Siria: altri due giornalisti uccisi. Sono l'americana Mary Colvin e il francese Remi
Ochlik
Aumenta drammaticamente il numero dei giornalisti uccisi in Siria. Gli ultimi a cadere
sotto i colpi di mortaio oggi a Homs sono stati l'americana Mary Colvin e il francese
Remi Ochlik. Il servizio di Giada Aquilino:
La notizia è
stata diffusa dagli attivisti dell'opposizione siriana e ripresa dalla tv satellitare
al-Jazeera. L'americana Mary Colvin, da anni residente in Gran Bretagna, e il francese
Remi Ochlik si trovavano in un centro stampa allestito in un edificio del quartiere
- sotto assedio dal 4 febbraio scorso - di Bab Amro, raggiunto stamani da proiettili
di mortaio. Un video diffuso dagli attivisti mostra la costruzione quasi interamente
distrutta e, tra le macerie, due corpi che - secondo le testimonianze - sono quelli
della corrispondente del Sunday Times e del fotoreporter di Paris Match. In base a
quanto si è appreso, 13 civili siriani sono rimasti uccisi e altri 3 giornalisti stranieri
sono stati feriti. Mary Colvin negli ultimi 20 anni era stata inviata in molti teatri
di guerra, occupandosi dei conflitti in Iraq e in Cecenia, dell'Intifada palestinese
e delle violenze in Sri Lanka, dove nel 2001 rimase ferita gravemente da una scheggia
di granata e perse un occhio. In quell'anno fu insignita del premio come miglior 'inviato
estero dell'anno' della stampa britannica. Remi Ochlik, fotografo free-lance per diverse
testate, aveva collaborato anche per Le Monde, Time Magazine e The Wall Street Journal.
Nel 2005 aveva creato una propria agenzia fotografica, la Ip3 Press, e nel 2011 aveva
seguito le rivoluzioni in Tunisia, Egitto e Libia. L'anno scorso vinse il Gran Prix
Photo Jean-Louis Calderon e il 10 febbraio di quest’anno era risultato tra i vincitori
del World Press Photo, il più prestigioso premio di fotogiornalismo, proprio per una
foto scattata in Libia. L'11 gennaio scorso un altro reporter francese, Gilles Jacquier
di France 2, aveva perso la vita in un bombardamento a colpi di mortaio mentre insieme
ad un gruppo di colleghi si trovava a Homs in un viaggio organizzato dalle autorità
di Damasco. Il 16 febbraio il corrispondente del New York Times dal Medio Oriente,
l'americano di origine libanese Anthony Shadid, era morto nel nord del Paese a causa
di un attacco di asma. A livello diplomatico intanto in queste ore si esamina la proposta
formulata nei giorni scorsi dal Comitato internazionale della Croce Rossa per una
tregua di due ore al giorno, al fine di consentire ai soccorsi di raggiungere le popolazioni
colpite.