2012-02-23 11:56:39

Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita sul tema dell'infertilità


In Vaticano, la 18ª Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita sul tema “Diagnosi e Terapia dell’Infertilità”. I lavori sono aperti al pubblico per un workshop durante il quale, ricercatori selezionati tra i maggiori esperti internazionali, documentano le più recenti opzioni diagnostiche e terapeutiche sulle cause dell’infertilità. Fabio Colagrande ha chiesto al presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Ignacio Carrasco de Paula, com’è nata la scelta del tema dell’infertilità per questa assemblea:RealAudioMP3

R. – Soltanto tre anni fa, il Santo Padre in un messaggio inviato ad una università pontificia romana disse che bisognava incoraggiare il lavoro dei ricercatori e degli scienziati, in particolare in questo campo dell’infertilità così da poter trovare soluzioni rispetto della dignità dell’uomo, della dignità della coppia e della dignità anche del nascituro. Abbiamo anche però motivi molto concreti. Il tema di per sé, quello dell’infertilità, è molto importante e ogni giorno sono di più le coppie che si trovano di fronte a un problema di questo tipo e non sempre viene affrontato nel modo giusto. Vogliamo quindi dare un aiuto a queste persone. C’è poi – questo è il secondo motivo - anche un dilagare del ricorso ad altre procedure che senz’altro sono meno efficaci e anche più costose, sinceramente… per parlare in termini spiccioli.

D. – Dal punto di vista culturale è un incontro che vuole cambiare l’approccio al problema dell’infertilità di coppia…

R. – Vuole richiamare la realtà scientifica, che non è sempre quella a portata di mano di tutti. Abbiamo ricevuto tante richieste di persone che ci dicono: "vorremmo avere un figlio, ma non ce la facciamo e la fecondazione in vitro non ci va e non siamo d’accordo. Cosa possiamo fare?”. Queste informazioni mancano e vogliamo quindi cercare di colmare anche questo gap culturale.

D. – Quindi contribuire a trovare soluzioni nuove, efficaci e accessibili a tutti...

R. – Sì, perché molto di queste soluzioni sono nuove. In questi ultimi anni ci sono stati progressi notevoli: per esempio in ambito della microchirurgia per intervenire e consentire la fecondazione; in campo ormonale o di trattamento di infezioni, come la endometriosi che rappresenta un gravissimo problema; ma anche in campo di prevenzione, perché una causa importante dell’infertilità è il diffondersi di certi modi di comportamento che non aiutano certamente. Mi riferisco, ad esempio, al tabagismo, all’alcool, ma anche a cose più semplici.

D. – Eccellenza, in quale ambito si colloca questo workshop? Fa parte di altre iniziative simili della vostra Accademia?

R. – Noi abbiamo come compito proprio quello di esplorare e studiare i progressi e gli sviluppi della scienza nella misura in cui possono poi contribuire effettivamente al bene delle persone o a migliorare la qualità della vita. Il lavoro scientifico di per sé, per sua propria natura, è una cosa magnifica, stupenda: non sempre, però, abbiamo accesso a queste scoperte. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo trattato due altri argomenti, che credo siano molto, molto rilevanti: il dramma post-aborto, orientato soprattutto a comprendere come si possono aiutare le donne che, in particolare, hanno vissuto il dramma terribile di un aborto e che si sono trovate poi in serie difficoltà per una serie di problemi, molte volte di natura psicologica. In questo campo si può fare molto. L’altro tema è quello legato alle cellule staminali tratte dal cordone ombelicale e anche questo rappresenta un campo molto importante. Stanno nascendo in tutte il mondo delle banche per la conservazione di questi cordoni: banche che hanno un futuro e che possono contribuire – parlando sempre di futuro – a migliorare i trattamenti e le cure, soprattutto delle malattie degenerative. Le cellule del cordone sono cellule che non pongono alcun problema di natura etica, di natura morale e possono anzi contribuire a quei sentimenti e a quegli atteggiamenti di solidarietà. Diciamo che è un tessuto che può essere messo al servizio degli altri.

D. – Un’ultima domanda: chi sono coloro che partecipano a questo workshop dedicato alla diagnosi e alla terapia dell’infertilità?

R. – Oltre ai membri dell’Accademia, ovviamente, questo corso è aperto a tutti. Abbiamo avuto una gradita sorpresa per il numero delle iscrizioni, molte delle quali di medici: quindi non soltanto persone che per diversi motivi si interessano a questo tema, ma anche persone che lavoro in questo campo. Questa è stata per noi una gradita sorpresa, perché sinceramente non ci attendavamo questa risposta. Questo lo voglio sottolineare, perché si tratta di iscrizioni che arrivano da tutta l’Europa, anche dal Canada, dagli Stati Uniti e dall’America Latina. Non sappiamo ancora come poterci organizzare, perché l’Aula del Sinodo è molto grande, molto bene attrezzata, ma ha un numero limitato di posti.

D. – Anche perché volete poi condividere questi risultati con tutta la comunità scientifica mondiale…

R. – Senz’altro, ma non solo questo. Per me l’ideale sarebbe che in questo campo si creasse anche una specie di coordinamento, in modo che fra chi partecipa, fra i relatori che lavorano in questo campo – molti di loro sono direttori e responsabili di istituti e di dipartimenti che lavorano in campo dell’infertilità – ci possa essere uno scambio tra istituto e istituto per la formazione e il perfezionamento di chi un domani dovrà diventare, a sua volta, responsabile di quell’istituto. Effettivamente bisognerebbe facilitare questo interscambio di conoscenze, ma anche di tecniche, di procedure, di modi di agire. (mg)







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