Privata
si è detta ieri pronta a collaborare. Non si rischia di andare verso la privatizzazione
della Sanità?
R. – Il nostro è un sistema buono, anche perché è un sistema
che ha fatto da molti anni la scelta di una sanità pubblica, non chiusa all’apporto
integrativo della sanità privata. Questo credo che sia il nostro sistema e non si
tratta né di andare al di là né di andare al di qua: si tratta di fare bene dentro
le regole di un sistema che, fuori di Italia, è considerato un grande sistema e noi
ne siamo consapevoli, anche in ordine alle ombre che un sistema con tante luci ha.
Però, ripeto una cosa che in questi giorni ho detto più volte: noi abbiamo, durante
l’anno, circa 23 milioni di accessi al Pronto Soccorso nel nostro Paese. Il che vuol
dire che c’è una domanda molto forte di sanità, in parte può essere anche non appropriata
e bisogna operare perché sia sempre più appropriata, ma che c’è anche una grossa risposta
di sanità. Questi sono i dati veri della situazione, che singoli episodi – anche qualora
fossero tanti, perché collegati a carenze organizzative, non individuabili solo in
un unico luogo – non possono scalfire. Guardiamo i singoli alberi, ma guardiamo anche
la foresta.
D. – Lei, comunque, ha previsto l’invio di una task force per
combattere sprechi e, appunto, mala organizzazione, lei ha detto. Ma non rischiamo,
in qualche modo, un commissariamento da parte dello Stato della sanità regionale?
R.
– No, perché questa è una decisione che sarà proposta dal ministro nel Patto per la
Salute al tavolo con le Regioni. Saranno, quindi, decisione volte a rafforzare il
management, perché di quello c’è bisogno…. Ripeto non è un problema di qualità dei
professionisti sanitari, medici e infermieri, ma è un problema di capacità organizzative
e gestionali. Queste operazioni saranno fatte di intesa con le Regioni: non c’è alcuna
lesione dell’autonomia. Anche le Regioni commissariate sono commissariate nel nostro
sistema, individuando in capo al presidente della Regione la figura del commissario.
Scelta discutibile… Alcuni la discutono e dicono se è possibile che la stessa persona
abbia due cappelli a seconda di come agisce è commissario e quindi, in qualche misura,
fa parte di una struttura co-gestita Stato-Regione o è, invece, presidente della Regione?
Questo, però, per dire che il nostro sistema è attento alle autonomie regionali, perché
è fondato sulle autonomie regionali. E poi, Sono tanti anni che tutti dicono che bisogna
apportare una ristrutturazione della medicina di base, ma facciamo molta fatica ad
arrivare ad un punto fermo. Io credo – e questo lo ho già proposto e ho avuto buone
risposte – che la medicina di base non possa essere cinque giorni su sette, ma debba
essere – visto che la settimana è fatta di sette giorni – sette giorni su sette. Così
pure per quanto riguarda il problema degli ospedali e del fine settimana: è importantissimo
che ci siano dei protocolli e delle regole interne alle aziende che impediscano che
il fine settimana – che invece in un ospedale per il rapporto col Pronto Soccorso
è uno dei momenti più critici – diventino terra di nessuno o luogo dove non si fa
quello che normalmente si dovrebbe fare.
D. – Insomma, questa settimana corta
– diciamo – è anacronistica. Ma passiamo dal San Camillo al Gemelli, che sappiamo
tutti essere in difficoltà finanziaria: qual è il suo impegno perché non subisca contraccolpi
dai tagli economici?
R. – L’impegno è molto forte proprio per il significato
che il Policlinico Gemelli ha nei confronti non solo della sanità romana, ma di tutta
la sanità del centro-sud e per il significato anche emblematico che il Gemelli ha
come una delle bandiere dell’Italia nei confronti del resto del mondo, anche in forza
della sua esperienza come ospedale molto collegato con una realtà che a Roma e nel
mondo intero è molto importante. Quindi l’“Ospedale del Papa”, per così dire, è chiaro
che è un ospedale mondiale; non è soltanto l’ospedale della città di Roma. Io ho già
avuto un primo incontro, un tavolo a tre, tra Ministero, Policlinico Gemelli e Regione
Lazio: è stato un incontro positivo e già un altro ce ne sarà la prossima settimana.
Insieme stiamo ragionando su un percorso che possa dare una prospettiva più certa
agli operatori, ai professionisti, alle tante eccellenze del Gemelli per il futuro
e insieme - avendo una prospettiva certa e sicura per il futuro come non potrà che
essere stante l’importanza del Gemelli – riuscire a definire i nodi del passato, le
questioni pregresse, la situazione creditoria-debitoria su cui ci sono ancora - tra
le due parti - evidentemente delle differenze di valutazione, ma che credo – se proseguirà
questo clima di collaborazione positiva – potranno essere ragionevolmente superate.
D. – Ministro Balduzzi, la sanità religiosa è presente in modo forte sul territorio
in Italia e mi rivolgo a lei anche come rappresentante di un governo di formazione
cattolica: questa presenza dimostra che il mondo cattolico dà un apporto importante
alla società italiana. Di fronte a questa situazione che abbiamo descritto non è tempo,
forse, di un rinnovato impegno dei cattolici nella società e nella politica? Cosa
dice?
R. – Sicuramente l’ospitalità religiosa sanitaria è un elemento importante
del sistema sanitario italiano, anche per l’attenzione all’umanizzazione delle cure.
Vale per essa, come per tutti, l’imperativo oggi del rigore e quindi di mettere ordine
a casa propria; ma insieme a questo c’è evidentemente anche un imperativo di sostegno,
perché si tratta di una forza e di un settore che è molto importante nel bisogno sanitario.
Questo più in generale risponde anche alla sua domanda: c’è un terreno molto forte
di impegno dei credenti, dei cattolici nel nostro Paese. E’ un impegno che va evidentemente
riferito a 360° e quindi all’insieme delle questioni della polis e rispetto a questo
io credo che ci voglia la medesima ricetta e cioè l’impegno dei cattolici è un impegno
rigoroso, serio e di competenza. A un impegno rigoroso, serio e di competenza credo
che vada il sostegno di tutti. (mg)