Senegal: dopo gli scontri per le presidenziali la Chiesa invita alla calma
La Chiesa senegalese sta pianificando iniziative per richiamare alla pace in vista
delle elezioni presidenziali del 26 febbraio. Dopo le violenze verificatesi nei giorni
scorsi a Dakar, si pensa alla possibilità di far dialogare potere e opposizione. Secous
Catholique finanzierà inoltre il progetto di osservazione che prevede l’impegno di
850 persone sul territorio nazionale durante lo svolgimento delle votazioni. Formati
appositamente dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale senegalese,
gli osservatori dovranno “verificare l’assenza di frodi e vera trasparenza”, come
spiega padre Alphonse Seck, vicario generale della diocesi di Dakar e segretario esecutivo
della Commissione Giustizia e Pace. Tali osservatori, riferisce il portale www.secours-catholique.org,
saranno presenti agli scrutini, mentre dal 26 gennaio, stanno valutando lo svolgimento
della campagna elettorale centinaia di inviati dell’Unione europea. Padre Seck ha
invitato i politici ad evitare il caos. A pochi giorni dall’appuntamento alle urne,
la capitale senegalese ha assistito a diversi scontri tra forze dell’ordine e oppositori
al potere, giovani soprattutto, che hanno tentato di partecipare a manifestazioni
non autorizzate. Sei persone sono morte e numerosi manifestanti e civili sono stati
feriti. Gli incidenti si sono verificati dopo il riconoscimento, da parte del Consiglio
costituzionale, il 27 gennaio, della validità, della candidatura del presidente uscente
Abdoulaye Wade. Eletto nel 2000 e rieletto nel 2007 per 5 anni, dopo la riforma costituzionale
del 2001 che aveva istituito il rinnovo del quinquennato per una volta, Wade si ripresenta
alle elezioni dopo la reintroduzione nel 2008 del settennato. L’opposizione, riunita
nel Movimento del 23 giugno, denominato M23, ha denunciato un colpo di stato costituzionale
affermando che Wade ha esaurito i suoi due mandati legali. Cheikh Tidiane Gadio, ex
ministro degli Affari Esteri di Wade, passato all’opposizione nell’M23 e candidatosi
a sua volta, ha tra l’altro annunciato la creazione di un Consiglio nazionale di transizione
se Wade dovesse persistere. “Sono convinto che la governance non sarà più la stessa
in Senegal dopo queste elezioni – ha detto padre Seck –. Il popolo sarà più vigilante
e chiederà il rendiconto alla classe dirigente. Queste elezioni, al di là delle violenze,
sono espressione dell’essere cittadini, del rinnovamento”. (T.C.)